«Non c'è alternativa per gli Stati Uniti, l'Europa e i loro alleati se non garantire che l'Ucraina vinca questa guerra». Così l’ex presidente del Consiglio Mario Draghi si è rivolto al pubblico che lo ascoltava al Mit di Boston nella sua prima uscita pubblica da quando ha lasciato Palazzo Chigi. Draghi era ospite della prestigiosa università americana per ricevere il premio Miriam Pozen, assegnato ogni anno a persone che hanno raggiunto importanti risultati nel campo della ricerca o della pratica di politiche finanziarie.

Nel suo discorso, Draghi ha parlato sopratutto di temi internazionali, guerra e inflazione. Non ha invece fatto alcun accenno diretto all’Italia e alla sua situazione politica interna.

«Due eventi - ha detto Draghi nel suo discorso di accettazione del premio - hanno dominato le relazioni internazionali e l'economia globale nell'ultimo anno e mezzo: la guerra in Ucraina e il ritorno dell'inflazione. questi eventi hanno colto i politici di sorpresa. Noi credevamo che le istituzioni che abbiamo costruito, insieme ai legami politici ed ecomomici, avrebbero prevenuto una nuova guerra di aggressione in Europa. E credevamo che le banche centrali avessero sviluppato la capacita' di frenare l'inflazione. Questi due eventi, la guerra e l'inflazione, non sono venuti dal nulla e non sono scollegati. Sono la conseguenza di un cambio del paradigma, che negli ultimi due decenni ha spostato la geopolitica dalla competizione al conflitto».

Per l’ex presidente del Consiglio: «La brutale invasione russa dell'Ucraina non era un atto di follia imprevedibile» ma «un passo premeditato di Vladimir Putin e un colpo intenzionale per l'Ue. I valori esistenziali dell'Unione europea sono la pace, la libertà e il rispetto della sovranità democratica». Per questo: «Accettare una vittoria russa o un pareggio confuso indebolirebbe fatalmente altri Stati confinanti e manderebbe un messaggio agli autocrati che l'Ue è pronta a scendere a compromessi su ciò che rappresenta, su ciò che è. Segnalerebbe inoltre ai nostri partner orientali che il nostro impegno per la loro libertà e indipendenza - un pilastro della nostra politica estera - non è poi così incrollabile. Vincere questa guerra per l'Europa significa avere una pace stabile, e oggi questa prospettiva appare difficile». 

Inflazione ed economia

Parlando di economia, Draghi ha detto che l’inflazione si è dimostrata più persistente di quanto molti speravano e quindi «è probabile che i tassi di interesse resteranno più alti che nello scorso decennio». Anche per via del ruolo degli stati che sarà sempre più centrale: «Dobbiamo prepararci ad un periodo prolungato in cui l'economia globale si comporterà in modo molto diverso rispetto al recente passato. Mi aspetto che i governi abbiano per sempre deficit più alti». Le nuove sfide «richiederanno investimenti pubblici sostanziosi, che non possono essere finanziati solo da aumenti di tasse».

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