Luca Di Donna, amico e fedelissimo dell’ex premier Giuseppe Conte, è stato perquisito ieri 5 ottobre dai carabinieri, che hanno fatto visita al suo ufficio a piazza Cairoli e nella sua abitazione.

Indagato dalla procura di Roma per associazione a delinquere finalizzata al traffico di influenze illecite insieme ad altri due professionisti di fama, Gianluca Esposito e Valerio De Luca, l’avvocato che per anni ha lavorato con il presidente del M5s è di fatto accusato di aver speso il nome di alti funzionari pubblici (tra cui lo stesso Conte e Domenico Arcuri, ex commissario straordinario all’emergenza Covid, entrambi non iscritti nel registro degli indagati e dunque parti lese in quanto “trafficati”) per intermediare affari nell’ambito di forniture a enti statali.

La settimana scorsa Domani aveva raccontato come, mentre Conte era a palazzo Chigi, l’ex socio di studio avesse spiccato il volo, chiudendo in pochi anni contratti a cinque zeri e riuscendo a diventare uno dei legali d’affari più quotati in città.

Ora gli investigatori credono che alcune delle parcelle incassate da Di Donna siano il frutto di comportamenti illeciti: in pratica il professore ordinario alla Sapienza – il quarantenne è allievo, come Conte, di Guido Alpa – avrebbe ottenuto consulenze irregolari da aziende private interessate all’assegnazione di appalti pubblici. Di Donna, vantando influenze e amicizie verso alcuni pubblici ufficiali, si sarebbe fatto dare e promettere così denaro come prezzo della propria mediazione.

Gli appalti finiti nel mirino degli investigatori riguarderebbero forniture (sanitarie e no) destinate alla struttura commissariale per l’emergenza Covid, al ministero dello Sviluppo economico e a Invitalia, agenzia nazionale per gli investimenti guidata ancora da Arcuri. Gli uffici dei tre enti statali non sono stati comunque oggetto, a oggi, di perquisizioni.

Consulenze sospette

Ai tre professionisti vengono contestate parcelle complessive per circa 7-800mila euro. Quelle sub judice incassate da Di Donna sono tre, per una somma complessiva di poco più di 100mila euro, mentre altre somme da 90mila e 60mila euro sarebbero state solo “promesse” per l’attività di intermediazione indebita, ma non incassate.

Il professore, come ha spiegato Domani, è finito anche sotto la lente dell’ufficio antiriciclaggio della Banca d’Italia per alcuni bonifici arrivati dall’estero: tra questi quelli da una finanziaria bulgara, la BN Consult, di oltre 685mila euro, le consulenze con Raffaele Mincione da 95mila euro e quello con una società, ancora in Bulgaria, di 18.200 euro, la Ganchev Eood Eood.

Consulenze – tutte fatturate – che sono solo una parte degli introiti del professore, che negli ultimi anni ha chiuso deal importanti. Che gli hanno anche permesso di comprarsi tre meravigliosi appartamenti allo stesso piano di uno dei più bei palazzi di Roma, di fronte a Castel Sant’Angelo: 374 metri quadri complessivi, per cui Di Donna ha speso oltre due milioni di euro.

Le segnalazioni di operazioni sospette, su cui stanno comunque lavorando anche i pm romani, non sono state però l’innesco dell’inchiesta penale, come nulla c’entrano presunte dichiarazioni dell’ex collaboratore dell’Eni Piero Amara, citate qualche giorno fa da alcuni organi di stampa. In realtà lo scorso Natale un testimone chiave si è presentato autonomamente in procura rilasciando dichiarazioni su alcuni appalti gestiti dalla struttura commissariale, e dando così il via alle indagini.

In principio i magistrati hanno ipotizzato anche il reato di corruzione, immaginando un possibile ruolo di dirigenti pubblici infedeli, ma con il proseguo delle investigazioni (ci sono centinaia di intercettazioni agli atti) la corruzione è stata riconfigurata e modificata in traffico di influenze illecite, ormai categoria autonoma nel diritto penale.

«Nessun illecito»

Oltre a Di Donna è stato perquisito anche l’avvocato De Luca, considerato vicino all’allievo di Alpa, e l’avvocato Esposito: ex direttore generale del Mise (era stato anche responsabile per l’incentivazione delle attività imprenditoriali), Esposito è accusato di aver reso come professore universitario – è docente a Salerno – alcuni pareri pro veritate che sarebbero in realtà consulenze mascherate.

Le accuse che dovranno essere provate, anche perché tutti gli indagati – che preferiscono non rilasciare dichiarazioni a Domani – sembrano essere sicuri che gli incarichi ottenuti da società e aziende private a caccia di appalti pubblici siano solo frutto di normali rapporti professionali.

«L’avvocato Di Donna ha svolto semplicemente la propria attività di avvocato in totale trasparenza», spiegano fonti vicini al professore, certe che Di Donna potrà sciogliere ogni dubbio davanti ai pm e uscire indenne dallo tsunami giudiziario che lo ha coinvolto.

L’indagine potrebbe però creare danni politici anche a Conte, seppur solo “trafficato” e del tutto estraneo all’indagine: amico intimo di Di Donna, i rapporti tra i due sono stati strettissimi per lustri, tanto che qualche settimana fa, secondo il Fatto Quotidiano, il nuovo capo politico dei grillini aveva immaginato di promuovere l’amico come direttore della nascitura scuola di formazione politica del movimento. Di Donna ha escluso con i suoi amici ogni impegno politico, spiegando che tutto quanto guadagnato negli ultimi anni deriva solo dal duro lavoro, e non dal rapporto con l’amico.

Vicinissimo a Luigi Bisignani, l’avvocato è diventato anche un pezzo grosso della Sapienza (la rettrice Antonella Polimeni gli ha affidato di recente la responsabilità degli affari legali dell’ateneo), e ha avuto incarichi di rilevo da spa gestite dall'azionista pubblico, come la banca Mps o la società Condotte, guidata da tempo da commissari straordinari scelti dal Mise. Anche l’ex ministro Alfonso Bonafede, uomo di Conte, lo stima molto e lo ha nominato presidente della commissione di esami di avvocato a Roma.

L’inchiesta è solo in una fase iniziale: vedremo se i rapporti, veri o millantati, con la politica e pubblici funzionari sono stati usati illecitamente da Di Donna oppure se riuscirà a spiegare le sue mosse e relative ricche parcelle ai pm, chiarendo che sono conseguenza esclusiva della sua attività professionale. Di certo per ora i sospetti sull’avvocato crea un certo imbarazzo al capo politico dei Cinque stelle ed ex premier.

 

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