Il deputato Aboubakar Soumahoro giovedì sera ha fornito la sua versione dei fatti in un’intervista alla trasmissione Piazzapulita. Restano, tuttavia, ancora molti punti da chiarire, le spiegazioni del deputato non hanno convinto del tutto neanche i suoi colleghi di partito. 

Il sindacalista fondatore della Lega Braccianti è stato colpito dallo scandalo delle coop gestite fino a settembre scorso anche dalla compagna, Liliane Murekatete, e dalla suocera, Marie Therese Mukamitsindo, indagata per malversazione, per non aver speso, cioè, lecitamente i fondi pubblici.

Le coop, Karibu e Consorzio Aid, gestivano alcuni centri di accoglienza per migranti in provincia Latina, cooperative sui cui indaga la Guardia di finanza, e che secondo alcune testimonianze, oltre a non aver rispettato i rapporti lavorativi con i dipendenti, non avrebbero garantito condizioni di vita decorose agli ospiti.

Alle vicende relative alla sua famiglia, si sono aggiunti i sospetti sul deputato per una campagna di raccolta fondi durante la pandemia, una somma di circa 220mila euro che secondo i suoi vecchi colleghi di sindacato non sarebbero stati spesi per le finalità dichiarate da Soumahoro.

Giovedì sera il deputato, che si è autosospeso dal gruppo di Sinistra Italiana-Verdi, ha dato la sua versione dei fatti, che tuttavia risulta ancora lacunosa.

I rapporti con le Coop

Foto Mauro Scrobogna/LaPresse 23-11-2022 Roma (Italia) Politica - Camera dei Deputati, interrogazioni a risposta immediata - Nella foto: Aboubakar Soumahoro si 11-23-2022 Rome (Italy) Politics - Chamber of Deputies, questions with immediate answer - In the photo: Aboubakar Soumahoro SI

Soumahoro nega di aver avuto alcun rapporto con le cooperative dove operavano la suocera e la moglie: «La gestione data di una ventina d’anni, e la mia compagna l’ho conosciuta nel 2018», ha risposto il politico per prima cosa a Piazzapulita. Le indagini però sono iniziate nel 2019.

La sua compagna, secondo la versione del deputato, non gli avrebbe mai raccontato la vicenda per intero: «Non sapevo, se fossi stato a conoscenza di un’indagine non mi sarei candidato», ha detto Soumahoro. Tuttavia lui conferma di aver saputo dei ritardi nei pagamenti dei dipendenti, il problema che avrebbe fatto scattare le indagini su segnalazione del sindacato Uiltucs, e che, nella versione di Soumahoro, erano da addebitare a ritardi nei versamenti pubblici.

«Il ritardo nei pagamenti era una situazione nota, il mio sbaglio è di essermi limitato a questa versione, continuo a non perdonarlo a me stesso», ha risposto Soumahoro.

Complice di questa mancanza di informazioni, i frequenti viaggi del sindacalista: «Ero sempre in giro per l’Italia, dove serviva. A me, inizialmente quella cooperativa risultava virtuosa».

Per quanto riguarda il lavoro della compagna, Soumahoro ha raccontato che da ormai quattro anni avrebbe diradato le sue attività, fino alla sua uscita dalle cooperative a settembre scorso. 

Murekatete, ha ricordato, nel 2018 è rimasta incinta e da allora la coppia ha sempre vissuto a Roma. Nel 2020, ha proseguito, la pandemia l’avrebbe comunque tenuta lontana dagli affari.

Come rivelato da Domani, il cognato, Richard Mutangana, altro figlio della fondatrice, si presentava come direttore dei progetti della Karibu, una delle due coop specializzate in progetti per l’accoglienza.

Dagli accertamenti della Guardia di Finanza è emerso che i denari pubblici finivano anche su un conto in Ruanda, riferibile a Mutangana (che ad oggi non risulta indagato), e che oltre a lavorare nella cooperativa aveva avviato in Africa altre attività, tra cui un resort e un ristorante.

Alla domanda se, pur essendo a conoscenza dei ritardi nei pagamenti, non si fosse insospettito per gli investimenti del cognato, Soumahoro ha risposto: «Ho commesso una leggerezza».

