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Il premier ha detto che non tornerà a palazzo Chigi nella prossima legislatura. Ma alcuni suoi ministri, Di Maio compreso, vogliono usare il Pnrr come base per il nuovo centro.
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Che l’attuale presidente del Consiglio sia contemplato o meno è quasi secondario: molti sono pronti a utilizzare il suo nome come sinonimo di stabilità futura per il Paese. Ma tutto passa dalla riforma in senso proporzionale della legge elettorale.
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Alle forze centriste, poi, andrebbero aggiunte anche energie presenti in partiti maggiori, dai moderati della Lega fedeli alla linea di un altro ministro, Giancarlo Giorgetti, e vicini anche ai governatori del nord, fino a Forza Italia dello stesso Brunetta.
Tutti sentono l’aria della campagna elettorale e si posizionano in vista del 2023. Se sulla carta sarebbe pronosticabile un ritorno al bipolarismo, esistono però movimenti al centro che puntano a uno scatto in avanti oltre i due poli con il cosiddetto “partito di Draghi”. Che l’attuale presidente del Consiglio sia contemplato o meno è quasi secondario: Draghi ha risposto sì a chi gli chiedeva se questo sarà il suo primo e ultimo mandato da premier, ma molti sono pronti a utilizzare il suo nom



