Antonello Pasini è un’autorità in fatto di clima in Italia, fisico-climatologo del Cnr e docente di Fisica del clima all’università di Roma Tre, parla da anni di convivenza con i rischi che comporta il surriscaldamento globale, al punto da aver scritto tra gli altri un libro dal titolo L’equazione dei disastri. Cambiamenti climatici su territori fragili. L’alluvione in Emilia-Romagna, spiega, arriva da una convergenza di eventi.

Professore, cosa è successo esattamente?
La situazione meteorolgica è stata un po’ particolare, ma rientra in una tendenza che negli ultimi anni sta prendendo sempre più piede. Il riscaldamento globale di origine antropica (causato dall’uomo, ndr) ha cambiato non soltanto le temperature medie dovunque, in particolare nell’area del Mediterraneo, ma anche la circolazione dell’aria.

E questo cosa comporta?
La primavera era caratterizzata da un tempo estremamente variabile, con un flusso di aria da ovest verso est, con piccole ondulazioni, e una variabilità molto accentuata, visto che queste onde erano molto rapide.

Adesso, con il riscaldamento globale, si è espansa verso nord la circolazione equatoriale tropicale e molto spesso arrivano gli anticicloni africani. La circolazione quindi va anche spesso da sud a nord o da nord a sud.

Gli anticicloni rimangono localizzati una settimana, dieci giorni, poi tornano sull'Africa perché non hanno la forza di rimanere sempre su di noi, e a quel punto arrivano le correnti fredde che creano un contrasto termico e creano una pioggia più violenta e gli eventi estremi. Queste onde sono più lente e si fermano e piove anche per più giorni. La prima ondata non è stata così.

Di quale parliamo?
Nei primi di maggio sempre in Emilia-Romagna ha piovuto per più giorni anche se meno violentemente. Il terreno era più secco e la pioggia era scivolata incanalandosi nei torrenti e nei fiumi. La seconda ondata è arrivata su un terreno molto più zuppo e il terreno non ha assorbito più. In entrambi i casi l’acqua è fluita in superficie. Il terreno emiliano romagnolo inoltre è molto franoso, e questo ha causato altri danni.

Che ruolo ha giocato la cementificazione?
Il rischio ovviamente dipende anche da questo, è un insieme. Bisogna lasciare all’acqua lo sfogo di cui ha bisogno, perché comunque non si ferma davanti a niente. In Pianura padana però non ci sono grossi problemi di abusivisimo. A Ischia era tutta un’altra storia.

Come si è comportata la regione in questo caso?
Sicuramente ha funzionato l’aspetto della previsione meteorologica e probabilmente anche la catena di trasmissione della Protezione civile. A questo bisogna aggiungere che rispetto ad altre regioni l’Emilia-Romagna ha portato avanti dei progetti europei per sensibilizzare i territori.

Si può già prevedere quale sarà la prossima zona colpita? 
Adesso c’è una pausa di un giorno al massimo due. È chiaro, non è che arriva il sole. Poi ricomincerà a piovere. Purtroppo sembra che la prossima zona interessata sarà la fascia tirrenica e il Piemonte, che di recente ha avuto un problema di siccità enorme. In questo caso le piogge potrebbero essere un bene. Vedremo quanto saranno violente le prossime precipitazioni.

Ci troveremo di fronte a un’altra situazione molto grave?
Non si possono fare previsioni esatte fino a questo punto. Sicuramente avremo ancora almeno per una settimana condizioni perturbate, quindi poi mano a mano che si va avanti sarà più chiaro. Per domani l’allerta è perlopiù gialla, con alcune zone arancioni. Dove è giallo, l’aggravamento è probabile per il giorno dopo.

In ogni caso, è un’allerta che non finisce mai.
Ci serve una cultura del rischio, così come in Giappone insegnano a reagire ai terremoti. Dobbiamo imparare a convivere con gli eventi estremi. Purtroppo, come dico spesso, non torniamo indietro da queste temperature, e questi fenomeni ci saranno anche in futuro. Capisco che sia stressante, ma per salvare le vite umane bisogna fare questo e altro.

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