Il senatore di Fratelli d’Italia, Bartolomeo Amidei, ha presentato una proposta di legge per estendere la stagione della caccia e permettere, tra le altre cose, l’uso dei fucili già a 16 anni («previo consenso del proprio tutore»). Polemiche inevitabili fino a quando il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, venerdì, ha chiesto di ritirare il testo. Si trattava di una proposta «mai concordata con il governo», ha detto senza «voler entrare nel merito dei temi trattati».

Amidei ha ovviamente eseguito. Aggiungendo però che «la proposta ambiva a una omogeneità normativa delle regole applicate alla attività venatoria in ambito europeo. Purtroppo come sempre, senza entrare nel merito, è divenuto sterile argomento di polemica e il tema dovrà essere più opportunamente trattato in un quadro di revisione complessiva della materia».

A questo punto tutto potrebbe facilmente essere derubricato a un problema di comunicazione interno alla maggioranza e al partito della premier Giorgia Meloni. Non è inusuale che singoli parlamentari, magari alla ricerca dei loro 15 minuti di gloria, decidano di proporre testi controversi all’insaputa dell’esecutivo. Nel caso di Fratelli d’Italia, partito quasi monolitico costruito sul principio di assoluta primazia del capo, la cosa sembra un po’ più complicata. Ma il tema, a ben vedere, è un altro.

E lo sintetizza perfettamente Riccardo Magi di +Europa: «Lo stop all’inopportuna legge del senatore Amidei da parte del ministro Lollobrigida non basta a placare la preoccupazione crescente per la deriva pistolera da giustizieri fai da te che la destra in questi anni ha irresponsabilmente coltivato e fomentato nella popolazione».

Libro e moschetto

In effetti l’iniziativa di Amidei non sembra essere un caso isolato. Qualche mese fa, ad esempio, aveva fatto molto discutere un retroscena della Stampa in cui si parlava del progetto, di cui il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari aveva discusso con il generale Franco Federici, consigliere militare della presidente del Consiglio, di introdurre l’insegnamento del tiro a segno nelle scuole. L’esponente di FdI, fedelissimo di Meloni, aveva smentito tutto parlando di un articolo «ridicolo e infondato»: «La chiacchierata tra me e il generale Federici verteva su tutt’altro».

Resta a verbale la passione di Fazzolari per le armi. È stato lui, da senatore, a presentare una riforma per «l’abolizione del divieto di commercializzare armi corte in 9x19» accolta dal settore con grande entusiasmo. Mentre sempre dentro FdI, con la paternità del capogruppo della Camera Tommaso Foti, è maturata la proposta che prevede la possibilità di sparare ai cinghiali nelle aree urbane. Insomma, non può certo stupire che la destra voglia consegnare dei fucili a dei sedicenni.

Quello che stupisce è che all’epoca delle polemiche sul “progetto” di Fazzolari, nel partito dei critici, oltre alle opposizioni, c’era anche il leader della Lega, Matteo Salvini.

Sfida di maggioranza

Ed è una notizia, perché basta una rapida ricerca sul web per trovare un bel po’ di foto del leghista, mentre imbraccia fucili e altri tipi di armi alle fiere di settore. Dopotutto una delle battaglie storiche del partito è stata quella per la legittima difesa.

Solo qualche giorno fa, ospite di Mario Giordano a “Fuori dal coro” il vicepremier diceva che «la nuova legge, che abbiamo fortemente voluto e che abbiamo approvato come Lega dopo tanti tentativi, ha aiutato tantissime persone e sancisce il sacrosanto diritto alla difesa in caso di aggressione e di difesa all’interno delle proprie mura: appartamento, negozio, tabaccheria, ristorante».

«Adesso – aggiungeva – serve un ulteriore passo in avanti e come Lega abbiamo pronto il testo per tutelare anche coloro che si difendono nelle immediate vicinanze. Spero che l’intera maggioranza sia d'accordo».

Al centro della discussione c’era ovviamente la vicenda di Mario Roggero, il gioielliere di Cuneo condannato a 17 anni per aver ucciso due rapinatori in fuga. «Ci siamo scambiati gli auguri per Natale – aveva detto Salvini – So che hanno messo in piedi una raccolta fondi spontanea per sostenere le spese legali e i risarcimenti. Umilmente farò anche la mia parte perché ritengo che sia una sentenza assolutamente ingiusta».

Insomma, al di là delle proposte presentate e ritirate, l’impressione è che questi temi potranno diventare oggetto di campagna elettorale. E FdI e Lega sono già pronti a imbracciare le armi.

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