Mentre si consuma la crisi interna a Movimento 5 stelle e centrodestra, dopo il discorso di Mario Draghi in Senato, nel Salone Garibaldi compare anche Antonio Razzi, l’ex senatore che con il suo passaggio nel Popolo delle libertà ha salvato il governo Berlusconi nel 2010. Oggi assiste alla crisi da spettatore. 

Una crisi di governo più caotica di quelle a cui ha assistito durante le sue altre legislature.
Non c’è mai stato un premier così duro come ha parlato oggi Draghi, che ha parlato bene. Per come la vedo io abbiamo il top del top in Italia ed è peccato che gli stiamo facendo fare anche delle brutte figure. Lui non è stato eletto, si è preso questa responsabilità per portare l’Italia fuori dalla crisi e per farle avere quel benedetto Recovery plan. 

Quello l’ha negoziato Conte però.
Conte c’ha provato, però l’Europa con Draghi ha più garanzie. Dopo queste dichiarazioni ha messo in difficoltà tutti perché adesso si devono esprimere davanti agli italiani. «Se voi volete ci sto, altrimenti me ne vado», tanto non è che rimane senza lavoro. 

C’erano più certezze quando era presidente del Consiglio Silvio Berlusconi?
C’erano delle scaramucce, ma non come questa. Siccome Berlusconi era votato era tutta un’altra cosa. L’ultimo che abbiamo votato è stato Berlusconi, gli altri li ha messi il presidente della Repubblica. Per questo la sua parola aveva un peso. Quella di Draghi ce l’ha perché può dire «Oh, m’avete cercato voi, non è che so’ venuto io». Io penso che dovrebbe prendere la fiducia all’unanimità, per il bene del paese in questo momento.

E i leghisti? A loro piace l’idea della campagna elettorale.
(Ride) Adesso il primo partito del centrodestra è quello della Meloni, una cosa che è facile per chi sta all’opposizione. Non è così facile governare invece. Tutti quelli che vogliono la campagna elettorale devono stare attenti a cosa promettono: se prometto l’oro e poi non porto nemmeno lo stagno. 

Quindi la Lega non potrà mai mantenere le sue promesse?
Mica solo la Lega. È bello fare “bla bla bla” in campagna elettorale, poi quando sei qui è molto difficile. 

Si parla di un’ulteriore scissione dei grillini in queste ore. Da senatore che è rimasto negli annali come transfugo per eccellenza cosa ne pensa?
Io mi sono meravigliato di quella vicenda. Faccio nomi e cognomi perché non me ne frega e questo signore l’ha già fatto quando mi ha chiamato in causa: il ministro degli Esteri diceva «vergogna, voltagabbana, Razzi, nessuno deve uscire e chi esce deve lasciare gli incarichi». E lui che ha fatto? È stato il primo ad andarsene e avrebbe dovuto pure dimettersi perché quel ministero appartiene ai Cinque stelle e lui non essendolo più doveva fare le valigie e fare il parlamentare semplice. È stato eletto quindi secondo me il parlamentare può continuare a farlo, anche se lui ha sempre detto l’opposto. A fare chiacchiere sono tutti bravi, poi quando la questione tocca personalmente è diverso. Si deve vergognare. Io sono fiero di quello che ho fatto, perché il mio caso era completamente diverso, io non l’ho fatto per soldi. 

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