«La vittoria della destra alle prossime elezioni sarebbe una catastrofe». A parlare è Carlo De Benedetti, editore del quotidiano Domani, intervistato da Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera.

Secondo l’ingegnere «mai finora avevamo vissuto il rischio di uscire dalla nostra collocazione internazionale, di rompere le nostre alleanze storiche. Neppure nel 1948». Il timore è che Giorgia Meloni possa salire a Palazzo Chigi. «Ha visto il suo discorso in Spagna, dai franchisti di Vox?» chiede De Benedetti. «I toni erano inequivocabilmente e tecnicamente fascisti. Del resto la sua storia, la sua cultura è quella. Ma i contenuti sono anche peggio».

Il fronte Repubblicano

Per far fronte a questa destra «biecamente fascista e nazionalista» per De Benedetti «si deve costruire un fronte repubblicano, con un programma marcatamente riformista». Perché ora «con questa destra tutto è a rischio, anche il Pnrr. Bruxelles, Parigi, Berlino ci frapporrebbero ogni sorta di ostacolo, per evitare il contagio».

In questo fronte devono entrarci «tutti: Letta, Renzi, Calenda, Speranza, Brunetta, Gelmini» e anche i cinque stelle. «Perché dobbiamo entrare in una logica di Cln. Nel Comitato di liberazione nazionale c’erano tutti, comunisti e monarchici, azionisti e cattolici: perché bisognava combattere un nemico comune, Mussolini», dice De Benedetti che non indica un candidato. L’importante è «lo spirito con cui bisogna unirsi. Anche rinunciando ai simboli di partito». Per l’imprenditore il bilancio del governo Draghi è positivo, ma «l’Italia oggi è più povera, più indebitata, più ingiusta rispetto all’inizio della legislatura. E una vittoria di questa destra sarebbe il colpo finale, con una recessione severa in arrivo».

Il Partito democratico da solo non regge, «è un partito borghese» che «ha perso i rapporti con le classi popolari» dice l’ingegnere al Corriere rimarcando le disuguaglianze sociali ed economiche presenti in Italia, un tema abbandonato dal segretario Enrico Letta.

La collocazione internazionale

A preoccupare di più è la tenuta democratica del paese e la collocazione internazionale dell’Italia. «Berlusconi significava il degrado del civismo, l’evasione fiscale eretta a sistema, le leggi ad personam sulla giustizia. Ma non gli è mai passato per l’anticamera del cervello di rompere con l’Europa e con gli Stati Uniti d’America».

Anche a Washington sono preoccupati. «So per certo, dalle mie fonti nel Dipartimento di Stato, che l’amministrazione americana considera orripilante la prospettiva che questa destra vada al governo in Italia», dice De Benedetti.

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