A Matteo Salvini non gliene va bene una. Al flop della consultazione referendaria, è seguito quello del debutto della lista promossa da Salvini e sponsorizzata dal senatore storico Roberto Calderoli e Nino Minardo “Prima l’Italia”.

Il simbolo in elaborazione dal 2021 dovrebbe unire gli sforzi di Lega e Forza Italia alle politiche del 2023, ma presentato all’appuntamento elettorale di Palermo, Catanzaro e Messina ha raggiunto in alcuni casi la metà dei voti del partito di Giorgia Meloni, che non è mai uscita sconfitta dal confronto.

La Lega nega

La Lega fa finta di non vedere e parla di «risultati positivi per le liste volute da Matteo Salvini a Palermo, Messina e Catanzaro». Nella città dello stretto, la lista Prima l’Italia «è l’unica formazione di centrodestra ad aver sostenuto il sindaco vincente» e «ha superato il 5 per cento».

Il candidato Federico Basile ha certamente vinto in maniera schiacciante (45,3 per cento, ha quasi doppiato lo sfidante), ma se fosse stato per la Lega avrebbe perso. Il supporto all’altro candidato di centrodestra, Maurizio Croce, da parte di Fratelli d’Italia infatti è valso di più di quello leghista: l'8,63 per cento. Neanche la scusa che la Lega si presentava per la prima volta con un simbolo può bastare a coprire gli scarsi consensi.

Risultato «significativo» anche a Palermo dice l’ufficio stampa di Salvini: «Cinque anni fa la Lega si attestava intorno all’1 per cento e ora – a spoglio incredibilmente non ancora concluso – ha superato il 5 per cento». Nessun riferimento al fatto che nel frattempo per i sommovimenti consiliari il gruppo Lega in comune, diventato già ad aprile “Prima l’Italia”, fosse arrivato a contare ben cinque componenti, a partire da Igor Gelarda che si era tirato dietro altri quattro consiglieri.

Dopo la resa dei conti con le urne dovrà restringersi, lo racconta lo stesso Gelarda, capolista di Prima l’Italia che però non ce l’ha fatta: «La questione è posta male – dice –, rispetto alle passate elezioni siamo cresciuti. Certo alle europee avevamo preso il 21 per cento, ma le amministrative sono completamente diverse. Ora mi dispiace che dopo tutte le battaglie fatte non rientrerò nemmeno in comune».

Gli scrutini sono ancora in corso dopo i ritardi e il caos seggi, ma i consiglieri previsti al momento sono tre, due in meno di quelli che c’erano fino a oggi. Fratelli d’Italia ha preso il 10,21 per cento, Forza Italia l’11,38 per cento.

Il laboratorio Sicilia

In Calabria non è andata meglio. Per Salvini, dicono i leghisti, «notizie positive anche da Catanzaro, dove il candidato sostenuto da Prima l’Italia sarà al ballottaggio». Ma lì, addirittura, nel comune calabrese, le liste di ispirazione salviniana sono due: Alleanza per Catanzaro e Prima l’Italia. Alleanza per Catanzaro è sopra il 7 per cento mentre Prima l’Italia ha fatto il 6,37 per cento. Giorgia Meloni e la sua candidata Wanda Ferro hanno raccolto il 9,19 per cento.

Se è vero come si dice che la Sicilia fa da laboratorio a quanto accadrà su base nazionale, la Lega (ed eventualmente Forza Italia se il progetto di unione resiste) dovranno riflettere su questi dati. Ancora prima ci sarà l’appuntamento delle elezioni regionali in Sicilia a settembre.

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