La strada verso il disastro climatico sembra già tracciata, a meno che le politiche industriali e ambientali non prendano una direzione netta per mantenere l’aumento delle temperature al di sotto del grado e mezzo, il limite fissato dall’Ipcc, l’autorità scientifica delle Nazioni Unite sul clima. Nel 2020 l’ambiente e l’energia sono stati tra i temi più dibattuti, a livello nazionale, dove si è partiti con l’approvazione dello sconosciuto ai più “Piano nazionale integrato energia e clima”, e internazionale, dove ha fatto giustamente notizia l’annuncio – ancora tutto da dimostrare nei fatti – della Cina che si è posta l’obiettivo di zero emissioni nette nel 2060. Nel frattempo, si aspetta per il 2021 che gli Stati Uniti, retti da Joe Biden, rientrino negli accordi per il clima di Parigi. Ecco dieci notizie che abbiamo discusso (più o meno) e che discuteremo.

1. Pniec

Il logo ufficiale del Piano nazionale integrato energia e clima

L’acronimo è poco noto, Pniec significa “Piano nazionale integrato energia e clima”, il documento è stato emanato (in ritardo, visto che doveva essere pronto entro dicembre 2019) a gennaio. Il ministero dello Sviluppo economico lo ha predisposto con il ministero dell'Ambiente e il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, e il 21 gennaio lo ha pubblicato e inviato alla Commissione Ue. L’Italia ha stabilito i nuovi obiettivi nazionali al 2030 sull'efficienza energetica, sulle fonti rinnovabili, e sulla riduzione delle emissioni di CO2. Le promesse però saranno presto superate, infatti la commissione Europea ha varato la “Legge europea sul clima” (vd. punto a parte). Il dibattito – che per ora si è fermato agli addetti ai lavori - è stato utile, perché tutte le parti coinvolte hanno segnalato che gli obiettivi erano sfidanti e sono emersi problemi per raggiungerli, a partire dallo spegnimento delle centrali a carbone nel 2025.

2. Il prezzo del petrolio diventa negativo

Il crollo del Wti

Da febbraio il Covid-19 ha iniziato a diffondersi dalla Cina in Europa, negli Stati Uniti e nel resto del mondo, portando strade vuote, aerei a terra e fabbriche chiuse. Uno scossone per tutti i settori produttivi, ma un dramma per la domanda di petrolio. Il 20 aprile è successo quello che non si era mai visto prima: il Wti, il petrolio statunitense, ha registrato un valore negativo per la prima volta. I titoli con consegna a maggio hanno raggiunto i -37,63 dollari. Un calo tecnico che ha dato però un segnale molto forte. Il valore è infatti arrivato ai minimi dal 1983, quando sono iniziate le rilevazioni. Solo pochi giorni prima, l’Opec+, ovvero l’organizzazione dei paesi esportatori Opec (di cui fa parte l’Arabia Saudita) “più” la Russia e altri nove paesi (ma non gli Stati Uniti e la Norvegia), aveva deciso un taglio della produzione, ma non è bastato per sostenere i prezzi. Secondo alcuni esperti di settore, i consumi potrebbero non tornare più come prima.

3. Le rinnovabili hanno superato le fossili

Il lago di Rochemolles in Valle di Susa destinato a fornire l'acqua alla centrale idroelettrica di Bardonecchia

Di fronte alla crisi delle fonti fossili, il diffondersi del coronavirus e lo stop delle attività ha visto crescere l’apporto delle fonti energetiche rinnovabili. Con il calo generale dei consumi infatti, nella produzione di energia elettrica in Italia, l’energia idroelettrica, fotovoltaica, eolica, geotermica e dalle bioenergie insieme sono arrivate a superare per la prima volta in assoluto su base mensile le fonti energetiche fossili (soprattutto gas naturale e carbone). A maggio hanno raggiunto per la prima volta il 51 per cento, come registrato da Terna, il gestore della rete di trasmissione elettrica nazionale. Secondo il think tank Ember, a livello europeo nel primo semestre del 2020 le fonti energetiche rinnovabili hanno superato per la prima volta la produzione fossile.

