Sembrava sparita per sempre, ma la Bicamerale, ovvero un organo parlamentare costituito da rappresentanze paritetiche di deputati e di senatori, è tornata in auge in questi giorni. Il merito è del deputato di Italia viva, Roberto Giachetti che, durante il tavolo di maggioranza, ha proposto di istituire una commissione con presidenza all’opposizione sulla gestione del Recovery fund. La proposta ha già trovato d’accordo parte dell’opposizione stessa ed era stata recentemente rilanciata dal segretario di Cambiamo, Giovanni Toti. La storia della Bicamerale però è molto più complessa ed è stata invocata nel corso degli anni dai personaggi politici più disparata da D’Alema a Renzi, da Craxi a De Mita. 

Tanti tentativi, pochi fatti

La prima Bicamerale a essere istituita fu la cosiddetta bicamerale Bozzi proposta nel dall’allora premier e leader socialista, Bettino Craxi con l’obiettivo di superare il bicameralismo perfetto e l’abolizione del semestre bianco, ovvero il periodo precedente alla nomina del nuove presidente della Repubblica in cui non si possono fare elezioni. 

Poi, nel 1993, in piena Tangentopoli, fu il turno della Bicamerale De Mita-Iotti che propose la nomina dei ministri da parte del presidente della Repubblica, la sfiducia costruttiva e la riduzione della durata della legislatura. Anche questa volta però le ipotesi rimasero tali. La Bicamerale nata per riformare la Prima Repubbica assistette in realtà al suo fallimento e alla fine anticipata della legislatura che avrebbe portato al primo governo Berlusconi. Proprio l’ex Cavaliere è stato al centro della Bicamerale del 1997 organizzata dall’allora premier e leader del centrosinistra, Massimo D’Alema. 

Le proposte sono varie e racchiudono, tra l'altro, il governo semipresidenziale e il rafforzamento dei poteri del governo. Per via delle sue continue giravolte e problematiche, il giornalista Indro Montanelli ribattezzò la commissione «un frittomisto». Alla fine il progetto riuscì ad arrivare in Aula a gennaio del 1998, ma i troppi contrasti tra le forze politiche portarono Berlusconi a ribalta il tavolo e chiedere il cancellierato e il proporzionale, ponendo infine un ultimatum. In conseguenza alle azioni forziste, il 9 giugno il presidente Massimo D'Alema  comunicò infine il venire meno delle condizioni politiche per proseguire.

Bicamerale, questa sconosciuta

Proprio l’esperienza dalemiana era stata varie volte criticata dal leader di Italia viva, Matteo Renzi, che l’aveva indicata come il classico esempio di riforme incompiute. Durante la campagna sul referendum del 4 dicembre 2016, l’allora premier aveva incitato gli italiani a votare “sì” dicendo: «O votate Si' e si cambia o si vota No o non cambia niente. Non c'e' la casella nuova bicamerale D'Alema-Berlusconi». Anche recentemente il senatore non era sembrato molto convinto dall’ipotesi Bicamerale. Rispondendo al forzista Renato Brunetta che l’aveva proposta, Renzi aveva detto «certo non farei commissioni bicamerali da dare a Brunetta». Forse aspettava il momento adatto per proporlo presidente.

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