Il termine per gli emendamenti al disegno di legge penale, che è contenuto anche nel Pnrr presentato dal presidente del Consiglio Mario Draghi alla Camera, sta per scadere.

Dopo tre slittamenti, la data è stata fissata per venerdì 30 aprile e il Partito democratico in conferenza stampa ha presentato il contenuto dei suoi emendamenti.

Il testo del ddl, redatto durante il governo Conte 2 dal ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, è stato definito un buon testo con dei punti di «avanzamento, che noi vogliamo siano più incisivi», ha detto la responsabile giustizia del Pd, Anna Rossomando.

Gli emendamenti, circa una ventina, si concentrano sul potenziamento dei riti alternativi, la prescrizione e l’esercizio dell'azione penale.

Riti alternativi

Il Pd propone il potenziamento della definizione anticipata dei procedimenti, a partire dalla statistica per cui il 13 per cento dei processi in primo grado si conclude con patteggiamento o rito abbreviato, «una percentuale bassa, che dovrebbe aumentare di 3 volte per deflazionare gli uffici giudiziari nel dibattimento», ha detto Alfredo Bazoli, capogruppo dem in commissione Giustizia.

Per incrementarli, il Pd propone di aumentare la premialità: per i reati con pene massime fino ai 5 anni di reclusione (come prevedeva la proposta elaborata dalla commissione Canzio nella passata legislatura), l’emendamento prevede che la premialità in caso di patteggiamento chiesto nella fase delle indagini preliminari e in caso di rito abbreviato sia aumentata fino al 50 per cento della pena.

Un altro emendamento propone l’introduzione dello strumento dell’archiviazione condizionata, che consente con accordo di pm e giudice nella fase antecedente al rinvio a giudizio, di prevedere l’archiviazione del procedimento nel caso in cui l’indagato adempia ad alcuni obblighi riparatori e risarcitori.

«Questo ha l’effetto di deflazionare il dibattimento, ma anche di potenziare il modello di giustizia riparatoria rispetto a quella sanzionatoria», ha detto Bazoli.

Prescrizione

Sul tema della prescrizione, invece, è previsto un emendamento che modifica sostanzialmente il testo base. Attualmente, infatti, è previsto il cosiddetto lodo Conte bis, frutto di un accordo della precedente maggioranza e che prevede che, in caso di appello, la prescrizione non si sospenda per gli assolti in primo grado, differenziando così le conseguenze della legge Spazzacorrotti per assolti e condannati.

Il Pd propone di sopprimere questo articolo e di introdurre invece una prescrizione per fasi. 

Il ddl penale prevede dei tempi per ogni fase del processo e che al superamento di questi tempi scattino responsabilità disciplinari per i magistrati. A queste il Pd lega una ulteriore conseguenza processuale.

Nel caso in cui si superi il tempo di due anni per l’appello, se l'appellato era stato assolto in primo grado scatta l’improcedibilità. 

Nel caso invece in cui l'appellato o appellante fosse stato condannato in primo grado, il superamento dei due anni per l'appello produce uno sconto di pena di un terzo. Inoltre si prevede che il governo individui un termine più lungo di durata, oltre il quale anche per il condannato in primo grado l’appello si prescrive.

«Cosi si combina in modo adeguato il modello di prescrizione sostanziale della Bonafede che si interrompe in primo grado, con i tempi di fase previsti», ha spiegato Bazoli.

La proposta, che somiglia a quella di Leu (che però non prevede la soppressione del lodo Conte bis), non è stata discussa con i 5 Stelle, ma gli «emendamenti nascono da confronto e audizioni, quindi da un terreno comune», ha detto Rossomando. «La giustizia equa deve essere aspirazione di tutti, come i tempi congrui del processo».

Priorità di esercizio azione penale

Altri emendamenti propongono la regola della necessaria videoregistrazione delle deposizioni e degli interrogatori.

Poi l’introduzione di criteri di priorità nell’esercizio di azione penale, ovvero «criteri legali di priorità predeterminati a cui devono uniformarsi gli uffici giudiziari. Principi coordinati tra loro, che vanno nella direzione di dare maggiore trasparenza e responsabilità all’attività delle procure nella scelta dei reati da perseguire», ha spiegato Bazoli.

Infine, l’introduzione del controllo del giudice sulla data di iscrizione dell’indagato nel registro delle notizie di reato, che è un principio che serve a «garantire la durata dei tempi delle indagini preliminari, nodo su cui si misura una eccessiva dilatazione».

Il Pnrr

Il capogruppo al Senato, Franco Mirabelli ha aggiunto che «ci sono 2,5 miliardi per mettere in condizione l’ufficio del processo di lavorare. L’ipotesi è quella di 16mila addetti a implementare gli uffici del processo, 2mila magistrati aggregati e l'assunzione di 4mila operatori a tempo determinato per intervenire sulla informatizzazione e digitalizzazione degli uffici».

© Riproduzione riservata