Quasi trent’anni fa, nel 1994, precisamente il 18 maggio, Silvio Berlusconi festeggiava la Coppa dei campioni dopo la straordinaria vittoria del suo Milan, 4-0, sul Barcellona. Una settimana prima, l’11 maggio, era diventato presidente del Consiglio per la prima volta dopo aver creato dal nulla il suo partito-azienda. Forza Italia. Oggi, anno di grazia 2022, Berlusconi ha da poco festeggiato la promozione in serie A del suo Monza.

Ed è a Monza che guarda sperando che il sindaco uscente Dario Allevi, candidato di Forza Italia sostenuto dal resto della coalizione, venga rieletto. I risultati ufficiali, mentre lo scrutinio procede a rilento, sembrano indicare un ballottaggio. Ma, al di là del risultato, è il confronto tra questi due estremi temporali della storia italiana a dare il senso di quello che è successo e di quello che, con molta probabilità, succederà nei prossimi mesi.

Berlusconi, che per far parlare di sé è ormai costretto a violare il silenzio elettorale rispolverando vecchi slogan del passato contro la «giustizia politicizzata», ha deciso che la sua unica ancora di salvezza è Matteo Salvini. L’ascesa di Giorgia Meloni potrebbe aiutarlo ad accelerare il processo di unificazione tra Lega e Forza Italia. Un fronte comune per arginare l’avanzata di Fratelli d’Italia, una lista comune con cui presentarsi alle politiche del 2023 e sperare di poter contare qualcosa dentro e fuori della coalizione di centrodestra.

L’incognita restano i cosiddetti “moderati” (o “governisti”) del partito. Hanno già fatto capire che non hanno alcuna intenzione di morire salviniani e sembrano pronti ad andarsene se quella dovesse diventare l’unica possibilità di sopravvivenza. Ma Berlusconi non sembra preoccupato. Dopotutto non ha veramente più nulla da perdere. La dissoluzione di Forza Italia, giunti a questo punto, è probabilmente più un bene che un male. A lui basta poter raccontare ai nipoti di quell’ennesima volta che, partendo da zero, è riuscito a riportare il Monza in Serie A. E magari a vincere le comunali. 

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