L’amministratore delegato dell’Eni, Claudio Descalzi è uscito per la prima volta allo scoperto sui biocarburanti, e lo ha fatto attraverso i sindacati mettendo sul piatto migliaia di posti di lavoro. Ieri pomeriggio ha convocato i segretari generali di Filctem- Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil, Marco Falcinelli, Nora Garofalo, Daniela Piras insieme al gruppo dirigente di Eni per presentargli il piano industriale, e i sindacati sono usciti promettendo che faranno pressioni a Bruxelles per venire incontro ai loro affari: «Attraverso le nostre rappresentanze all’interno dell’organizzazione europea – annunciano i segretari generali - faremo pressione perché Bruxelles riequilibri la posizione assunta in favore dei carburanti sintetici e punti a una transizione ecologica governata e sostenibile, a tutela del settore».

Descalzi ha spiegato inoltre alle sigle che il Cane a sei zampe ha intenzione di inserirsi nella «riprogrammazione del Pnrr». I progetti al momento non sono stati resi noti, né da Eni né dai sindacati.

Eni contattata da Domani ha risposto che «non entriamo nel merito dei singoli progetti, rispetto ai quali non abbiamo commenti». Ricorda che serviranno  «progetti con caratteristiche specifiche in termini di obiettivi, tempi e costi, è in base a questi criteri che, come altre aziende, ci siamo confrontati con il governo: spetterà poi alle istituzioni decidere». 

L’ad che è prossimo alla riconferma del governo Meloni e forte del fatto che il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin ha combattuto strenuamente per i biocarburanti, durante l’incontro di ieri si è detto positivo per il futuro.

La raffinazione

La carrellata dei progetti messi in campo però, spiegano fonti sindacali, dà già una traccia di quello che a breve potrebbe essere messo nei piani di finanziamento del governo. Le sigle, ipotizzando un prossimo peggioramento del settore della raffinazione dei prodotti petroliferi, per il futuro fanno esplicito riferimento alle bioraffinerie: «Con la possibilità di trasformare in bioraffinerie quelle tradizionali e promuovere nuove iniziative industriali sull’economia circolare», scrivono «si può tutelare l’occupazione».

Il capitolo degli e-fuel è il vero nocciolo della questione. Lo scorso 28 marzo l’Unione europea ha stabilito che dal 2035 sarà vietato immatricolare le auto a motore endotermico. O meglio solo quelle che andranno a benzina e diesel, perché i carburanti sintetici saranno ancora ammessi.

Si sono astenuti Bulgaria, Romania e Italia. Fino all'ultimo i rappresentanti del governo hanno cercato di far contemplare anche i biocarburanti nella definizione di combustibili neutri, ma le trattative non sono mai partite, anche perché l'accordo tra i colegislatori, votato in passato anche dall'Italia, era già chiuso e nessun aveva intenzione di riaprirlo. La Germania ha giocato su una postilla che prevedeva l'uso di combustibili neutri dal punto di vista delle emissioni. 

I sindacati sanciscono che sul fronte degli e-fuel però non potranno vedere un reale sviluppo prima di 10-20 anni, «mentre la tecnologia italiana del biocarburante è già qui». 

I progetti

Attualmente Eni possiede le bioraffinerie di Marghera e Gela, che impiegano rispettivamente circa 1.200 e 1.800 operai. Toccherà presto a Livorno evolvere in bioraffineria. Posti di lavoro che tifano per i biocarburanti: «L’azienda ha il know how anche per sviluppare il progetto del biocarburante per navi e aerei, il biojet, insieme al progetto Waste to methanol», ricordano le sigle.

Per buona misura, tra i progetti del piano discussi con i sindacati, è tornata la cattura e lo stoccaggio della CO₂ a Ravenna, che Eni ha riproposto nel tempo al governo e che finora non è riuscito a sfondare.

Mentre il prezzo del barile e del metano si stabilizzano, secondo quanto ha esposto alle sigle in prima persona i risultati particolarmente buoni del 2022 non saranno replicabili, ma le prospettive per la durata del piano industriale «sono improntate alla positività». La presidente del Consiglio Giorgia Meloni a febbraio ha già chiesto ai rappresentanti di Eni, Enel, Snam e Terna di presentare i loro desiderata: «Pochi, necessari e fattibili». L’aggiornamento del Piano nazionale di ripresa e resilienza con il coordinamento del ministro Raffaele Fitto dovrebbe essere concluso per il 30 aprile e Descalzi ha già ottenuto un endorsement di peso: «Il sindacato con senso di responsabilità condivide il percorso indicato dal “management” del gruppo ed attende la convocazione per un successivo confronto tra le parti sui temi approfonditi». 

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