«L’Italia è chiamata a giocare la partita del proprio futuro, superando vecchi slogan e ricette inefficaci». Il sindaco di Terni Stefano Bandecchi si propone così in vista del congresso di Alternativa popolare in programma per oggi e domani nella città umbra. Eppure è lui il primo a proporre «vecchi slogan», come la certezza che guardare il sedere delle belle donne è un atteggiamento «normale».

L’eco di Silvio Berlusconi si sente forte, ma con un vocabolario ancora più popolare di quello che l’ex premier usava nelle sue leggendarie barzellette. Il resto del comunicato, piuttosto scarno, annuncia «relazioni dei protagonisti del partito, interventi di ospiti quali rappresentanti degli altri partiti, giornalisti, studiosi e opinionisti».

Sembrerebbe un vero congresso di partito, peccato che per ora, almeno sul sito nella sezione “team”, ci sono solo tre nomi: quello del presidente Paolo Alli, quello del tesoriere Angelo Capelli e quello del sindaco Bandecchi stesso. Una squadra ristrettissima che ruota tutta intorno al frontman. Bandecchi, però, da solo garantisce secondo i sondaggi già un 7 per cento di consensi al suo candidato alle prossime regionali umbre, il vicesindaco Riccardo Corridore. Chi ben comincia è a metà dell’opera. Il partito però ha anche già un candidato al comune di Perugia: quel che è certo è che a destra, soprattutto in zona Lega, sono parecchio preoccupati.

Ma c’è tempo per crescere e farsi conoscere, confida Bandecchi, che nei reel che pubblica in continuazione sul suo profilo Instagram, ogni giorno conta mesi e anni che mancano al suo ingresso a palazzo Chigi (tre anni e otto mesi secondo gli ultimi conteggi, se qualcuno volesse conoscere le previsioni). Negli ultimi due giorni prima del congresso si è anche fatto seguire in una sua “giornata tipo” da una troupe delle Iene, tutto ovviamente metadocumentato sul canale Instagram.

Negli ultimi mesi, il primo cittadino di quella che era una roccaforte rossa costruita intorno all’acciaieria che negli ultimi anni ha avuto un destino difficile coglie ogni occasione per farsi notare per le sue dichiarazioni. L’ultima, sugli uomini «normali» che amano i sederi femminili e provano a portare a letto le donne che gli piacciono (i termini non erano esattamente questi), è rimbalzata ovunque.

Ma aveva fatto notizia l’autunno scorso anche la rissa sfiorata con un esponente dell’opposizione in Consiglio comunale. Sotto i post che ripropongono le sue uscite parecchi commenti sono di apprezzamento, come chi scrive «sei il numero uno! Meglio della Meloni», o chi evoca il Maalox di salviniana memoria per chi si indigna di fronte alle frasi del sindaco. La traiettoria di Bandecchi inizia a farsi insidiosa per i populisti. E lui giura che non diventerà mai «un salottiero»: «Io, parlo come gli italiani, quelli in carne e ossa, quelli che si sacrificano e rompono la schiena per portare il piatto a tavola».

Tanti anche quelli che sui social lo contestano, ma Bandecchi sembra convinto della massima dell’“importante è che se ne parli”, considerato che rilancia anche post e dichiarazioni dei suoi detrattori, come i Cinque stelle che hanno chiesto che non sia più invitato in Rai dopo uno scontro in trasmissione con la parlamentare grillina Anna Laura Orrico. Occasione per replicare e scippare il popolo dei vaffa ai grillini: «Abominevoli, ieri mandavano tutti a cagare e oggi piangono».

Bandecchi è il meglio attrezzato per il salto di qualità nella politica nazionale tra gli uomini forti che negli ultimi anni hanno appassionato l’opinione pubblica italiana. Il sindaco dispone – oltre a un profilo Instagram da oltre 30mila follower – di un’università ma, soprattutto, è editore di Radio Cusano Tv dove, nel dubbio, conduce L’imprenditore e gli altri, ulteriore occasione per presentarsi a potenziali elettori.

Vannacci e gli altri

E se il neopresidente argentino Javier Milei è diventato famoso per aver agitato una motosega durante un corteo, in Italia, oltre a Bandecchi, altri “piccoli Milei” stanno crescendo. Personaggi dai modi spicci e senza peli sulla lingua come Roberto Vannacci. Il generale che, dopo il successo insperato del libro Il mondo al contrario, sta per dare alle stampe una nuova opera.

Sogno proibito di Matteo Salvini, Vannacci potrebbe essere candidato dalla Lega alle prossime europee, ma anche scegliere di correre da solo. Una opzione che sarebbe rischiosa per il vicepremier, che teme di essere superato a destra dall’uomo forte dell’esercito che non esita a definire le femministe «fattucchiere» e gli omosessuali «anormali».

Il tono è più curato, ma Vannacci dice cose che il ministro dei Trasporti non può permettersi di dire neanche durante le uscite sopra le righe a cui non ha certo rinunciato. Vannacci è stato l’eroe dell’estate, campione delle presentazioni del suo libro che hanno raccolto numerosi fan convinti che finalmente il dominio – per lo meno quello percepito da chi lo soffre – del politicamente corretto iniziasse a mostrare le prime crepe.

Ma anche le comparsate in trasmissioni Rai – Giù la maschera di Marcello Foa o Chesarà di Serena Bortone, dove ha definito «statista» Benito Mussolini – non lo hanno salvato da un lento declino nel numero delle presenze pubbliche.

Ora sembra solo aspettare che il suo nuovo libro torni a radunare coloro che cercano qualcuno che dica “le cose come stanno”. Vale per Bandecchi, per Vannacci ma anche per Cateno De Luca, che da sindaco di Taormina è arrivato in parlamento con due parlamentari eletti l’anno scorso e ora aspira a diventare parte di una cosa centrista insieme alle altre anime tormentate di quell’area politica, da Azione a +Europa, passando, se dovesse essere d’accordo, anche per Matteo Renzi.

Di Bandecchi condivide il tono pragmatico, del Salvini alla prima maniera la passione per le dirette social senza fine, ma il suo modello comunicativo va al di là degli slogan d’area e delle dimostrazioni di virilità. De Luca prova piuttosto a segnalarsi come amministratore capace che sa risolvere i problemi pratici dei cittadini che amministra, ma è sempre pronto a mostrarsi come un uomo qualunque: intento a fare il caffè o a gustare l’impanata gelese prima di presentare il suo libro Non è tutto successo.

Se le ambizioni di De Luca sono nazionali ed europee, a coprire una scala un po’ più piccola – un Trump di provincia, per così dire – c’è Antonfrancesco Vivarelli Colonna. Candidato civico del centrodestra, nel 2021 è stato rieletto sindaco di Grosseto, incarico che aveva già ricoperto dal 2016. Ostile ai blocchi stradali di Ultima generazione, al “gender” e ovviamente al politicamente corretto, si rivolge ai suoi follower con slogan semplici e diretti: «Viva l’italiano, viva la semplicità» oppure «dammi la forza per un comunista in meno» sotto un video in cui si allena e prega.

Un altro Boris Johnson de noantri che va dritto per la sua strada anche quando si tratta di intitolare una via a Giorgio Almirante: «Basta con le polemiche ideologiche», questione chiusa. E, per non sbagliare, è pure un appassionato dei balletti su TikTok. Beppe Grillo, in confronto, sembra quasi un principiante.

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