La guerra in Ucraina prima e poi il Milleproroghe, con lo scontro sulla norma salva-calciomercato, suonano il gong dopo le festività. Matteo Salvini deve giocarsi tutte le carte per non essere schiacciato dall’alleata Giorgia Meloni. Il leader della Lega è pronto a sfoderare il profilo pacifista sul conflitto russo-ucraino e aggrapparsi al tema della valorizzazione dei vivai delle squadre di serie A.

Del resto, cronache alla mano, nemmeno il clima natalizio ha riportato il sereno nella maggioranza, avvelenato dal Capodanno di fuoco, o meglio da arma da fuoco, a Rosazza. Poi ci sono state le tensioni sulle regionali che rischiano di lasciare il segno. Il nervosismo accumulato è destinato a riverberarsi sul lavoro in parlamento. A cominciare dagli aiuti all’Ucraina. Il voto è il bollino politico da apporre alla decisione.

Il decreto dello scorso dicembre dà già piena legittimità alla proroga per tutto il 2024 del sostegno militare all’Ucraina: la conversione è prevista nelle prossime settimane. La pratica sarebbe conclusa. Ma l’esecutivo ha voluto relazionare sulla strategia a favore di Kyiv. Domani alla Camera sono previste le comunicazioni del ministro della Difesa, Guido Crosetto, sul tema.

Aiuti in silenzio

La presidente del Consiglio è inflessibile sulla linea atlantista, abbracciata fin dal primo momento. E pretende massima lealtà, ancora di più ora che l’Italia ha assunto la presidenza del G7. Non senza creare qualche imbarazzo alla Lega di Matteo Salvini.

L’invio di equipaggiamenti militari richiesti da Volodymyr Zelensky è stato per mesi oscurato mediatamente dalla guerra a Gaza. Con il "favore del silenzio" è stato varato il decreto, mentre Crosetto ha informato il Copasir sulle armi spedite a Kyiv. Un paletto è stato fissato dalla Lega: «Voteremo con gli alleati come sempre», è la posizione arrivata dai vertici. Nessuno strappo clamoroso. Anche perché porterebbe dritti alla crisi di governo.

La tentazione sarebbe di una risoluzione leghista, sempre a favore, ma più sfumata e con toni maggiormente pacifisti. L’ipotesi però è tramontata. Sarebbe un’eccessiva fuga in avanti. Così la Lega sta limando la presa di posizione in un esercizio di equilibrismo. Il peso sarà sulle parole non sul voto. Una delle tesi che passerà, durante il confronto a Montecitorio, è quella del senatore, Claudio Borghi, che ha già espresso un concetto chiaro: «Le sanzioni alla Russia hanno fatto male anche all’Italia».

Un modo per mostrare la differenza tra Lega e Fdi. Certo, se avesse potuto, il partito di Salvini avrebbe volentieri evitato di dare l’ennesimo via libera all’invio di armi all’Ucraina. Con la morte di Silvio Berlusconi, dentro Forza Italia c’è stato un totale allineamento alla linea meloniana. E per Fdi è l’ennesima opzione win-win: mette in ambasce gli alleati e spacca le opposizioni. Se nel centrodestra ci sono sensibilità diverse, tra Pd, Movimento 5 stelle ed ex Terzo polo c’è un divario notevole.

Milleproroghe salva-mercato

Lo spazio di manovra sugli aiuti all’Ucraina è dunque nullo. Ma alla piena ripresa dei lavori parlamentari ci sono altri provvedimenti pronti a creare frizioni. Su tutti il Milleproroghe, appena approdato alla Camera per l’iter di conversione. Il provvedimento è visto come la rivincita per il confronto azzerato sulla legge di Bilancio. Il testo, per sua natura, si presta a una serie di modifiche. I deputati scaldano i motori con gli emendamenti. Intanto è stato incardinato nelle commissioni affari costituzionali e bilancio. In attesa di definire il percorso, è già pronta la partita politica che si intreccia con altri tipi di partite, quelle di calcio.

Sul Milleproroghe si dovrà decidere il futuro della norma, introdotta dal decreto Crescita, sugli sgravi per il “rientro di cervelli”, estesi anche agli atleti. Uno strumento prezioso per le società a caccia di colpi di calciomercato, cassato appunto dal Milleproroghe. «C’è molta demagogia, quella norma andava corretta non abolita», ha detto il presidente del Coni, Giovanni Malagò. E Salvini, il primo a cavalcare la polemica, ha rilanciato: «È stato giusto fermare questa ingiustizia nei confronti non solo degli sportivi italiani, che così saranno più valorizzati».

Salvini ha trovato il proprio cavallo di battaglia, facendo riferimento ai giovani talenti, mentre Forza Italia attende il proprio turno che può arrivare su un altro provvedimento trasmesso alla Camera: il decreto Superbonus. Il compromesso individuato dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, non soddisfa affatto il corpaccione di Fi, che ha contestato al leader Antonio Tajani un cedimento sul tema. Per questo si temono blitz, con la sponda delle opposizioni, per ampliare la sfera di intervento sui bonus edilizi.

Nella maggioranza stanno valutando un piano B: accorpare il testo al decreto Energia bis, per cui ieri sono scaduti i termini per la presentazione degli emendamenti. In settimana sono previsti ulteriori passaggi. Proprio perché può essere unito al Superbonus. E diminuire il rischio di incidenti parlamentari.

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