Sei volte in 32 pagine, statisticamente l’incidenza non è significativa, ma nella brochure che Fratelli d’Italia ha pubblicato per celebrare il primo anno della destra al governo (verrà distribuita sabato e domenica in occasione delle convention organizzate dal partito in tutta Italia), la parola «sinistra» ricorre così tanto. E viene da chiedersi: perché?

O meglio, è chiaro che per Giorgia Meloni la sinistra “sporca e cattiva” è un nemico sempre utile da evocare. Ma è altrettanto chiaro che, nell’occasione, l’obiettivo è quasi certamente quello di mostrare come battaglie d'identità, provvedimenti che tanto epocali non sono. Vittorie che tali non sono (vedi la Rai) o che non cambieranno in alcun modo il futuro del paese.

Certo, se si considera che uno dei risultati rivendicati con più orgoglio, è il Frecciarossa Roma-Pompei non c’è molto di cui stupirsi.

Dalla Rai alle guide turistiche

Si comincia, a pagina 13, con il capitolo “Lotta alla mafia: nessun passo indietro”. L’obiettivo, ovviamente è quello di rivendicare l’arresto di Matteo Messina Denaro (e qui ci sarebbe molto da dire su quali siano stati gli effettivi meriti della premier), ma non poteva mancare un passaggio sulla battaglia in difesa del 41 bis e sulla vicenda dell’anarchico Alfredo Cospito.

Peccato che quest’ultimo venga presentato come «sostenuto dalla sinistra». Più o meno l’accusa che Giovanni Donzelli aveva rivolto in aula al Pd, facendo nascere il caso dei documenti riservati usciti dal ministero della Giustizia per mano del sottosegretario Andrea Delmastro. Una vicenda che sembrava ormai affidata alla memoria parlamentare ma che Meloni&Co. rispolverano per l’occorrenza. Si prevedono turbolenze. 

A pagina 15 tocca ai «rave party illegali». È stata una delle prime azioni del governo, che per l’occasione ha trasformato in emergenza qualcosa che emergenza non era. Nessuno sa cosa abbia prodotto quella stretta, poco nulla, per il governo è comunque una vittoria visto che «con i governi di centrosinistra si era diffusa l’idea che l’Italia fosse una sorta di zona franca per i rave party illegali». Propaganda su propaganda.   

In questa chiave, ovviamente, non poteva mancare la “liberazione” della Rai. «Dopo anni di immobilismo e di occupazione militare da parte della sinistra – si legge –, si sono finalmente restituiti alla Rai pluralismo, dignità, programmazione e prospettive di crescita e sviluppo». Basterebbe citare il caso più recente di Marcello Foa, senza scomodare la fuga verso altre reti di volti storici di viale Mazzini, per valutare il «pluralismo» e la «dignità» della nuova Rai.

La vera battaglia identitaria, però, è sicuramente quella che riguarda le guide turistiche, con «l’introduzione di un elenco nazionale e standard unici per l’abilitazione alla professione». Una riforma che il governo rivendica con orgoglio anche perché indirizzata «a una categoria di lavoratori trascurata per anni da una sinistra distante da chi lotta quotidianamente per valorizzare la cultura del nostro Bel Paese». 

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