«Sono qui in incognito», dice il leghista Claudio Borghi entrando alla Camera. Lui è un senatore, e ieri ha votato a palazzo Madama. Ma molti del gotha leghista si radunano a Montecitorio per festeggiare il lieto evento: Lorenzo Fontana diventa presidente della Camera. Umberto Bossi, prima di esprimere il suo voto da deputato, arriva accolto dal segretario Matteo Salvini, Giancarlo Giorgetti e Roberto Calderoli. 

Dopo che La Russa è diventato presidente del Senato grazie anche ai voti dell’opposizione, i parlamentari di Lega e Italia viva-Azione esibiscono pacche sulle spalle.
Io non le ho viste, ho visto quelle tra Lega e Fratelli d’Italia per congratularsi per la vittoria di La Russa.

Fontana è già al centro delle polemiche. Le sue posizioni contro l’aborto e amichevoli con il presidente russo Vladimir Putin stanno facendo discutere.
Fontana è la persona più tranquilla e pacifica del mondo.

Lui stesso ammette di essere vicino al mondo pro-life, se non bastassero le sue dichiarazioni contro il gender e le famiglie arcobaleno.
Essere per la famiglia tradizionale è diventata una colpa?

Il problema è quando c’è la paura per i diritti civili all’interno della società, che è cresciuta dall’affossamento del ddl Zan in poi.
Bisogna tornare in sé, tutti devono essere liberi di avere le proprie idee in tutti i modi.

E invece cosa ne pensa del fatto che nel 2018 si diceva «favorevolmente impressionato» dalle dichiarazoni di Putin e dal «risveglio religioso cristiano» della Russia? Per lui era «una luce per noi occidentali».
Era in linea con le dichiarazioni di tutti i partiti prima che succedesse la guerra in Ucraina.

In linea anche con il segretario Matteo Salvini, ovviamente.
Certo.

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