«Una decisione politica». Roberto Saviano non ha dubbi sulla ragione della cancellazione del suo programma in Rai. La seconda stagione di Insider era già stata registrata, le quattro puntate sulla mafia, cento minuti ciascuna, però, ora, resteranno ferme in un cassetto di viale Mazzini. O, secondo qualche ottimista, saranno mandate in onda dopo un lungo rinvio.

La decisione è stata annunciata in coda a un’intervista all’amministratore delegato del servizio pubblico sul Messaggero, in cui Roberto Sergio si limita a dire che Saviano, in programma per novembre e dicembre, non è confermato. «Saviano non è in palinsesto». E basta. Un modo decisamente irrituale per scaricare un collaboratore: per Filippo Facci dalla Rai era almeno partita una nota ufficiale, mentre per motivare la scelta che cancella lo scrittore dalle reti del servizio pubblico non è seguito nessun comunicato di viale Mazzini. «La scelta è aziendale, non politica», ha detto ancora Sergio nell’intervista.

L’antefatto

Ma viene naturale il collegamento con l’interrogazione presentata alla fine della scorsa settimana in commissione di Vigilanza Rai da Fratelli d’Italia sulle frasi di Saviano rivolte al ministro dei Trasporti Matteo Salvini, definito dallo scrittore «ministro della Mala Vita», una citazione di Gaetano Salvemini. Un episodio per cui Saviano si è già guadagnato un processo in corso da cinque anni, ma che oggi gli regala anche l’attenzione dei vertici Rai. Che, finora, non hanno reputato la questione d’interesse nella costruzione dei palinsesti. «Il programma era già in palinsesto, tanto che hanno utilizzato un mio video anche durante la presentazione di Napoli» dice Saviano, che oltretutto non è stato nemmeno contattato dall’azienda. E allora, cosa è cambiato?

La volontà all’origine dell’interrogazione della destra era quella di restituire alla sinistra il favore che aveva portato alla cancellazione de I Facci del giorno, dopo che l’editorialista di Libero si era espresso in termini misogini sul caso La Russa. In quell’occasione, Sergio era rimasto al centro delle polemiche per diversi giorni e alla fine aveva deciso di lasciar andare il giornalista tanto voluto da Giampaolo Rossi per Raidue. Fin da subito, però, dalla maggioranza fuori e dentro la Rai si sottolineava che, una volta creato il precedente, non ci sarebbero stati sconti neanche per le «dichiarazioni sopra le righe» provenienti da sinistra.

Stavolta, Sergio si è mosso pochissime ore dopo la nuova polemica sulle frasi di Saviano. Peraltro, in una giornata dominata dalla trattativa sulle vicedirezioni di testata, in cui anche le opposizioni erano impegnate a tenere il punto sui propri presidi all’interno del servizio pubblico. Una situazione talmente contorta che in serata, addirittura, a Rainews – dove le nomine erano state definite già da qualche giorno – si sono riaperti i giochi per inserire, all’insaputa del comitato di redazione, una settima vicedirettrice gradita a Noi moderati, Tindara Caccetta. E in questo contesto, mentre i vertici Rai annunciavano con entusiasmo le nomine di un gran numero di donne come numeri due, Sergio ha deciso di rendere pubblica la sua decisione su un programma in cui Saviano lavora con un gruppo formato paradossalmente soprattutto da donne.

Fianco scoperto

Per Sergio, la scelta apre numerosi fronti: innanzitutto quello dei costi del programma, che è già stato acquistato dalla Rai, e quindi non può neanche essere proposto dallo scrittore ad altre reti. Poi, quello che riguarda il posizionamento della destra sui temi che sarebbero dovuti essere trattati nelle quattro puntate di Insider. «È una scelta di campo – dice Saviano – Cancellano una trasmissione che parlava di don Peppe Diana il giorno in cui Salvini ha aggredito don Ciotti, parlava di Enzo Palmisano, giornalista antimafia del Movimento sociale che hanno isolato e cacciato».

«Il governo Meloni riesce ad attaccare Don Ciotti da sempre impegnato nel contrasto alla criminalità organizzata e cancellare quattro puntate di Insider (già registrate) contro le mafie di Roberto Saviano come vendetta perché è saltata la striscia di Facci» sintetizza la segretaria del Pd Elly Schlein. I dem hanno provato a portare la questione in commissione Antimafia: «Abbiamo chiesto di discutere in quella sede della cancellazione da parte dei vertici della Rai del programma sulle mafie di Roberto Saviano. Un segnale pericoloso e una scelta inquietante» ha twittato nel primo pomeriggio il deputato Andrea Orlando.

Un pensiero condiviso dal Movimento 5 stelle, che ha sostenuto la richiesta per bocca di Federico Cafiero de Raho, andando però incontro a una chiusura totale della presidente FdI Chiara Colosimo, che ha definito la richiesta «irrispettosa» e ha rivendicato «la serietà di un organo parlamentare che si occupa di criminalità organizzata e non di televisione». Come se una cosa escludesse l’altra.

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