L’ex ministro e leader di Azione è pronto alla candidatura contro Virginia Raggi, ma ancora non ha deciso se lo farà cercando di costruire una coalizione che includa il Partito democratico o spaccando la sinistra
- Né tavolo delle alleanze per la Capitale, né primarie. L’ex ministro: «Le decisioni sono mie e le prenderò indipendentemente dal Pd». Vuole correre in modalità outsider, contro tutti quindi anche contro il Pd
- Niente da perdere: da solo porterebbe la sua Azione a un’onorevole percentuale, più del 3 per cento nazionale a cui è dato dai sondaggi, che gli consentirebbe di non dichiarare il fallimento
- Renziani e centristi del Pd chiedono al segretario Zingaretti di abbandonare l’idea dei gazebo e fare un patto con Calenda. Ma dovrebbe rimangiarsi la parola. Aveva appena detto: «Decidono i territori»
Come certe sfortunate corse di auto in cui i piloti sbandano, sbattono e prima della curva sono già fuori pista, l’avvio delle macchine per la scelta del candidato sindaco (o sindaca) nella Capitale rischia subito la falsa partenza. Almeno sul fronte sinistro. La corsa in solitaria di Carlo Calenda, data per certa da chi ci ha parlato, raccoglie la hola dei renziani di Roma, una pattuglia che nel palmarès vanta la defenestrazione del sindaco Ignazio Marino e la conseguente sconfitta contro con



