Bruno Tabacci, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ha passato qualche ora complicata. L’inchiesta di Domani che ha rivelato come il figlio fosse stato assunto da Leonardo, non è piaciuta affatto al premier Mario Draghi e al ministro dell’Economia Daniele Franco, che hanno chiesto conto della vicenda sia al leader di Centro democratico sia ad Alessandro Profumo, ad del colosso degli armamenti.

Draghi, infatti, non sapeva nulla di un’assunzione politicamente e mediaticamente sensibile, dal momento che Leonardo è realtà controllata dallo stato, e soprattutto perché lo stesso Tabacci ha ottenuto proprio dal premier le deleghe sullo spazio, uno dei core business dell’ex Finmeccanica e del dipartimento “Chief Strategic Equity Officer” dove è entrato il rampollo con uno stipendio da 80-90 mila euro l’anno.

Domani ha però scoperto un’altra vicenda, che risulta quantomeno anomala: Tabacci si è infatti adoperato nelle scorse settimane affinché l’Agenzia spaziale italiana – ente che dipende anche anche dal dipartimento per la programmazione economica dopo la scelta di Draghi di spogliarsi delle deleghe spaziali – assegnasse un progetto di ricerca retribuito al capo della segreteria tecnica del sottosegretario, il giornalista-avvocato Carlo Romano.

Dal 2004 portavoce di Tabacci e da tempo tesoriere del partito centrista Centro democratico, Romano è adesso a palazzo Chigi insieme con il suo mentore che l’ha voluto capo dello staff. All’Asi, secondo gli intendimenti, dovrà occuparsi di un compito assai delicato: il monitoraggio della spesa dei soldi che arriveranno, grazie al Recovery fund, all’agenzia spaziale. Si tratta di circa 2,3 miliardi di euro.

La versione di Saccoccia

Ma come mai il presidente dell’Asi Giorgio Saccoccia ha scelto proprio Romano e non un tecnico specializzato? Contattato, Saccoccia dice: «Chi le ha dato il mio numero? Non posso rispondere a cose di questo tipo al telefono. Lei sta dicendo che ho annunciato un progetto di ricerca di Carlo Romano durante il mio cda? Guardi che è molto grave, lei mi sta dicendo cose che sono accadute nel mio consiglio di amministrazione, è gravissimo! Devo fare interventi pesanti. Stia attento! Ma da chi ha ricevuto queste informazioni? Me lo deve dire!». A domanda specifica, ossia se esiste o meno un rapporto di lavoro tra l’Asi e l’uomo di Tabacci, Saccoccia aggiunge: «Io non capisco bene che mi sta chiedendo. Allora io le dico che non ho fra i miei dipendenti Carlo Romano, in questo momento. Informatevi meglio prima di scrivere qualcosa sui giornali, create solo disturbo. Prenda informazioni più chiare, prossima volta si prepari meglio, come si permette di chiamare il presidente dell’Asi, chiami l’ufficio stampa non me. Comunque di Romano ho grandissimo rispetto per lui, è una persona di altissimo livello».

Per svelare l’arcano, ossia che tipo di collaborazione si sta studiando tra il tesoriere del partito di Tabacci e l’Asi, contattiamo dunque il sottosegretario. Che ci dice solo che il suo fedelissimo, «se e quando inizierà a collaborare con Asi, non farà purtroppo più il capo della mia segreteria tecnica. Ove questo accadesse, mi auguro almeno mi mantenga il saluto». Insomma, secondo Tabacci spostare all’agenzia spaziale Romano sarebbe, per il giornalista, un sacrificio.

Il giallo viene svelato dallo stesso tesoriere del Centro democratico. Modenese doc, già capo ufficio stampa dell’ex presidente del Csm Michele Vietti e “ghostwriter” istituzionale di alto livello, Romano scrive nel curriculum di essere stato anche presidente dell’associazione “I Volenterosi”, animata un tempo dal solito Tabacci e da Daniele Capezzone. Lo stesso nome, per la cronaca, usato dall’allora premier Giuseppe Conte nel gennaio scorso, quando tentò di arruolare (anche con la sponda del deputato Tabacci) parlamentari “responsabili” che votassero la fiducia al suo governo avvitato verso la crisi. Nessuna esperienza nell’aerospazio né in campo di monitoraggio economico.

«Le confermo che esiste la possibilità concreta che io vada all’Asi, con un contratto a progetto che non ho ancora firmato, ma che sarà nel caso della durata di tre anni con una retribuzione, credo, di 80mila euro l’anno. Non ho ancora letto il contratto» spiega Romano a Domani. «Mi occuperò di monitoraggio della spesa dei 2,3 miliardi che arriveranno per l’aerospazio dai fondi del Pnrr. Conflitti di interesse? Non ne vedo. Nell’ipotesi che io vada all’agenzia spaziale, un minuto prima infatti concluderei il mio attuale contratto alla presidenza del Consiglio. Lascerei naturalmente anche il ruolo di tesoriere in Centro democratico. Ho già identificato un sostituto. Segnalo poi che i soldi che arriveranno sono di competenza del Dipartimento per la programmazione economica, che fa capo proprio a Tabacci. È il sottosegretario, di sua sponte, che ha deciso di girarli all’Asi per una gestione più funzionale».

Poco entusiasmo

Al Dipe, spiegano altre fonti dell’entourage di Tabacci, non ci sarebbero infatti competenza specifiche sul settore aerospaziale, e dunque bisognerebbe fare nuove assunzioni di personale per spendere bene quei denari. «Ecco perché il sottosegretario ha deciso di darli direttamente all’Asi». Insomma, il contratto triennale non ancora firmato non sarebbe stato pensato per mettere un suo uomo a guardia della cassa, come sospetta qualcuno, ma solo per risparmiare. «Non credo che molti altri politici rinuncerebbero a gestire somme così importanti» conclude Romano «io non dovrei per forza andare all’Asi per gestire questi soldi, avrei potuto occuparmi di coordinare le spese dell’aerospazio anche come capo della segreteria tecnica del capo del Dipe. A questo punto, visto l’attenzione mediatica che lei sta dando, non so nemmeno se mi interessa davvero più andarci. Posso anche restare al Dipe, dove possiamo alla fine mantenere i fondi».

Dunque, lo spostamento all’Asi non sarebbe affatto cosa anomala. Molti, all’agenzia spaziale, non sono però entusiasti del possibile arrivo del segretario. Credono infatti che quattro mesi di esperienza contabile siano troppo pochi per un giornalista per aver imparato a monitorare a perfezione somme così rilevanti in un settore strategico per il paese. Alcuni, infine, non hanno apprezzato il metodo del presidente Saccoccia: la chiamata di Romano sarebbe infatti diretta, senza bando pubblico e senza selezione. Secondo fonti interne, un’imposizione politica de facto.

Nemmeno a palazzo Chigi, dove Tabacci e Draghi non si parlano da quando l’ex democristiano ha nominato in un comitato di consulenti l’ex ministro del Lavoro Elsa Fornero senza avvertire il premier, sanno nulla della gestione dei 2,3 miliardi previsti per l’aerospazio, né del possibile contratto a progetto del portavoce del leader di Centro democratico. Negli uffici di Draghi cadono tutti dal pero. Esattamente come per la vicenda dell’assunzione del figlio a Leonardo. Tabacci ha però sempre avuto un profilo autonomo: adesso se ne stanno accorgendo tutti. Anche il presidente del Consiglio.

 

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