Sotto la spinta della crisi dei prezzi del gas, l’Italia ha scelto di dire sì a due rigassificatori galleggianti fino al 2048 per aumentare l’import di metano. Sono partite quest’estate le procedure accelerate per installare le navi che Snam ha acquistato per 750 milioni di euro (e che verranno ripagate in bolletta) con il fine di staccare l’Italia dalla dipendenza dal gas di Vladimir Putin.

Le aree in cui saranno posizionati i rigassificatori, Piombino e Ravenna, sono state scelte dal governo, e accolte rispettivamente con e senza polemiche, ma in entrambi i casi Snam, partecipata da Cdp, ha chiesto l’autorizzazione per 25 anni dall’avvio, una soluzione comune per i rigassificatori galleggianti e che finora nessuno sta mettendo in dubbio. Il nodo di Piombino infatti era che la nave, considerata dai politici locali fonte di rischi ambientali ed economici, restasse o meno nel porto, ma dopo una lettera del presidente della regione Eugenio Giani, nominato commissario straordinario al rigassificatore toscano, e una riunione al ministero della Transizione ecologica, si è deciso di optare per uno spostamento al largo della costa dopo tre anni. L’infrastruttura potrà comunque restare operativa per i restanti ventidue a discrezione di Snam.

La campagna elettorale paralizza le decisioni sulla crisi del gas

Piombino

Piombino, città ferita dall’inquinamento delle acciaierie, è stata “tradita” dalla sua banchina. Una delle caratteristiche che hanno fatto sì che la città toscana diventasse la meta prescelta è la struttura del porto. Subito dopo che la Costa Concordia colò a picco davanti all’Isola del Giglio nel 2012, partirono i lavori di ammodernamento già previsti per le acciaierie per permettere lo smantellamento del relitto. Alla fine la Costa Concordia fu mandata a Genova, ma venne comunque realizzata la banchina: con quasi 15 metri di pescaggio ora può permettere di posizionarsi alla Golar Tundra, la nave lunga 300 metri e larga 40 acquistata da Snam a inizio giugno e che serve per riportare allo stato gassoso il gas liquefatto. Il punto di ingresso dei gasdotti è a 9 chilometri. Il commissario Giani ha di recente firmato la convocazione della conferenza di servizi per il 19 settembre. L’autorizzazione per legge deve arrivare entro il 29 ottobre e il presidente toscano nonostante le ripetute e trasversali proteste, a partire dal sindaco Francesco Ferrari, di Fratelli d’Italia, non ha mai messo in dubbio l’opera. I vari enti coinvolti hanno presentato le controdeduzioni, e Snam sta preparando le risposte. Qualora arrivasse l’autorizzazione, a novembre l’impianto potrebbe essere operativo da aprile 2023.

Ravenna

Foto Massimo Paolone/LaPresse 2 Agosto 2022 Bologna - 42° anniversario della strage alla stazione del 2 agosto 1980 Nella foto: Stefano Bonaccini August 2, 2022 Bologna - 42nd anniversary of the massacre at the station of August 2, 1980 In the pic: Stefano Bonaccini

Discorso diverso per Ravenna, distretto dell’oil&gas in Italia dove Eni è presente da decenni. La scelta che i rigassificatori fossero entrambi ormeggiati a nord deriva dal fatto che il fine è quello di dire addio al metano russo che approda a Tarvisio, in Friuli Venezia-Giulia, e dunque verrebbe a mancare una fonte di approvvigionamento settentrionale. A questo bisogna aggiungere la presenza delle industrie. Insieme i due rigassificatori potrebbero coprire 10 dei 29 miliardi di metri cubi di gas importati dalla Russia. La Conferenza dei servizi sotto il controllo del commissario e presidente di regione Stefano Bonaccini, è stata annunciata lo scorso cinque agosto.Nella scheda depositata da Snam si legge che la BW Singapore, acquistata all’inizio di luglio e con una capacità di rigassificazione di circa 5 miliardi di metri cubi, circa un sesto della quantità di gas naturale oggi importata dalla Russia, dovrà essere collocata a circa 8,5 chilometri al largo di Ravenna, in corrispondenza della piattaforma offshore esistente di Petra (dello storico Gruppo Pir), che sarà adeguata e ammodernata.

Poi il rigassificatore sarà collegato al più vicino punto di interconnessione con la rete nazionale dei gasdotti, a circa 42 chilometri dal punto di ormeggio, a nord-ovest della città, una parte in acqua e una via terra.

A Ravenna i tempi sono più lunghi perché serviranno più lavori visto l’ormeggio offshore, anche se nei pressi di una piattaforma. Se le scadenze saranno rispettate, i lavori partirebbero all’inizio del 2022 e nell’autunno del 2024 sarebbe possibile cominciare a incamerare gas aggiungendo cinque miliardi di metri cubi. A margine del meeting di Rimini Bonaccini non ha mostrato alcun dubbio: «Il rigassificatore lo faremo».

L’acquisto

La Germania, che ha deciso di noleggiare quattro rigassificatori galleggianti ma ne sta costruendo altri fissi, sta affittando le navi per dieci anni. L’Italia, ha invece optato per l’acquisto di due navi e ha avviato la valutazione delle infrastrutture in modo tale che il via libera copra tutta la vita utile così come stimato dall’Autorità per l’energia anche se possono essere vendute o dismesse, e con un iter molto più veloce sotto la spinta del governo Draghi e del ministro Cingolani.

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