La discussione sull’incapacità del Partito democratico di esprimere ministre all’interno del nuovo governo, sta sempre più aumentando la tensioni interna al partito. Sulla vicenda è intervenuta una delle poche donne in posizione di potere all’interno del Pd, la presidente Valentina Cuppi che ha definito «non un buon inizio» la scelta del suo partito.

Cuppi ha una storia particolare, è stata recentemente l’unica donna ad andare al Quirinale nella delegazione del Partito democratico, ma ha il pregio o, per i critici, il difetto, di non avere avuto fino a due anni fa minimamente a che fare con il partito di cui  presidente da quasi un anno e che l’ha portata al cospetto prima del presidente della Repubblica e poi del presidente della Camera in questa pazza crisi di governo.

Gli inizi in Sel, poi verso Futura

Nata nel 1983, nella sua vita pre politica Cuppi è un’insegnante di storia e filosofia. Prima di scoprire «la forza del fare» zingarettiana, la futura sindaca di Marzabotto aveva già provato un primo grande salto candidandosi con Sinistra ecologia e libertà, il partito fondato da Nichi Vendola, alle parlamentari del 2013. Il risultato non fu dei migliori, ma ormai la scintilla per quel mondo era scoccata. Cuppi rimane infatti nei circoli post Sel e in particolare si lega a Futura la rete messa su dall’ex presidente della Camera Laura Boldrini e da cui proviene un altro homo novus del Pd zingarettiano, Marco Furfaro, scelto come responsabile della comunicazione del partito.

Nella rossa Marzabotto

Accanto alla rete nazionale, Cuppi inizia a svolgere politica sul suo territorio. La sua non è una città qualunque. In piena Emilia rossa, Marzabotto  è tra le città decorate al valor militare per la guerra di Liberazione per la sua attività nella lotta partigiana durante la Seconda guerra mondiale. Nel comune tristemente noto per l’eccidio nazifascista che costò la vita a 1830 persone, la resistenza e la sinistra sono di casa ed è qui che l’ex insegnante diventa sindaca nel 2019 dopo avere ricoperto il ruolo di assessora al Turismo e quello di consigliera con delega alla Pace e alla Memoria.

L’elezione

Il 2019 è l’anno della svolta per la carriera politica di Cuppi che sostiene la candidatura alle primarie Pd di Nicola Zingaretti ed entra nel suo team pur non essendo iscritta al partito. Una volta eletto segretario, Zingaretti ha davanti a se una duplice sfida: far dimenticare il renzismo senza sembrare il ritorno alla stagnazione dei vecchi diessini che Renzi aveva giurato di rottamare.

La missione è delicata e per compierla il presidente del Lazio sceglie spesso persone esterne al partito, ma a lui vicine, per evitare la sindrome di ritorno al passato. La grande occasione per Cuppi arriva nel febbraio del 2020 quando il Pd è chiamato a scegliere il nuovo presidente dopo che Paolo Gentiloni è diventato commissario Ue agli Affari economici.

L’identikit di Cuppi sembra perfetto: giovane, amministratrice locale e proveniente da quella società civile che la sinistra invoca da decenni. C’è solo un piccolo particolare: non è iscritta. Ma tutto si risolve e la burocrazia democratica si attiva per fare arrivare la tessera in tempo per le elezioni. Nel presentarla, Zingaretti non ha dubbi: «Un’ottima amministratrice che si è avvicinata a noi da poco», ma tra alcuni militanti quel «da poco» crea mal di pancia.

La presidente in smart working

Incurante delle polemiche, Cuppi assume il nuovo ruolo dando nella migliore tradizione democratica un colpo alla botte e uno al cerchio citando sia Berlinguer sia don Minzoni, poi si sbilancia sinistra andando a visitare, come primo atto da presidente, la tomba di Nilde Jotti.

Passano pochi giorni e l’Italia entra in emergenza Covid. La sindaca di Marzabotto si attiva e fa sapere di girare la città per sincerarsi delle condizioni dei suoi cittadini mentre da presidente Pd «lavora in smart working». Le uscite mediatiche della nuova presidente sono rare, ma si segnalano per la strenua difesa del segretario come quando il sindaco di Bergamo Giorgio Gori propone a giugno un congresso. «Sarebbe una scelta assurda»: è la secca replica di Cuppi. A novembre partecipa alla scuola di politiche organizzata dalle Sardine dell’amico Mattia Santori, per poi tornare in smart working senza apparenti uscite mediatiche, almeno fino alla crisi di governo e alle scelte discutibili del suo partito nella formazione del governo Draghi.

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