Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha dato un’immagine degli obiettivi del suo governo ambientalista, riconoscendo che il mutamento climatico è un problema per «le nostre vite e la nostra salute»: nel primo consiglio dei ministri aveva detto che questo governo sarà verde, e ha avviato l’iter per trasformare il ministero dell’Ambiente nel ministero della Transizione ecologica. In Aula al Senato, in attesa della fiducia, per la prima volta si è espresso ampiamente, e ha raccontato in parlamento quali sono le sue intenzioni su clima, ambiente e sviluppo, ricordando che l’Italia va verso la presidenza del G20 e si occuperà della Cop26 per i giovani.

«Che mondo troveremo?»

«Quando usciremo, e usciremo, dalla pandemia, che mondo troveremo? Alcuni pensano che la tragedia nella quale abbiamo vissuto per più di 12 mesi sia stata simile ad una lunga interruzione di corrente. Prima o poi la luce ritorna, e tutto ricomincia come prima. La scienza, ma semplicemente il buon senso, suggeriscono che potrebbe non essere così». Draghi ha esordito il suo discorso sull’ambiente indicando che si aspetta una profonda trasformazione.
«Il riscaldamento del pianeta – ha detto – ha effetti diretti sulle nostre vite e sulla nostra salute, dall’inquinamento, alla fragilità idrogeologica, all’innalzamento del livello dei mari che potrebbe rendere ampie zone di alcune città litoranee non più abitabili».

Ha collegato il Covid-19 alla crisi ambientale: «Lo spazio che alcune megalopoli hanno sottratto alla natura potrebbe essere stata una delle cause della trasmissione del virus dagli animali all'uomo».
A quel punto ha ripreso le parole di Jorge Mario Bergoglio in occasione della giornata mondiale della Terra, lo scorso 22 aprile 2020, dedicata al quinto anniversario dell’enciclica Ludato Si’: «Come ha detto Papa Francesco, le tragedie naturali sono la risposta della terra al nostro maltrattamento. E io penso che se chiedessi al Signore che cosa pensa, non credo mi direbbe che è una cosa buona: siamo stati noi a rovinare l'opera del Signore».
Proteggere il futuro dell’ambiente «conciliandolo con il progresso e il benessere sociale, richiede un approccio nuovo: digitalizzazione, agricoltura, salute, energia, aerospazio, cloud computing, scuole ed educazione, protezione dei territori , biodiversità, riscaldamento globale ed effetto serra, sono diverse facce di una sfida poliedrica che vede al centro l’ecosistema in cui si svilupperanno tutte le azioni umane». Il premier ha ripreso la visione trasversale degli ambientalisti nell’approccio per contrastare il mutamento climatico, un segnale che aveva già dato decidendo di creare, insieme al ministero per la Transizione ecologica, il comitato interministeriale per la transizione che sarà presieduto dal ministro Roberto Cingolani.

Lo sviluppo

Draghi ha poi detto che tutto dipenderà dallo sviluppo e ha inserito il turismo nell’alveo della sostenibilità. «Anche nel nostro paese alcuni modelli di crescita dovranno cambiare. Ad esempio il modello di turismo, un’attività che prima della pandemia rappresentava il 14 per cento del totale delle nostre attività economiche. Imprese e lavoratori in quel settore vanno aiutati ad uscire dal disastro creato dalla pandemia». Ma senza scordare, ha aggiunto, «che il nostro turismo avrà un futuro se non dimentichiamo che esso vive della nostra capacità di preservare, cioè almeno non sciupare, città d’arte, luoghi e tradizioni che successive generazioni attraverso molti secoli hanno saputo preservare e ci hanno tramandato». Il dicastero è stato affidato al leghista Massimo Garavaglia.
Subito dopo le osservazioni sull’ambiente, Draghi si è spostato a quelle sul lavoro. Uscire dalla pandemia «non sarà come riaccendere la luce. Questa osservazione, che gli scienziati non smettono di ripeterci, ha una conseguenza importante. Il governo dovrà proteggere i lavoratori, tutti i lavoratori, ma sarebbe un errore proteggere indifferentemente tutte le attività economiche». Dunque la transizione dovrà coinvolgere le industrie: «Alcune dovranno cambiare, anche radicalmente. E la scelta di quali attività proteggere e quali accompagnare nel cambiamento è il difficile compito che la politica economica dovrà affrontare nei prossimi mesi».

