Nessuno si salva. Che sia la commissione parlamentare sul Covid o il ruolo della Corte dei conti, la clava parlamentare della maggioranza, con Fratelli d’Italia capofila, colpisce chiunque sia visto come avversario. Certo, cambiano gli strumenti tecnici: emendamenti, proposte di legge o commissioni di inchiesta; il risultato è sempre lo stesso. Quello di colpire chi disturba il manovratore. Talvolta anche con la sponda dell’ex terzo polo.

L’ultimo atto è il testo, depositato alla Camera, che vuole riformare il ruolo della Corte dei conti, diventato ormai un bersaglio abituale di questo governo: già sul Pnrr è stato eliminato il controllo concomitante. Adesso si predispone un passo in avanti nella limitazione dei poteri, che entra nell’attività ordinaria. Come anticipato da Repubblica, la proposta vuole circoscrivere il raggio di azione della magistratura contabile: dopo «il controllo preventivo di legittimità […] non sarà più possibile sottoporre a giudizio per responsabilità erariale gli amministratori che lo abbiano adottato», si legge nella relazione illustrativa. Sparisce il controllo ex post degli atti, insomma.

La firma apposta sull’iniziativa è quella di Tommaso Foti, capogruppo a Montecitorio di Fratelli d’Italia. Insomma, non un’azione solitaria di un peones a caccia di visibilità ma l’affondo di un fedelissimo della premier Giorgia Meloni. Il provvedimento deve avviare ed eventualmente superare l’iter di approvazione a Montecitorio. Intanto il messaggio nella bottiglia è stato lanciato.

Commissioni pesanti

Oltre alle proposte di legge, ci sono le commissioni di inchiesta parlamentare progettate come un mezzo per puntare il dito contro le opposizioni. Un modus operandi che capovolge i principi democratici, secondo cui le minoranze vigilano sulla maggioranza. In questo caso, invece, vengono schiacciate addirittura con organismi che nascono con la logica di essere “super partes”. Un esempio è la commissione sul Covid, pronta al battesimo dopo una lunga gestazione.

Ha ottenuto, in seconda lettura, il via libera dal Senato, che ha compiuto delle modifiche al testo, ed è perciò tornata alla Camera dove è stata incardinata in commissione. Entro febbraio è destinata alla definitiva approvata beneficiando dei voti favorevoli di Italia viva, che fin dal primo momento ha chiesto l’istituzione di questo apposito organismo. E, per come è stata pensata, sarà il modo per mettere sotto processo la gestione del governo Conte bis, che ha affrontato le prime ondate di pandemia, quelle più pesanti.

Salta agli occhi, infatti, l’assenza di qualsiasi riferimento all’operato delle regioni durante la massima circolazione del coronavirus: nel mirino finiscono principalmente l’ex presidente del Consiglio e attuale leader del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, e l’allora ministro della Salute, Roberto Speranza, oggi deputato del Pd. «È evidente il tentativo di usare politicamente l’argomento, cercando di trasformare la commissione in un “tribunale” ad uso e consumo di una parte politica», dice a Domani il deputato dem, Gianni Girelli, che ha seguito l’iter della proposta fin dai primi passi. E intanto un’altra commissione si staglia all’orizzonte: quella sul Superbonus.

Fratelli d’Italia ha annunciato la volontà di costituire questo nuovo organismo per investigare sulla «più grande mangiatoia di ladri e truffatori della storia d’Italia», ha detto nei giorni scorsi il deputato meloniano, Francesco Filini, punto di riferimento del centro studi di FdI. Un progetto pericoloso, che si muoverebbe su un crinale quasi mai sperimentato: l’indagine su una misura voluta dall'esecutivo e soprattutto dal Movimento 5 stelle, in particolare dietro la spinta dell’ex ministro Riccardo Fraccaro.

Silenzio, stampa

Sono lontani, insomma, i tempi in cui le commissioni servivano per fare chiarezza su fatti storici: è avvenuto per alcune delle commissioni d’inchiesta più impattanti sulla storia repubblicana, quella sulla P2 e sulla ricostruzione post terremoto in Irpinia.

A chiudere il cerchio c’è l’assalto a un altro nemico individuato dalla destra al potere: l’informazione. La sponda questa volta è arrivata dall’ex berlusconiano (e poi alfaniano), Enrico Costa, attuale deputato di Azione. L’emendamento-bavaglio, approvato nella legge di delegazione europea, impone il divieto di pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare. La mobilitazione dei giornalisti non ha scalfito le convinzioni della destra. Meloni, nella conferenza stampa di fine anno, ha anzi difeso l’iniziativa. Preziosa nella logica, cara alla destra, di punizione degli avversari.

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