La nomina di Fabio Caiazzo nel consiglio di amministrazione di Sport e salute solleva ancora dubbi. Ora è infatti finita all’attenzione dell’Avvocatura dello stato. L’ipotesi è che l’incarico, assegnato al dirigente voluto da Matteo Salvini e Giuseppe Valditara, non sia legittimo. Il motivo? La mancanza dei titoli richiesti nel curriculum: non sarebbe, insomma, in possesso della qualifica professionale necessaria.

Perplessità che non vengono negate nemmeno nel governo, nonostante il via libera giunto dagli appositi apparati tecnici del ministero dell’Economia. Di fronte alla crescita dei sospetti, si è reso necessario l’invio della documentazione a un organismo indipendente.

Pasticcio Lega

Non una novità, del resto. Si tratta solo di un altro capitolo dopo le polemiche esplose su un possibile conflitto di interessi da parte di Caiazzo. Al momento dell’assunzione dell’incarico era infatti direttore generale di Libertas, ossia uno degli enti di promozione sportiva (Ets) beneficiari dei finanziamenti erogati proprio da Sport e salute. Un cortocircuito significativo. Ci sono volute un’interrogazione alla Camera, presentata dal deputato del Pd Mauro Berruto, e una forte pressione del governo per spingere Caiazzo al passo indietro dal ruolo nell’Ets.

Nelle prossime settimane, comunque, è atteso un passaggio ancora più delicato. Il parere dell’Avvocatura dello stato potrebbe cambiare gli equilibri nella “cassaforte dello sport”, la creatura voluta da Giancarlo Giorgetti all’epoca del governo Conte e oggi presieduta da Marco Mezzaroma. Il compito, oltre alla gestione delle risorse economiche, è quello di promuovere l’attività sportiva come strumento di prevenzione per la salute.

La Lega è sulla graticola: l’indicazione ufficiale di Caiazzo è del ministro dell’Istruzione (come previsto dallo statuto societario) Valditara, ma con la sponsorizzazione del leader Salvini.

Un’operazione spericolata dei leghisti, almeno stando alla documentazione legale predisposta dall’Asi (Associazioni sportive sociali italiani), un altro ente di promozione sportiva, che ha messo nero su bianco tutti i punti da chiarire sull’assegnazione della poltrona a Caiazzo nello scorso agosto. L’eventuale bocciatura dell’Avvocatura sarebbe il colpo definitivo per Salvini.

La difesa del consigliere di Sport e salute ha già alimentato tensioni con Fratelli d’Italia. Nel partito di Giorgia Meloni viene vissuta con una certa insofferenza la disinvoltura di Caiazzo nei panni di consigliere di Sport e salute. Alla Lega è stato chiesto di indicare un altro candidato, ma non c’è stato niente da fare.

Parola all’Avvocatura

Così la storia è tornata a surriscaldarsi a marzo. In una lettera, inviata ai ministri competenti per materia, quindi Valditara (Istruzione), Giorgetti (Economia) e Andrea Abodi (Sport), oltre ai vertici della società, l’Asi ha evidenziato le carenze nel curriculum di Caiazzo.

In particolare, mancherebbero i requisiti richiesti «sulle funzioni amministrative o dirigenziali, presso enti pubblici o pubbliche amministrazioni, operanti in settori attinenti a quello di attività dell’impresa», come previsto dallo statuto.

Caiazzo, riporta varie esperienze, tra cui quella di campione del mondo di taekwondo nel 1994, e altri compiti in Ets che però non sarebbero equiparabili alle «attività di amministrazione o di controllo», quindi nemmeno alle «funzioni amministrative o dirigenziali». Gli altri componenti del cda di Sport e salute e il ministero dello Sport hanno preso atto della questione, trasmettendo il materiale all’Avvocatura dello stato per un parere terzo.

Il diretto interessato, però, non si scompone. «Sono tranquillo. Il Dpcm è stato rigorosamente rispettato in tutti i quadri normativi. E, per quanto riguarda i requisiti, si sono espresse due commissioni parlamentari», dice Caiazzo a Domani.

La nomina non era filata liscia, in realtà: c’erano state le proteste delle opposizioni. Il Pd con Mauro Berruto, il Movimento 5 stelle con Antonio Caso e Azione con Valentina Grippo avevano votato contro, a differenza delle astensioni decise sugli altri componenti del cda, Maria Spena e Rita Di Quinzio. Di fatto il profilo di Caiazzo è stato imposto a colpi di maggioranza. E non senza divisioni nella stessa destra.

L’ex campione di taekwondo, in ogni caso, bolla il ricorso all’Avvocatura come «un tentativo rancoroso nei miei confronti» che ha creato una «situazione inutile». Anzi, aggiunge, «mi dispiace che Sport e Salute debba essere toccata da queste cose». Insomma, Caiazzo ribadisce la volontà di andare avanti: «Il mio compito è quello di rappresentare lo sport in tutto il continente. Dobbiamo riuscire a migliorare la cultura sportiva».

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