Il coportavoce dei Verdi e deputato dell’Alleanza verdi e sinistra, Angelo Bonelli, ha presentato una proposta di modifica alla legge Frattini del 2004 sul conflitto di interessi che costringerebbe alle dimissioni il ministro della Difesa Guido Crosetto. «Un lobbista delle armi non può fare il ministro della Difesa», dice Bonelli.

Domani si è occupato del caso con una serie di inchieste che ha rivelato le numerose consulenze e i guadagni che Crosetto ha ottenuto dall’industria degli armamenti, il cui fatturato e le cui prospettive dipendono in gran parte del dicastero che ora il cofondatore di Fratelli d’Italia guida.

Da Leonardo, società controllata dal ministero dell’Economia, e da altre società del settore armi e spazio Crosetto ha ottenuto redditi per 2,3 milioni di euro tra 2018 e 2021. Crosetto ha risposto agli articoli di Domani dicendo di aver dato mandato ai suoi avvocati di agire contro il giornale ma non ha mai contestato il contenuto degli articoli. L’emendamento al decreto Aiuti ter prevede che chi ha ricoperto incarichi o ricevuto consulenze da società pubbliche o private negli ultimi cinque anni non possa ricoprire incarichi di governo se questi possono influenzare «settori di attività economica» in cui hanno operato le aziende con le quali ha collaborato. Che è esattamente il caso di Crosetto.

Ma si applicherebbe anche a molte altre situazioni, visto che la modifica proposta da Bonelli prevede che non possano essere conferiti incarichi di governo a «coloro che nei cinque anni precedenti» abbiano svolto varie funzioni «in imprese o società a totale o prevalente partecipazione pubblica ovvero in enti e società di diritto privato, con capitale sociale al di sopra di 500mila euro».

Il criterio da valutare è se i titolari delle cariche, nell’esercizio delle loro funzioni, potrebbero influenzare i settori in cui erano attivi prima.

Le altre regole

C’è un’altra norma del 2013 che riguarda l’inconferibilità «di incarichi nelle amministrazioni statali, regionali e locali a soggetti provenienti da enti di diritto privato regolati o finanziati» a tutti coloro che, «nei due anni precedenti, abbiano svolto incarichi e ricoperto cariche in enti di diritto privato o finanziati dall’amministrazione o dall’ente pubblico che conferisce l’incarico ovvero abbiano svolto in proprio attività professionali, se queste sono regolate, finanziate o comunque retribuite dall’amministrazione o ente che conferisce l’incarico». Il problema è che non si applica ai ministri o ad altri incarichi di vertice politico, ma soltanto a quelli amministrativi o dirigenziali o di consulenza.

L’emendamento di Bonelli è stato depositato ieri, ma difficilmente passerà. Per Bonelli è comunque importante «il segnale che lanciamo al parlamento». In realtà il parlamento sta discutendo di possibili riforme della legge Frattini da tempo, almeno dal 2019, e alla fine della scorsa legislatura era arrivato a una proposta di sintesi, un testo unificato che, tra l’altro, prevede vincoli più stretti sia sui casi di ineleggibilità che di inconferibilità degli incarichi. Ma non vengono regolati casi come quello di Crosetto, cioè di passaggio dalla rappresentanza di interessi di un settore al massimo potere decisionale su quel settore.

La legge Frattini ha un impianto che implica una valutazione non problematica del passaggio dagli affari alla politica. Altrimenti si sarebbe ritorta contro il governo proponente, guidato dal principale esponente italiano dei conflitti di interessi, Silvio Berlusconi.

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