Salvini va da Zaia, la destra prepara un vertice a Roma per chiudere sulle regionali

Imminente è l’incontro tra il segretario della Lega Matteo Salvini con Luca Zaia, imminente anche il vertice di centrodestra sulle regionali. Il primo dovrebbe svolgersi oggi, mercoledì 3 settembre, complice la presenza del vicepremier alla mostra del cinema di Venezia insieme alla compagna Francesca Verdini. Il secondo domani, giovedì, tutti insieme a Roma. In realtà, ogni certezza va presa con le pinze in questa fase, in cui la chiusura delle candidature per le regionali viene data per imminente da metà agosto. Di certo, c’è solo il fatto che il rimescolamento dei nomi dei candidati è ancora possibile. Perché le elezioni regionali nelle Marche saranno il test più importante Tra le considerazioni ripetute soprattutto dentro Fratelli d’Italia, la necessità di valutare l’esito del voto nelle Marche dove il candidato e governatore uscente Francesco Acquaroli sarebbe in affanno rispetto allo sfidante Matteo Ricci. Amico di lunga data di Meloni, Acquaroli ha chiesto e ottenuto che la premier e i due vice siano ad Ancona il 17 settembre, così da lanciargli la volata. Il voto del 28 e 29 settembre, infatti, sarà fondamentale per orientarsi anche in vista delle altre elezioni regionali. L’obiezione mossa dagli alleati, soprattutto di Forza Italia, è opposta: bisogna chiudere sui candidati quanto prima, anzi si è già in ritardo. La speranza è che l’incontro di Roma possa essere risolutivo, ma il pronostico non è favorevole. Forse, dicono i ben informati, si riuscirà a chiudere su alcune regioni: la Calabria dove si voterà a ottobre quasi certamente con Roberto Occhiuto candidato in pectore al netto dei dubbi sorti nelle ultime ore. Anche su Campania e Puglia, dove si dovrebbe votare a metà novembre, si dovrebbero fare passi avanti. Le regioni sono considerate perse, ma i tentennamenti a sinistra potrebbero riaprire la partita ed è allo studio una possibile inversione: la Puglia a FdI invece che a Forza Italia, la Campania a un civico vicino a FI al posto di un meloniano. Pasticcio a destra: dubbi su Occhiuto, paura in Campania Incognita Veneto A destare le maggiori preoccupazioni, però, rimane il Veneto. Il dopo Zaia è ancora terra incognita: l’ex presidente è deciso a presentare una lista col suo nome, su cui però pesa il veto di Forza Italia. E anche sul nome del futuro candidato condannato alla vittoria è buio pesto: la Lega porta avanti il nome del segretario regionale Alberto Stefani, ma nelle retrovie si sta scaldando anche l’attuale vice di Zaia, Elisa De Berti. Nomi, però, che non scaldano i cuori. Tanto che Fratelli d’Italia è pronta a infilare nel mazzo anche il senatore Raffaele Speranzon, sempre più spesso in televisione per costruirne l’immagine anche mediatica. A pungere è il coordinatore regionale di FdI Luca De Carlo, dato tra i favoriti a inizio corsa e deciso a non mollare, che ha definito la pretesa leghista «legittima, ma si scontra con la realtà attuale», perché il partito maggioritario è FdI, dunque lasciarlo a Salvini sarebbe «un atto di estrema generosità». Come dire: ancora niente è deciso. Del resto è lo stesso Zaia a dire che, se il Veneto andrà a Lega o FdI, «è impossibile dirlo adesso». Via della Scrofa sta ragionando anche di una mossa imprevista rimbalzata in questi giorni: far traslocare a palazzo Balbi da Montecitorio il presidente leghista Lorenzo Fontana. Nei suoi confronti il gradimento dei meloniani non è altissimo a causa di una guida considerata opaca e poco di polso dell’Aula. Meglio allora liberare uno scranno delicato nel gestire il calendario delle prossime riforme (il premierato, oltre a quella della giustizia). Intanto, la frase di rito è sempre la stessa: «Sceglieremo i candidati migliori». Quando, ancora non si sa. Bonelli: «Decaro? Basta brutte figure. Emiliano è un trasformista»