Migliaia di persone devono spostarsi fuori dalla propria regione per abortire. Dai dati del ministero non è chiaro quali siano le ragioni, ma i numeri delle obiezioni di coscienza e la difficoltà di accedere all’Ivg farmacologica potrebbero essere alla base della migrazione
Percorrere oltre 300 chilometri per accedere a un servizio che dovrebbe essere garantito per legge su tutto il territorio nazionale. Accade a migliaia di donne in Italia, costrette a spostarsi per poter accedere all’interruzione volontaria di gravidanza (Ivg). Fuori dalla propria provincia o dalla propria regione, senza alcuna assistenza da parte del servizio sanitario nazionale. È un sintomo che descrive lo stato dei diritti: più chilometri si è costrette a percorrere, più quel diritto è divent