4. La California brucia

(AP Photo/Noah Berger)

Il mutamento climatico in atto intanto ha continuato creare problemi. L’estate 2020 è stata l’estate dei “megafire”, incendi di vaste proporzioni e comportamento imprevedibile, così aggressivi che gli esperti hanno coniato il termine “gigafire”. La California ha visto svilupparsi incendi che hanno bruciato migliaia di ettari e colorato il cielo di arancione. Il governatore dello Stato, Gavin Newson, aveva dichiarato che ad agosto erano già 7mila. Ancora oggi, secondo il Los Angeles Times, che ha messo a disposizione una mappa interattiva, sono attivi tre incendi.

Negli ultimi 40 anni, l'aumento degli incendi è stato esponenziale e la causa è il cambiamento climatico, infatti le temperature medie più alte, le estati più aride, il vento caldo e secco e boschi in stress da umidità hanno aumentato il rischio di infiammabilità.

5. L’annuncio di von der Leyen

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L’Europa a marzo ha presentato la prima “Legge europea sul clima”, con la proposta di impatto zero sul clima al 2050. La legge è ancora in discussione ma dovrebbe diventare vincolante una volta approvata. L’Italia è a favore. La presidente della commissione, Ursula von der Leyen, il 16 settembre nel suo primo discorso sullo stato dell’Unione ha detto inoltre che come obiettivo intermedio la commissione Europea è a favore di un taglio delle emissioni di gas serra «di almeno il 55 per cento» rispetto al 1990 entro il 2030. L’obiettivo è stato confermato anche dal consiglio dei capi di stato e di governo europei a dicembre, che quest’estate hanno deciso di orientare il 30 per cento dei fondi europei e nello specifico del Next Generation Eu per la ripresa post Covid-19 agli obiettivi climatici. Il Parlamento Ue invece ha chiesto di impostare un obiettivo più ambizioso: un taglio del 60 per cento al 2030.

6. L’annuncio della Cina

Chinese President Xi Jinping is seen on a video screen remotely addressing the 75th session of the United Nations General Assembly, Tuesday, Sept. 22, 2020, at U.N. headquarters. This year's annual gathering of world leaders at U.N. headquarters will be almost entirely "virtual." Leaders have been asked to pre-record their speeches, which will be shown in the General Assembly chamber, where each of the 193 U.N. member nations are allowed to have one diplomat present. (AP Photo/Mary Altaffer)

Il 2020 doveva essere l’anno della Cop26, la conferenza internazionale sul clima dove gli stati avrebbero dovuto rinnovare i loro impegni per limitare l’aumento delle temperature. Per via del coronavirus è stata rimandata, ma a sorpresa la Cina ha deciso di fare uno scatto in avanti lo stesso. Il presidente Xi Jinping durante il suo discorso all’assemblea Onu del 22 settembre ha detto in video – i lavori si sono tenuti da remoto per il rischio contagio –: «Puntiamo a raggiungere il picco delle emissioni di CO2 prima del 2030 e raggiungere la neutralità carbonica prima del 2060». Cioè il paese raggiungerà il culmine delle emissioni tra dieci anni per poi calare, tra 40 anni le emissioni dovrebbero così basse che potranno essere assorbite (ad esempio con gli alberi). Si parla solo di anidride carbonica, ma per il paese che attualmente è il maggior emettitore a livello mondiale (quasi 10 miliardi di tonnellate di CO2 ogni anno, più di un quarto delle emissioni globali) è una promessa importante. Gli ambientalisti hanno segnalato che è anche difficile da mantenere e aspettano che vengano svelate le politiche che verranno messe in campo.

7. Joe Biden e gli accordi di Parigi

Il prossimo presidente degli Stati Uniti, Joe Biden (The Associated Press. All rights reserved)

Il 4 novembre, mentre venivano contati i voti che avrebbero decretato la vittoria di Joe Biden nella corsa alla presidenza degli Stati Uniti è stata formalizzata l’uscita degli Usa dagli accordi di Parigi, ovvero il patto fra stati raggiunto nel 2015 per limitare l’aumento delle temperature al di sotto dei due gradi centigradi. Il presidente Uscente Donald Trump ha chiesto il ritiro ufficiale degli Stati Uniti nel 2017, ma Biden in campagna elettorale ha detto che è pronto a rientrare. Il 12 dicembre, in attesa del suo insediamento alla Casa Bianca lo ha ripetuto: «Gli Stati Uniti torneranno agli accordi di Parigi nel primo giorno della mia presidenza e io inizierò immediatamente a lavorare con i miei interlocutori nel mondo per fare tutto il possibile, compreso convocare un summit sul clima con i leader delle maggiori economie durante i miei primi 100 giorni alla presidenza». Biden sarebbe già all’opera con i suoi legali.

