«Da un lato mi chiedono… Dall’altro mi insultano...». Come un vaso di coccio tra vasi di ferro, il ministro della Difesa, Guido Crosetto, è finito – come dire – un po’ schiacciato tra le contraddizioni meloniane. Il caso di Roberto Vannacci, il generale con la vocazione da ideologo odiatore, gli è piombato sulla testa, o meglio sul ministero; e ora non tanto il generale, quanto i colonnelli di Fratelli d’Italia, hanno preso a tirar colpi verso Crosetto. Tanto che lui questa domenica pomeriggio ha ritenuto di dover pararli: «Se Vannacci avesse scritto un libro sostenendo tesi opposte, mi sarei comportato allo stesso modo, da ministro. Chi mi attacca, da una parte o dall’altra, si sarebbe comportato all’opposto. Si, siamo diversi, e molto».

Il casus belli è questo: quando dal ministero della Difesa è arrivato un segnale obbligato verso Vannacci, da Giovanni Donzelli e Galeazzo Bignami sono arrivati ben altri segnali. Il messaggio che mandano i colonnelli meloniani è che, nel nome della libertà di espressione, ciò che Vannacci dice è lecito, e godrà sempre della protezione dei Fratelli. Crosetto pare non capacitari dell’agitazione, visto che – tiene a dirlo – «il generale non è stato destituito».

La ragione dei colpi e contraccolpi è semplice, anche se non la leggeremo nelle interviste. Porta il nome di Giorgia Meloni: è sua la strategia bifronte all’origine di tutto. Perché da una parte va a Bruxelles a dire che non è «un’aliena» e a Washington a fare «la pragmatica», dall’altra la premier di estrema destra continua a rivolgersi al suo elettorato. Le guerre culturali e le sparate di Vannacci parlano a quel mondo di estrema destra che i Fratelli hanno sempre abitato, e che ora – tramite i vari Donzelli e Bignami – danno segno di non voler certo rinnegare.

Il generale e i colonnelli

«Uno sgradevole sentimento di inadeguatezza ci fa sentire fuori posto, fuori luogo ed anche fuori tempo». Quando Vannacci presenta Il mondo al contrario ai suoi potenziali lettori, sta implicitamente pensandoli come elettori: fa leva sul senso di «inadeguatezza», sul «sentirsi fuori posto», e usa un intero volume per dire che invece xenofobia, l’omofobia, negazionismo climatico e quant’altro devono trovare posto.

Non appena il generale è diventato un caso, Forza nuova gli ha offerto la candidatura. Nel frattempo, la Difesa ha rimpiazzato Vannacci alla guida dell'Istituto geografico militare di Firenze e lo ha rilocato a disposizione del Comando forze operative terrestri. «Girano voci incontrollate che parlano di destituzione», ha twittato Crosetto venerdì. «Non esistono processi sommari».

E ancora: «In un mondo che si divide tra chi vorrebbe buttare il “Generale” all’inferno e chi vorrebbe farne un martire, chi guida la Difesa deve solo limitarsi a mantenere distacco ed applicare le regole e le norme». Il ministro, e cofondatore di Fratelli d’Italia, pare già di suo barcamenarsi: non ignora l’allerta di chi grida alla destituzione, e prova a schermirsi dietro una posizione “mediana” istituzionale.

Ma quell’«accerteremo i fatti» e quel «distacco» non dev’essere bastato all’ala di Fratelli che ha in carico i rapporti con la galassia di estrema destra. Galeazzo Bignami, noto per essersi vestito con la divisa da SS nazista, estrema destra emiliana delle incursioni anti migranti promossa da Meloni – prima delle elezioni era responsabile imprese Fdi e ora è viceministro alle Infrastrutture – ha rassicurato con un post i suoi seguaci che chiedevano «perché Crosetto l’ha destituito»: «Ma la libertà di espressione e di pensiero vale solo se sei iscritto al Pd? Chi ha dato il diritto alla sinistra di rilasciare patenti morali su ciò che un cittadino può scrivere o meno in un libro?».

Non sicuri che il messaggio fosse arrivato, ci si è messo Giovanni Donzelli con l’intervista al Corriere: «Non è che dobbiamo fare gli agenti del politicamente corretto». Vannacci «ha semplicemente scritto un libro». A chi chiede se siano critiche a Crosetto, queste, Donzelli replica: «No. Ha fatto benissimo. Rappresentando un ministero delicato, ha attivato un meccanismo previsto dalle procedure dell’esercito. Prima di appartenere a un partito un ministro è un uomo delle istituzioni». Nel gioco delle parti, tra una Meloni in cerca di normalizzazione e Meloni di estrema destra, c’è chi rischia di sentirsi un po’ schiacciato. Stavolta tocca a Crosetto.

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