Italia

La differenza tra Meloni e Draghi su scudo erariale e controlli concomitanti

  • Meloni afferma di seguire le orme di Draghi con la scelta di escludere il “controllo concomitante” della Corte dei Conti per i progetti del Pnrr e di prorogare lo “scudo erariale” per amministratori e funzionari pubblici.
  • Le cose non stanno esattamente in questo modo. Il controllo concomitante sul Pnrr fu previsto in una delibera della Corte nel novembre 2021, e Draghi non ebbe nulla da eccepire, reputando evidentemente che tale controllo non intralciasse l’attuazione del piano.
  • Lo scudo erariale fu introdotto in piena pandemia e durante lo stato di emergenza, per tutelare amministratori e funzionari pubblici chiamati a svolgere azioni in regime straordinario. Esso fu prorogato dal governo Draghi nel maggio 2021, quando si era ancora in emergenza e non si avevano certezze sull’andamento della pandemia. L’attuale proroga dello scudo da parte del governo Meloni manca dei presupposti su cui era fondata la scelta del suo predecessore.

«Quello che noi stiamo facendo sulla Corte dei Conti in rapporto ai controlli sul Pnrr non è nulla di difforme da quello che ha fatto il precedente governo», cioè l’esecutivo di Mario Draghi, ha affermato Giorgia Meloni giorni fa in un’intervista. L’intento è chiaro. Da un lato, mettere sotto il cappello protettivo di Draghi la scelta di escludere il “controllo concomitante” della Corte per i progetti del Piano di ripresa e resilienza (Pnrr) e di prorogare lo “scudo erariale”, vale a dire la li

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