La narrazione funziona, i sondaggi sono rinfrancanti, così l’immagine di Forza Italia è rinata. E punta al rilancio definitivo alle europee, dopo che per mesi erano state attese come il requiem per il partito fondato da Silvio Berlusconi. Il segretario Antonio Tajani ha trovato linfa vitale nella crisi della Lega, affondando il colpo al momento giusto per prendersi un pezzo di elettorato deluso da Matteo Salvini.

Al Nord tra i ceti produttivi e al Sud tra chi aveva creduto nella “nuova” Lega. La prossima frontiera dello scontro è l’approvazione dell’autonomia differenziata, in esame alla Camera, incardinata in commissione Affari costituzionali, presieduta dal forzista Nazario Pagano. FI ha tutto l’interesse a rallentare, in asse con Fratelli d’Italia, per non consegnare alla Lega un argomento prezioso in campagna elettorale.

Sfida al nord

I deputati forzisti sono stati edotti sulla strategia dilatoria dei tempi per evitare il via libera prima di giugno. Nell’inner circle di Tajani si teme un effetto recupero del consenso di Salvini con l’okay definitivo alla madre di tutte le riforme per i “padani”, con il ministro Roberto Calderoli in prima fila.

L’asticella di Forza Italia alle europee è stata intanto fissata all’8 per cento, in via prudenziale. Perché sotto sotto, il ministro degli Esteri accarezza il sogno di avvicinarsi alla doppia cifra, realizzando il sorpasso o almeno il testa a testa con la Lega, preconizzato oggi dai sondaggi.

Solo che, paradossalmente, il felice storytelling di Tajani sta assumendo le fattezze di un boomerang: le aspettative stanno crescendo troppo e aumentano le pressioni sul segretario, che peraltro – come rivelato dal Fatto Quotidiano – è pronto a scendere in campo in prima persona.

Tradotto: «Se prima un 5-6 per cento sarebbe bastato a garantire la sopravvivenza al partito e la fiducia nella leadership, adesso bisogna fare meglio della Lega», è il ragionamento che circola tra i deputati di FI. Anche perché la composizione delle liste sta creando dei malumori.

Tajani vuole prendere voti dal granaio settentrionale, optando per alcuni nomi d’antan, talvolta vecchi leghisti. Viene sposato il modello-Tosi, l’ex sindaco di Verona che dopo aver lasciato la Lega (e aver cercato fortuna con piccoli progetti propri) si è accasato con Forza Italia, di cui è deputato e uomo forte in Veneto.

Ecco, quindi, che dalle nebbie politiche è riemerso Roberto Cota, già presidente della regione Piemonte. Il malcontento sta montando pure in Lombardia, dove la partita delle candidature è stata affidata ad Alessandro Sorte, uomo di fiducia di Tajani benedetto da Marta Fascina.

I nomi di punta sono due “esterni”, come l’ex ministra Letizia Moratti e l’ex capogruppo alla Camera della Lega Nord, Marco Reguzzoni. Gli eurodeputati uscenti guardano con un certo fastidio al turnover, che non punta su volti nuovi ma a nomi del passato, compreso la ripresa del dialogo con “ex azzurri”, su tutti Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati, che porta in dote almeno l’1 per cento. Dentro Forza Italia c’è chi rimprovera a Tajani la partenza di Aldo Patriciello, mister preferenze in Molise, proprio verso la Lega, senza un vero tentativo di trattenerlo.

Anche se il ministro degli Esteri ha cercato di mettere una toppa, candidando Angelo D’Agostino, ex deputato di Scelta civica e attuale presidente dell’Avellino calcio. Un avvicendamento tutto da valutare in termini elettorali. Da qui la considerazione che rimbalza dentro FI: Tajani sta scoprendo di avere il sole in tasca di berlusconiana memoria. Ma potrebbe restare scottato.

Condono Salvini

Di fronte all’alleato così attivo, il rilancio di Matteo Salvini era scontato. Ed ecco che il leader della Lega ha ritirato fuori un vecchio cavallo di battaglia, che assomiglia a una mossa disperata: il condono edilizio, che nella neolingua del ministro delle Infrastrutture diventa un pacchetto “salva-casa”. «È lo strumento che Salvini si sta inventando per evitare il suo previsto tracollo elettorale delle prossime elezioni europee», ha osservato il portavoce dei Verdi, Angelo Bonelli.

L’obiettivo del leader leghista resta quello di intestarsi un tema storicamente “berlusconiano”, come avvenuto peraltro per il Ponte sullo Stretto, rinfocolando la concorrenza con FI. Il sottosegretario Tullio Ferrante, fedelissimo di Fascina e Tajani, ha subito ribattuto: «Forza Italia è pronta a dare tutto il suo contributo per tutelare con nuove misure ad hoc i piccoli proprietari e le fasce più deboli». Sul condono, insomma, è scattata la marcatura a uomo.

Del resto il tema della casa era uno dei punti fermi della propaganda dell’ex presidente del Consiglio. Così Salvini ha annunciato l’idea di voler intervenire su «difformità di natura formale» o lavori come soppalchi e tramezzi all’interno delle abitazioni.

E ancora: la Lega vuole dare la possibilità di risolvere «difformità che potevano essere sanate all’epoca di realizzazione dell’intervento, ma non sanabili oggi a causa della disciplina della “doppia conforme”». Nei prossimi mesi sarà definito lo schema, la sanatoria edilizia è stata comunque riesumata.

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