Il governo sceglie la linea soft, se ci saranno problemi li affronterà il prossimo governo. Mercoledì Gazprom ha tagliato ancora le forniture di metano all’Italia e, dopo l’indicazione estiva di Bruxelles, l’esecutivo si prepara a ridurre i consumi di gas di case, uffici e scuole per il prossimo inverno, puntando sull’impegno dei cittadini senza chiedere niente alle industrie. Il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha anticipato il piano oggi in Consiglio dei ministri: dal 1° ottobre termosifoni giù di un grado, quindi temperature da 20 a 19 gradi, in case, condomini e uffici pubblici. Gli impianti è previsto che rimangano accesi un’ora in meno rispetto a quanto avviene oggi e verranno fissati 15 giorni in meno di riscaldamento.

La pubblicità

Draghi passa il testimone senza chiedere sacrifici. Il testo definitivo arriverà la settimana prossima insieme al terzo decreto aiuti. Durante la riunione a palazzo Chigi, secondo l’Adnkronos, si è parlato anche della scuola, riguardo alla possibilità, avanzata dai presidi, di chiudere il sabato (o fare ricorso alla dad) o accorpare orari per ridurre i consumi energetici. Fonti di governo hanno raccontano che nel corso del Cdm è stata «bocciata totalmente» questa ipotesi, «respinta in tutto e per tutto». «Le scuole – ha spiegato un ministro al termine del Cdm – non si toccano, questo è emerso con chiarezza».

A breve dovrebbe invece arrivare la campagna pubblicitaria per spingere i cittadini autonomamente a consumare di meno. L’Enea, Ente nazionale energia e ambiente, sta collaborando con il governo sia sul piano di risparmio dei consumi sia su quello pubblicitario. La campagna fa capo direttamente a palazzo Chigi, dove è seguita dai consiglieri Ferruccio Sepe e Alessandra De Marco. Dalle immagini che Domani ha potuto vedere, il messaggio come quest’estate verterà sul consumare l’energia “in modo intelligente”. “Riduciamo l’uso di lavatrice e lavastoviglie”, “se partiamo spegniamo il frigo”. Tutti incoraggiamenti a cui non seguiranno vincoli nel nuovo veicolo normativo.

Quanto metano

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Secondo i dati Enea, il settore residenziale è responsabile attualmente di circa il 30 per cento dei consumi finali di energia e del 12 per cento delle emissioni dirette di CO2 del nostro paese. Secondo il rapporto “Azioni per la riduzione del fabbisogno nazionale di gas nel settore residenziale”, con le misure che metterà in campo Cingolani è possibile risparmiare quasi 2,7 miliardi di metri cubi di gas metano all’anno e ridurre la bolletta annua delle famiglie di circa 180 euro. Il risparmio può arrivare in totale al 17,5 per cento di gas consumato nel comparto residenziale (1,65 miliardi dalla diminuzione di 1 grado e 550 milioni dalla riduzione di un'ora giornaliera).

L’Unione europea ha previsto a luglio una riduzione che per l’Italia equivale al 7 per cento tra agosto 2022 e marzo 2023, cioè 5,11 miliardi di metri cubi. Attualmente è su base volontaria, ma qualora le condizioni peggiorassero scatterebbe l’obbligatorietà e sarebbe necessario incrementare la produzione a carbone e dalle fonti energetiche rinnovabili, come ha spiegato allora lo stesso Mite.

I controlli

Il presidente del Consiglio all’inizio dell’estate si era scagliato contro i condizionatori. Poco dopo era arrivato in parlamento un emendamento al decreto sulle bollette che fissava dal 1° maggio 2022 al 31 marzo 2023 un tetto alle temperature, ma non ci sono notizie di controlli. Adesso che le misure si estenderanno a tutta la penisola, spiegano varie fonti tecniche, non è chiaro come si potrà quantificare il risparmio.

Comunque il responsabile del Mite ha tenuto a specificare che non ha nemmeno previsto alcun razionamento dei consumi industriali, ricordando che prima ci sarebbe il servizio di interrompibilità su base volontaria. La misura è già prevista dal piano di emergenza gas e si attiverebbe solo se Mosca dovesse chiudere i rubinetti del tutto. Intanto ha assicurato che l’Italia è pronta a dare battaglia per il tetto al prezzo, sottolineando che dalla Germania sono arrivate aperture.

Se ci saranno problemi, insomma, ci penserà il prossimo governo, e anche il decreto Aiuti, il terzo, è una responsabilità che Draghi ha deciso di prendersi solo in parte.

Il testo, che non è stato messo all’ordine del giorno nemmeno ieri, arriverà la settimana prossima. Per un’approvazione rapida è circolata l’ipotesi che diventi un emendamento al decreto Aiuti bis, ma Draghi ha già fatto sapere che non è d’accordo.

Mercoledì durante l’esame presso le commissioni Bilancio e Finanze al Senato la sottosegretaria Alessandra Sartore ha chiarito che «il governo non intende presentare, per ristrettezza di tempi, emendamenti».

Se non interverranno ripensamenti o altri accordi parlamentari, si occuperà della conversione in legge il parlamento che nascerà dalle elezioni del 25 settembre.

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