Se alla Camera dovesse accadere quel che è successo al Senato, l'avvocato di Delle Chiaie indagato dall'antimafia potrebbe avere pure lui un bell’aumento di vitalizio. Stefano Menicacci da venerdì è agli arresti domiciliari per aver tentato di ostacolare le indagini sui collegamenti tra mafia e destra eversiva.

Nell’ordinanza emessa dal gip del tribunale di Caltanissetta si legge che ha chiesto a più persone prima che parlassero con la procura di escludere che Delle Chiaie sia mai andato in Sicilia. Delle Chiaie, morto nel 2019, non è un personaggio qualunque: è il fondatore di Avanguardia nazionale, gruppo delle destra eversiva, sciolto nel 1976, coinvolto in molti misteri italiani e ora al centro dei sospetti delle procure per la sua presenza a Palermo nei giorni dell’attentato di Capaci, in cui la mafia uccise il giudice Giovanni Falcone. 

Menicacci, dunque, secondo i pm avrebbe voluto in qualche modo tutelarlo. E per questo è indagato dall’antimafia, lo è stato anche in passato per associazione sovversiva ma poi prosciolto. Questo però non intacca i suoi privilegi, che anzi potrebbero crescere.

Il Senato due settimane fa ha approvato il ripristino in pieno dei dei vitalizi per i senatori ante 2012, prima cioè che la riforma Fornero facesse diventare la loro pensione contributiva invece che retributiva. Il Movimento 5 stelle l’aveva resa retroattiva nel 2018, e da luglio non è più così.

Alla Camera la situazione è in sospeso e riguarda oltre mille ex parlamentari, nel lungo elenco, troviamo proprio Menicacci.

Le telefonate

L’ex deputato è famoso per essere stato lo storico avvocato di Delle Chiaie, accusato di concorso in strage nell’attentato di Bologna del 2 agosto 1980, e poi assolto nel 1992 per “insufficienza di prove”. Menicacci e Delle Chiaie sono stati anche soci nella “Intercontinental Export Company LE.C. S.r.l.” e hanno dato vita negli anni ‘90 alla Lega Nazional Popolare, poi nelle liste della “Lega delle leghe”.

L’indagine è nata per verificare se ci sia stato inquinamento delle prove sull’esistenza di interessi comuni tra Delle Chiaie (e altri componenti della destra eversiva) e Cosa nostra nella pianificazione e realizzazione delle stragi del 1992.

Menicacci avrebbe chiesto a Domenico Romeo, anche lui agli arresti domiciliari, suo autista e parte del progetto delle leghe, di dare false informazioni. Di dire cioè «che non era mai stato in Sicilia in compagnia di Stefano Delle Chiaie», e che la sorella Maria Romeo, non fosse a conoscenza dei suoi rapporti di con il terrorista,  e infine «di non aver avuto alcun ruolo nel progetto politico delle leghe essendosi limitato a firmare dei documenti su richiesta di Stefano Menicacci».

Nelle intercettazioni il dialogo tra Menicacci e Romeo, che prende appunti. Il primo dice: «Siamo rimasti completamente estranei!», e Romeo: «Allora che devo scrivere Menicacci!?». Replica: «Io e lui!». E Romeo: «Ah io e lui! Ah io!». Tra ripetizioni e incomprensioni, in un’occasione l’avvocato ha voluto rivedere lo scritto. Romeo, di sua iniziativa ha aggiunto di non avere mai incontrato Licio Gelli, il “maestro venerabile” della loggia massonica eversiva P2.

Peccato che Romeo non abbia disdegnato di farsi intervistare da Report nel 2022. E allora panico: «Tu hai dichiarato in televisione che hai accompagnato Delle Chiaie a... a Ragusa in Sicilia!?». E Romeo: «No!». Menicacci: «Come, cazzo! L'ho sentito io!». E lì un nuovo appunto.

La vecchia indagine sulle Leghe

L’ordinanza del Gip, riprendendo l’istanza di archiviazione dell’indagine “Sistemi criminali”, ricorda che è accertato che nel 1991-1992 il vertice di Cosa Nostra, preso atto della “crisi” dei rapporti con i referenti politici tradizionali, decise di sancire la frattura anche con atti violenti.

Ed è provato che in Cosa Nostra venne presa «in seria considerazione l’opzione “secessionista”». Già prima «vi fu un’azione coordinata proveniente da ambienti della massoneria deviata (già legati soprattutto alla P2 e a Licio Gelli), della destra eversiva (facente riferimento soprattutto a Stefano Delle Chiaie) e della criminalità organizzata, tendente a creare i presupposti per la nascita e l’affermazione di un nuovo soggetto politico di riferimento (la “Lega delle Leghe meridionali”), cercando di inserirsi nel fenomeno in ascesa del leghismo settentrionale».

E così «all’inizio degli anni ’90 venne elaborato, in ambienti esterni alle organizzazioni mafiose ma ad esse legati, un nuovo “progetto politico”, attribuibile ad ambienti della massoneria e della destra eversiva — in particolare — agli indagati Licio Gelli, Stefano Delle Chiaie e Stefano Menicacci».

Il ripristino

Menicacci è stato eletto con il Msi alla Camera nel 1968. Rieletto ancora nel 1972 e nel 1976, quell’anno è passato al partito Democrazia Nazionale. La sua esperienza parlamentare si è protratta fino al 1979: circa dieci anni. Quanto è bastato per maturare una pensione che, prima del taglio deliberato nel 2018, era di 6.590,19 euro. 

Tra i nomi che adesso hanno beneficiato del miglioramento del vitalizio a Palazzo Madama c’è anche quello di Marcello Dell’Utri, condannato in concorso esterno in associazione mafiosa, amico intimo di Silvio Berlusconi, e fondatore di Forza Italia. Per un periodo si era visto eliminare il beneficio, dato che una delibera del 2015 firmata dall’allora presidente del Senato, Piero Grasso, lo aveva tolto ai condannati. Anche la Camera aveva fatto lo stesso. Ma il Senato ha deciso di eliminare questa misura già nel 2021.

Il bilancio

Giovedì prossimo Montecitorio dovrà approvare il bilancio. Il Movimento 5 stelle ha intenzione di presentare un ordine del giorno in modo tale che non accada quanto si è verificato al Senato. Il testo firmato dal capogruppo Francesco Silvestri invita il parlamento a «una posizione ferma e rigorosa» al fine «di contrastare e di reagire ad ogni eventuale tentativo demolitorio, anche di carattere parziale» della decisione del 2018.

Fratelli d’Italia, il partito nipote dell’Msi, si è detto d’accordo con la linea del rigore. Nessuno parla più di togliere il vitalizio ai condannati, alla prova del voto si capirà se non vogliono aumentarlo a tutti.

© Riproduzione riservata