Il post che Giuseppe Conte ha pubblicato intorno alle 15, quando hanno chiuso le urne in Lombardia e Lazio, verte sulla polemica intorno alle parle di Silvio Berlusconi sui rapporti tra la premier e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Neanche una parola sull’esito del voto, di cui a quell’orario si hanno già i primi exit poll. Per capire perché il leader del Movimento 5 stelle tenta di entrare nella discussione politica di giornata ignorando le Regionali basta guardare ai risultati. In Lombardia la lista, che sosteneva il candidato del centrosinistra Pierfrancesco Majorino, non ha superato il 5 per cento.

In Lazio, dove Conte aveva scelto di andare da solo imponendo la sua candidata, Donatella Bianchi, conduttrice Rai, ex presidente del Wwf ed elettrice di Roberto Gualtieri, il Movimento ha raggiunto appena il 9 per cento. Poco per ambire a un ruolo rilevante nel prossimo Consiglio regionale, abbastanza per danneggiare il Pd. I dem hanno accusato sia Cinque stelle che terzo polo, pure loro alleati, di aver tentato un’offerta pubblica d’acquisto (non riuscita) al Partito democratico. «Ci auguriamo che questo risultato dimostri finalmente a M5s e terzo polo che l'opposizione va fatta al governo e non al Pd» si legge nella nota del segretario uscente Enrico Letta a metà pomeriggio. Conte risponderà che i dem «consegnano la regione al centrodestra, c’è poco da festeggiare» e ribadirà che «con l'accozzaglia non saremmo andati da nessuna parte». 

Ragioni di una sconfitta

L’ex premier e la sua candidata si sono fatti attendere a lungo nella sede Cinque stelle di Via di Campo Marzio. Quando hanno parlato, separati, entrambi hanno attribuito parte del risultato all’astensione e alla storica debolezza del Movimento sui territori. Conte ha promesso nuovi coordinatori territoriali, i dirigenti di partito che aveva introdotto a giugno 2022, ma il cui effetto, finora, è stato circoscritto ai limiti dell’inesistente.

L’ex premier ha tirato in ballo i sondaggi nazionali in crescita, pur ammettendo che non trovano conferma nel voto regionale. La sua strategia sul territorio non ha pagato, né in Lombardia, né in Lazio. Al nord i Cinque stelle non sono mai stati forti, la polarizzazione del centrosinistra contro Destra e terzo polo ha soltanto spaccato i consensi del defunto campo largo e a niente sono servite le timide dichiarazioni del leader sulla difesa dei frontalieri e il suo viaggio dimostrativo su un treno di pendolari per segnalarne i disagi.

Peggio ancora il Lazio, su cui Conte aveva investito ancor più energie, sperando di agguantare il consenso che aveva reso i Cinque stelle un partner ambito per la giunta di Nicola Zingaretti. Ma come nella gestione del partito nazionale, il presidente ha voluto l’ultima parola sulla strategia, imponendo una candidata che mal si è integrata nel Movimento regionale. Bianchi è persino riuscita nel difficile obiettivo di essere invisa sia all’ala dell’assessora Roberta Lombardi che a quella dell’ex sindaca Virginia Raggi. I Cinque stelle laziali, da sempre divisi in queste fazioni contrapposte, non hanno gradito l’imposizione dall’alto della candidata, un errore che ha minato la solidità del voto già alle elezioni politiche di settembre.

Oltre al suo passato da ambientalista e al cavallo di battaglia di Conte, la lotta contro il termovalorizzatore a Roma, di Bianchi non è rimasto impresso granché. Ma anche sul versante ecologista il Movimento è finito sotto attacco nei giorni della manovra di avvicinamento di Conte ai Verdi europei, quando Angelo Bonelli ed Eleonora Evi di Europa Verde avevano smontato punto per punto le ambizioni ecologiste del Movimento. Se non sarà eletta, prometteva nell’intervista su questo giornale, tornerà in Rai, dalla quale ha chiesto un’aspettativa. Bianchi ha detto di attendere con scaramanzia lo spoglio delle preferenze per decidere poi cosa fare: diventare consigliera o tornare in tv, magari in attesa delle elezioni europee del 2024.

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