Autorizzata la spesa di 108 milioni di euro dell’ultimo prestito: i restanti 92 milioni di euro sono messi a disposizione per interventi su altoforni e manutenzioni ordinarie e straordinarie
Il quarto decreto in tre anni per salvare l’ex Ilva è stato approvato nel consiglio dei ministri dopo lo sciopero proclamato dai lavoratori negli stabilimenti di Genova e Taranto.
Il testo prevede di usare i «108 milioni residui del finanziamento ponte fino a febbraio 2026», quando è attesa la conclusione della procedura di gara per l’individuazione dell’aggiudicatario. I restanti 92 milioni di euro sono già messi a disposizione per interventi su altoforni e manutenzioni ordinarie e straordinarie. A questi si sommano 20 milioni di euro per farsi in parte carico della cassa integrazione, finora gravata su Acciaierie d’Italia (nome dell’ex Ilva).
Inoltre si interviene sul Fondo per gli indennizzi ai proprietari di immobili del quartiere Tamburi, permettendo che le somme residue del 2025 possano essere utilizzate per integrare gli indennizzi parziali riferiti alle domande presentate l'anno precedente.
Il ministero delle Imprese di Adolfo Urso ha anche annunciato la convocazione di un tavolo per il 28 novembre, a Roma, con lo scopo di riprendere il tavolo negoziale. Una decisione che ha permesso di riportare alla calma la situazione a Genova, dove il presidio degli operai è stato sciolto, in attesa dell’esito del confronto al Mimit.
Le proposte di Schlein e Conte
Insomma, una soluzione tampone per provare a placare le proteste. Intanto, il Pd con la segretaria Elly Schlein ha chiesto una soluzione definitiva per rilanciare la siderurgia italiana con «intervento delle grandi aziende a partecipazione pubblica». Il leader del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, invece ha chiesto di spostare le risorse del Ponte sullo Stretto all’ex Ilva.
«Perché ad esempio farsi bocciare dalla Corte dei Conti un progetto sul Ponte sullo Stretto che era chiaramente rabberciato, frettolosamente ripreso, ma era carente da tutti i punti di vista e non utilizzare quei miliardi per la decarbonizzazione dell'Ilva?», ha detto l’ex presidente del Consiglio, rilanciando: «Perché non vanno in Europa con un progetto serio di decarbonizzazione e lo Stato non si assume la responsabilità e, anziché affidarsi a gare con investitori fasulli, non ci mette la faccia e se ne assume le conseguenze?».
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