8. Il maltempo

I danni del maltempo a Bitti (Alessandro Tocco/ LaPresse)

Il mutamento climatico ha continuato ad abbattersi sull’Italia. Gli eventi estremi continuano a moltiplicarsi, e l’allerta gialla, arancione e rossa non per il Covid-19 ma per la pioggia, va da nord a sud non risparmiando nessuno. L’allarme è partito dal nord-ovest, dove in poche ore a inizio ottobre è caduta la pioggia che cade in sei mesi , a metà novembre è toccato alla Calabria, dove il comune di Crotone ha chiesto lo stato di calamità, a fine novembre è stata colpita la Sardegna, il maltempo ha portato vittime e danni soprattutto nella piccola Bitti, nel nuorese travolta dal fango. Tenere il conto dei comuni che subiscono i danni del maltempo è ormai sempre più arduo. Secondo il rapporto dell’Osservatorio Città clima di Legambiente solo nei primi 10 mesi del 2020, ci sono stati 86 casi di allagamento da piogge intense e 72 casi di trombe d'aria, in forte aumento sul 2019. Negli ultimi 10 anni si sono registrati 946 fenomeni meteorologici estremi in 507 comuni.

9. Emissioni e temperature

Un grafico dell'andamento dell'aumento delle temperature del Met Office inglese

La riduzione delle attività, tra lockdown e misure restrittive, ha comportato un calo delle emissioni in tutto il mondo, ma questo non avrà un impatto significativo sulla CO2 in atmosfera. Lo ha scritto a chiare lettere la World Meteorological Organization (Wmo), l’agenzia Onu che si occupa di meteorologia. Il Global Carbon Project, si legge, ha stimato che durante il periodo di reclusione forzata all'inizio del 2020, ogni giorno le emissioni globali di CO2 potrebbero essersi ridotte fino al 17 per cento rispetto al livello medio di emissioni giornaliere di CO2 nel 2019. Ora come ora è molto difficile prevedere la riduzione annuale totale nelle emissioni di CO2 per il 2020; tuttavia stime preliminari hanno anticipato una riduzione compresa tra il 4,2 per cento e il 7,5 per cento rispetto ai livelli 2019. Su scala globale, una riduzione delle emissioni di questa grandezza, conclude l’istituto, non farà diminuire i livelli di CO2 atmosfera. Inoltre le emissioni di metano, un altro potente gas serra, sono aumentate nel 2019 e secondo il bollettino è bene iniziare a prestare attenzione anche a queste. Per le temperature non si prevede alcun miglioramento. Secondo il Met Office inglese il 2021 sarà un altro anno che si inserirà nella serie degli anni più caldi.

10. Idrogeno: sarà vera gloria?

Sia la Commissione europea che l’Italia sembrano pronte a puntare sull’idrogeno come vettore per la decarbonizzazione dell’industria e dei trasporti. A luglio l’Europa ha lanciato la sua “Hydrogen Strategy” . La Germania ha precorso i tempi, lanciando la sua strategia per l’idrogeno già a giugno e puntando 9 miliardi sull’idrogeno verde. Uno dei punti più dibattuti infatti è se cercare di investire immediatamente solo nell’idrogeno verde dall’acqua, cento per cento green, oppure aspettare che calino i prezzi attraverso l’utilizzo di idrogeno blu, da metano. Una modalità però che non trova gli ambientalisti d’accordo perché continuerebbe a dare spazio a una fonte fossile. L’Eni in vista del Recovery Fund vorrebbe finanziare la produzione di idrogeno blu con lo stoccaggio della CO2 a Ravenna. L’Enel si sta posizionando nell’idrogeno verde, e ha di recente avviato progetti sull’idrogeno green anche con Eni nelle raffinerie, ma, ha detto l’a.d. Francesco Starace, bisogna ancora studiare l’evoluzione di questo vettore. L’Italia si è dotata di una strategia che prevede da qui al 2030 investimenti per circa dieci miliardi. Se avrà successo è ancora presto per dirlo, ma nel 2021 se ne parlerà tanto sicuramente.

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