La vicenda di Alfredo Cospito, l’anarchico condannato all’ergastolo ostativo per un attentato fallito, divide la politica, illuminando anche diverse sfumature all’interno della maggioranza e addirittura nei singoli partiti che la compongono. 

Il partito della presidente del Consiglio, Fratelli d’Italia, si è schierato intorno a Giorgia Meloni, che domenica pomeriggio ha diffuso una nota in cui conferma la linea dura: le azioni degli anarchici dei giorni scorsi «non intimidiranno le istituzioni. Tanto meno se l’obiettivo è quello di far allentare il regime detentivo più duro per i responsabili di atti terroristici».

La destra

Le ha fatto eco Tommaso Foti, capogruppo a Montecitorio, che ha confermato che «lo Stato non può certo alzare bandiera bianca. Lo stato c’è, è presente e si fa sentire, non scende a patti» all’agenzia Agi. Per il presidente dei deputati «si tratta di valutazioni che spettano all’amministrazione carceraria, magari con un trasferimento in una struttura dove può essere curato, ma senza intaccare il 41 bis».

Giovanni Donzelli, coordinatore nazionale del partito, ha detto di sperare in tempi veloci per la valutazione del ricorso in Cassazione in programma per il 7 marzo, uno dei due che il legale dell’anarchico ha presentato. L’altro è sulla scrivania del ministro della Giustizia Carlo Nordio.

«L'anticipazione dei tempi dipende non dal governo ma dalla giustizia italiana. Più si fa in fretta e meglio è. Ma pensare che si possano modificare le proprie convinzioni in base alle minacce, alle bombe e agli attentati, no. Non può essere questo lo stato italiano» ha detto il deputato. 

Oltre a Meloni, sono pochi i leader che hanno preso posizione. Per la Lega ha parlato Andrea Ostellari, sottosegretario alla Giustizia, che non vede pentimento nell’atteggiamento di Cospito: giusto dunque, dal suo punto di vista, che rimanga dov’è. «lo stato non sta compiendo alcun illecito contro di lui. Si è dichiarato apertamente terrorista ed è stato condannato, non è in una fase di misura cautelare. Nonostante il suo prolungato sciopero della fame, la decisione sulle sue condizioni spetta ai medici. E se loro sostengono che la sua situazione è sotto controllo ci dobbiamo fidare».

In Forza Italia ci sono diverse sfumature. Il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri è netto nel chiedere segnali di fermezza: «L'isolamento che prevede il 41 bis non è una vendetta dello stato, come alcuni pensano, ma serve, in carcere, a non avere contatti, anche indiretti, con l’esterno in caso di detenuti pericolosi».

È opportuno, secondo il senatore, che Cospito «resti dove sta e nessuno cancelli il 41 bis. Dopodiché sui ricorsi in Cassazione non sono il governo e la politica a prendere le decisioni ma i magistrati che faranno le loro valutazioni, che, ci auguriamo, saranno dure contro questi criminali».

Più moderata la posizione del ministro degli Esteri Antonio Tajani, che sta lavorando sugli attentati alle rappresentanze diplomatiche italiane all’estero riconducibili alla pista anarchica: «Dobbiamo separare la vicenda personale, su cui è competenza del ministro di Giustizia intervenire, e la vicenda che riguarda gli attacchi. Il ministro Nordio si baserà su quello che gli forniscono i magistrati competenti nella lotta al terrorismo» ha detto, chiamando in causa il titolare della Giustizia che ha di fronte a sé un ricorso in scadenza il prossimo 12 febbraio.

Le opposizioni

Anche sul tema del caso Cospito, le opposizioni faticano a trovare una linea comune. Il terzo polo chiede per bocca della capogruppo al Senato Daniela Ruffino una punizione severa e inflessibile per l’anarchico che «incita i compagni dell’anarchia a compiere atti di violenza contro lo stato e i suoi simboli», ma si pone anche la domanda se serva «riabilitare chi è stato condannato per reati gravissimi contro lo stato o le persone, se non è possibile concedergli la speranza del reinserimento?» Per la senatrice, se non «serve» la riabilitazione, come nel caso di Cospito, «si deve prevedere la riforma dell'art. 27 della Costituzione laddove si legge che ”le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”». Per l’ex ministra Elena Bonetti, invece, «la democrazia deve tutelare la dignità di tutto e di tutti».

Più univoca la posizione del Pd, che ha chiesto fin da subito lo spostamento di Cospito in un carcere che dispone di un centro clinico in grado di offrirgli l’assistenza necessaria, come quello del penitenziario di Opera a Milano dove è stato trasferito ieri. Una parte del partito ha domandato anche che il governo valuti la revoca del regime di carcere duro.

«È necessario che con urgenza le istituzioni preposte valutino se permangono le condizioni per la sua detenzione al 41 bis» ha detto la responsabile giustizia del Pd, Anna Rossomando. Sulla stessa linea l’ex ministro Andrea Orlando: «Non si possono usare gli atti intimidatori come un alibi. Legare il 41 bis ad una sorta di ritorsione significa fare il gioco di chi nega alla radice l’esistenza dello Stato di diritto e per questo giustifica l’uso della violenza» ha scritto il dirigente dem su Twitter. 

Anche da Alleanza Verdi Sinistra si chiede che Cospito ottenga assistenza: «Non è un boss mafioso e, volenti o nolenti, non ha ucciso nessuno. Costringerlo all’ergastolo ostativo del regime 41 bis è stata, a mio avviso, una palese forzatura e un errore colossale» scrive la senatrice Ilaria Cucchi su Instagram. 

Il Movimento 5 stelle nel tardo pomeriggio diffonde una nota per appoggiare il trasferimento da Sassari a Milano e si rimette alla decisione della Cassazione. «l regime previsto dal 41 bis non è un aggravamento della pena ma serve a impedire collegamenti con le organizzazioni di appartenenza e su questo, per il regime carcerario di Alfredo Cospito, sarà la Corte di Cassazione a esprimersi» scrivono le capogruppo nelle commissioni Giustizia Valentina D’Orso e Ada Lopreiato.

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