Il lavoro

La capacità «di adattamento del nostro sistema produttivo e interventi senza precedenti hanno permesso di preservare la forza lavoro in un anno drammatico: sono stati sette milioni i lavoratori che hanno fruito di strumenti di integrazione salariale per un totale di 4 miliardi di ore».  A pagare il prezzo più alto per Mario Draghi «sono stati i giovani, le donne e i lavoratori autonomi. È innanzitutto a loro che bisogna pensare quando approntiamo una strategia di sostegno delle imprese e del lavoro, strategia che dovrà coordinare la sequenza degli interventi sul lavoro, sul credito e sul capitale.
Centrali sono le politiche attive del lavoro. Affinché esse siano immediatamente operative è necessario migliorare gli strumenti esistenti, come l’assegno di riallocazione, rafforzando le politiche di formazione dei lavoratori occupati e disoccupati».

Cambiamento climatico e pandemia

«Il cambiamento climatico, come la pandemia, penalizza alcuni settori produttivi senza che vi sia un’espansione in altri settori che possa compensare. Dobbiamo quindi essere noi ad assicurare questa espansione e lo dobbiamo fare subito». Il presidente del consiglio dunque vuole dare un approccio integrato alla soluzione: «La risposta della politica economica al cambiamento climatico e alla pandemia dovrà essere una combinazione di politiche strutturali che facilitino l’innovazione, di politiche finanziarie che facilitino l’accesso delle imprese capaci di crescere al capitale e al credito e di politiche monetarie e fiscali espansive che agevolino gli investimenti e creino domanda per le nuove attività sostenibili che sono state create». Draghi ha concluso: «Vogliamo lasciare un buon pianeta, non solo una buona moneta».

I progetti da finanziare

Draghi ha dato un primo quadro concreto delle sue parole: fonti energetiche rinnovabili, una spinta alla rete di distribuzione di energia per le auto elettriche (un piano che tira direttamente in ballo Enel), idrogeno e lotta all’inquinamento. «Rafforzeremo la dimensione strategica del Programma nazionale di ripresa e resilienza, in particolare con riguardo agli obiettivi riguardanti la produzione di energia da fonti rinnovabili, l’inquinamento dell’aria e delle acque, la rete ferroviaria veloce, le reti di distribuzione dell’energia per i veicoli a propulsione elettrica, la produzione e distribuzione di idrogeno, la digitalizzazione, la banda larga e le reti di comunicazione 5G». Il programma nazionale di Ripresa e Resilienza, ha ricordato, indicherà obiettivi per il prossimo decennio e più a lungo termine e bisognerà tenere conto degli obiettivi climatici europei. Da una parte Draghi ha assicurato che il programma di governo e il piano – che avrà la sua cabina di regia al ministero dell’Economia – vedranno il coinvolgimento del parlamento. Dall’altra ha ricordato che dovranno guardare agli obiettiti europei, anche climatici. Il piano avrà una una tappa intermedia per l’anno finale del Next Generation EU, il 2026: «Non basterà elencare progetti che si vogliono completare nei prossimi anni. Dovremo dire dove vogliamo arrivare nel 2026 e a cosa puntiamo per il 2030 e il 2050, anno in cui l’Unione Europea intende arrivare a zero emissioni nette di CO2 e gas clima-alteranti». A fronte di questa necessità «selezioneremo progetti e iniziative coerenti con gli obiettivi strategici del Programma, prestando grande attenzione alla loro fattibilità nell’arco dei sei anni del programma. Assicureremo inoltre che l’impulso occupazionale del Programma sia sufficientemente elevato in ciascuno dei sei anni, compreso il 2021». Draghi ha infatti detto che userà come base il Recovery plan realizzato dal governo Conte, ma ha di fatto ricordato che adesso bisognerà definire “la lista” degli interventi, e lì si aprirà la vera partita.

G20 e Cop26

Sul fronte estero, l’immagine ambientalista sarà coerente. Dal dicembre scorso e fino alla fine del 2021, l’Italia «esercita per la prima volta la Presidenza del G20. Il programma, che coinvolgerà l’intera compagine governativa, ruota intorno a tre pilastri: People, Planet, Prosperity». Persone, pianeta e prosperità. «L’Italia avrà la responsabilità di guidare il gruppo verso l’uscita dalla pandemia, e di rilanciare una crescita verde e sostenibile a beneficio di tutti. Si tratterà di ricostruire e di ricostruire meglio».
Insieme al Regno Unito, con cui l’Italia condivide le presidenze parallele del G7 e del G20 «punteremo sulla sostenibilità e la “transizione verde” nella prospettiva della prossima Conferenza delle Parti sul cambiamento climatico (Cop 26), con una particolare attenzione a coinvolgere attivamente le giovani generazioni, attraverso l’evento “Youth4Climate”».

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