Quello che ha visto

Soumahoro ha detto che non era a conoscenza delle reali condizioni di vita degli ospiti delle strutture. Come riportato dall’ex deputata, Elena Fattori, nel 2019 era stato prodotto un dossier diffuso dopo la sua visita.

Il documento riferiva che la struttura era sporca e con parti al limite del fatiscente: «Dai pavimenti con radici che divelgono il pavimento, soffitti con macchie evidenti di muffa, malfunzionamento della caldaia a pellet, sporco generale e gli esterni (ci sono tettoie con presenza di eternit) tenute quasi a discarica», si legge. Il centro è stato poi chiuso.

Non è chiaro se Soumahoro si sia mai recato lì. L’ex dipendente, Youssef Kadmiri, intervistato da Piazzapulita, ha raccontato che in uno degli altri centri «ogni tanto veniva a portare la spesa».

Perché non ha visto niente? Il deputato ha risposto che il problema sarebbe stato il fatto che non erano visite a sorpresa:«Avrei dovuto improvvisare delle visite». Riguardo la gestione Soumahoro ha detto che «chi ha sbagliato ne dovrà rispondere».

Le borse di Vuitton

È scoppiata la polemica anche sulle foto della compagna con borse e indumenti firmati, nonostante i ritardi ammessi da lei stessa nei pagamenti ai dipendenti.

Soumahoro ha posto la questione in altri termini: «Non mi ha creato imbarazzo, ognuno ha diritto alla moda e all’eleganza». Soumahoro ha rimarcato che la moglie ha la sua vita, e non la giudica per gli scatti.

L’attività da sindacalista

Durante il 2020 il deputato ha avviato una raccolta fondi per progetti umanitari per l’emergenza Covid-19.

Le spese secondo il sindacato sarebbero state in totale 50 mila euro, Soumahoro invece assicura che sono state più alte.Cosa dice il bilancio della sua associazione? Secondo il deputato «nel bilancio del 2020 si trovano 216mila euro, 159 mila sono stati spesi tra generi alimentari e mascherine». La parte rimanente è passata al bilancio del 2021. Le cifre, come si legge sui documenti online, sono effettivamente corretti. Soumahoro accusa i suoi ex colleghi che mettono in dubbio i dati: «Mi avevano chiesto di girarli loro in forma di stipendio».

L’unica via d’uscita da questo fuoco incrociato di accuse reciproche è mostrare le fatture per le spese sostenute. Finora il deputato non lo ha fatto. 

Come ha vissuto

A oggi, Soumahoro dichiara di aver vissuto grazie ai proventi del suo libro autobiografico Umanità in rivolta. La nostra lotta per il lavoro e il diritto alla felicità. Il libro è stato pubblicato ad aprire 2019, edito da Feltrinelli; non è noto l’anticipo, ma il libro non è mai stato tra i più venduti, non risultava tra i primi in classifica nemmeno nel mese d’uscita.

Nella saggistica italiana questi libri di rado garantiscono anticipi di più di qualche migliaio di euro, mentre per l’acquisto della casa Soumahoro e la compagna hanno ottenuto un mutuo da 270mila euro: garante sarebbe stata la moglie grazie al suo lavoro nelle cooperative.

Nessuna risposta politica

Sia il co-portavoce dei Verdi Angelo Bonelli che il leader di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni hanno riferito di non essere mai stati al corrente dell’attività della famiglia di Soumahoro, che ci tiene a sottolineare: «Nel casellario giudiziale non c’è scritto niente».

Bonelli si è detto turbato per quanto accaduto, e ancora oggi ha ripetuto che nella versione di Soumahoro molto punti restano oscuri: «Penso che ci siano alcune cose che lui deve chiarire ed entrare nel merito puntualmente e mi auguro fortemente che lui lo faccia», ha detto in mattinata ad Agorà, per poi aggiungere a Radio Popolare che ha difficoltà a credere alla sua versione: «Se io avessi una moglie che ha una società che opera nelle energie rinnovabili e venisse indagata perché ha corrotto il ministero dell'Ambiente e io sono il leader dei Verdi, ho il dovere di dire al partito che mi vuole candidare che ho questo problema, per rispetto ad una comunità che ha proposto il tuo nome». Fattori e altri membri si Sinistra Italiana chiedono al segretario Nicola Fratoianni di assumersi la responsabilità di questa candidatura.

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