La proposta di legge, firmata dal deputato Gianluca Vinci e raccontata come «semplificazione amministrativa», elimina licenze, registri e tracciabilità per chi produce, importa o vende queste armi. Per Giorgio Beretta (Osservatorio sulle armi leggere) è una «modifica pericolosa per la sicurezza pubblica», che può favorire violenza giovanile e femminicidi, dove il coltello è l’arma più usata
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Mettere nelle mani degli italiani, senza alcun controllo, lame e pugnali. Una storica e forse irrimediabile svolta a destra della società italiana si può leggere in una proposta di legge che Fratelli d’Italia ha depositato alla Camera e che punta a riscrivere le regole su tutte le armi da punta e taglio.
Il testo, firmato dal deputato Gianluca Vinci, viene presentato come una «semplificazione amministrativa». Nella pratica, elimina la licenza del questore per produrre, importare, vendere o collezionare queste armi. E soprattutto cancella l’obbligo di registrare ogni vendita, oggi richiesto alle armerie.
Come un coltello da cucina
È un cambio radicale. Le armi bianche sono attualmente equiparate alle armi da fuoco, classificate come armi proprie, cioè strumenti nati per offendere: per comprarle serve una licenza del questore, per detenerle occorre una dichiarazione, per venderle è necessario un registro.
La proposta Vinci cancellerebbe tutto questo. Le armi bianche verrebbero equiparate a un coltello da cucina qualunque. Nessuna tracciabilità, nessun registro, nessun controllo. Basterebbe ordinarle online, o acquistarle tra privati, come si vendono mobili usati o cellulari rigenerati.
Vinci non è nuovo alle armi. Ex leghista, poi approdato a Fratelli d’Italia, nel 2018, sul recepimento della direttiva europea 2017/853 contestò l’obbligo di informare i conviventi quando si ottiene un porto d’armi e propose semplificazioni che riducevano i controlli. Oggi sulle armi bianche va nella stessa direzione.
Sulla pdl piena soddisfazione arriva dalle riviste del settore e dai produttori, ai quali la destra ha da tempo manifestato prossimità, mentre per Giorgio Beretta, analista dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere (OPAL), la portata del testo è tutt’altro che tecnica. «La proposta rappresenta una pericolosa modifica per la sicurezza pubblica», dichiara a Domani. «Se la legge verrà approvata non solo chiunque potrà fabbricare, assemblare, introdurre nello stato, esportare, fare raccolta, ma potrà anche porre in vendita, senza licenza del questore, le suddette “armi bianche”: licenza del questore che invece è oggi richiesta e la cui mancanza è sanzionata dalla legge».
Vendite non tracciate
La proposta toglie anche l’obbligo di registrare le vendite. «Con la modifica dell’art. 31 bis del Tulps, le armerie - che oggi sono gli unici negozi a poter vendere al pubblico le “armi bianche” - non saranno più obbligate a tenere un registro delle vendite di queste armi e, di conseguenza, non si potrà più sapere a chi verranno vedute».
Un altro punto chiave riguarda la vendita ai privati. «Modificando l’articolo 35 del Tulps non sarà più vietato vendere o cedere armi a privati che non siano muniti di permesso di porto d’armi o di nulla osta all’acquisto rilasciato dal questore. Le armi bianche vengono così equiparate ai coltelli da cucina o ai coltellini svizzeri, potranno essere vendute tra privati cittadini e quindi chiunque, anche i minorenni, potranno acquistarle anche online. E, data la loro letalità, saranno l’oggetto più ambito e sfoggiato dalle “baby gang” presenti nelle città italiane, bande che il centrodestra considera tra le principali minacce alla pubblica sicurezza e dice di voler contrastare».
Con il nuovo testo cambierebbero anche le sanzioni. «Permane il divieto di andare in giro con questi oggetti, ma non essendo più questi pugnali e stiletti definiti come “armi proprie”, anche la sanzione per chi li porta in strada muterà radicalmente: mentre per il porto abusivo d’armi (tra cui le attuali “armi bianche”) il Codice penale prevede una condanna con l’arresto fino a 18 mesi, per il porto abusivo di “armi improprie” la sanzione prevista dalla legge 110/1975 è molto minore e “nei casi di lieve entità, riferibili al porto dei soli oggetti atti ad offendere, può essere irrogata la sola pena dell’ammenda” pecuniaria».
Conseguenze incontrollabili
Le conseguenze riguardano anche un altro fronte critico: i femminicidi. Uno studio coordinato da Rossana Cecchi (Università di Modena e Reggio Emilia) su 1.170 casi ha mostrato che il coltello è l’arma più utilizzata per uccidere una donna, seguito dalle mani nude. Le lesioni colpiscono volto, bocca, collo, seno e pube: regioni che raccontano un intento di dominio e annientamento.
In un paese in cui la violenza domestica si manifesta spesso con strumenti facilmente reperibili, l’allargamento del mercato delle armi da taglio rischia di moltiplicare l’accesso a mezzi già oggi letali.
Il rischio, dice Beretta, è quello di un effetto domino: «In definitiva per non penalizzare rispetto al resto d’Europa qualche decina di collezionisti italiani di “armi bianche”, la proposta di legge avrà effetti incontrollabili sulla diffusione di queste armi in Italia e, di conseguenza, sulla sicurezza pubblica. Sorge perciò una domanda: come è possibile non rendersi conto che le proposte avanzate finiscono col facilitare l’acquisto e la diffusione di queste armi anche presso le “baby gang” e gruppi di nostalgici di pugnali e stiletti dediti alla violenza?».
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