L’ascesa di Fabio Panetta come nuovo governatore di Banca d’Italia non ha fatto felice solo il banchiere, che si è giocato bene le sue carte scalzando la concorrenza (debole) dell’ex ministro dell’Economia Daniele Franco. Né soddisfatto solamente la premier Giorgia Meloni, che ha imposto l’economista con il cuore a destra nonostante i dubbi di qualche alleato di governo, Matteo Salvini su tutti.

La promozione a Via Nazionale dell’amico di infanzia di Massimo Carminati («ma con lui non ho avuto nessun contatto da 30 anni», spiegò Panetta nel 2014) piace molto anche a un pezzo dell’establishment romano e milanese, che da tempo sta spingendo la scalata del ciociaro con in tasca un dottorato alla London School of Economics.

Non solo in chiave Bankitalia. Ma come figura di alto profilo che possa, se serve, essere usata come carta di riserva nell’agone politico. Per intenderci, un super tecnico alla Draghi, ma con un profilo politico marcatamente di destra, che in caso di difficoltà del governo – ad oggi non in vista - possa scendere in campo per costruire esecutivi alternativi a quello retto ora da Meloni.

La carriera

La costruzione della leadership di Panetta come “Ciampi di destra” parte da lontano, ma ha visto un’accelerazione dopo il settembre dello scorso anno, quando Fratelli d’Italia, partito postfascista, ha vinto le elezioni politiche.

Durante la complicata fase della formazione dell’esecutivo, per tranquillizzare i mercati e i poteri forti nazionali ed europei il Quirinale e la premier incaricata hanno puntato proprio sull’attuale membro del comitato esecutivo della Banca centrale europea per il ruolo, delicatissimo, di ministro dell’Economia.

Una nomina di prestigio che Panetta ha però rifiutato seccamente: assunto in Bankitalia nel 1985 (dove scalò rapidamente le posizioni passando da capo del servizio di politica monetaria a responsabile dei processi per coinvolgere l’istituto nel sistema dell’euro, fino alla vicedirezione del 2012) il suo sogno è sempre stato solo uno: quello di diventare governatore di via Nazionale.

Una prematura nomina al Mef, rappresentante di un governo di ultradestra, avrebbe però non solo bruciato la possibilità di succedere all’amico-rivale Ignazio Visco, ma anche indebolito il percorso da civil servant delle istituzioni a cui il banchiere (che resta un abile navigatore bipartisan) tiene moltissimo.

L’operazione Panetta, con la nomina annunciata martedì, è infine riuscita alla grande. E ora tranquillizza coloro che, tra grandi imprenditori, banchieri, uomini del deep state oltre ad osservatori stranieri, credono che serva a portata di mano un’alternativa credibile a Meloni in caso di sfaldamento della maggioranza.

«Ad ora non esiste un reale pericolo per Meloni, la sinistra è annichilita, ma nessuno può prevedere l’arrivo improvviso di un cigno nero: un attacco della speculazione internazionale all’Italia, uno screzio insanabile tra la premier e Salvini, un implosione di Forza Italia, un crollo improvviso dei consensi per cause esogene» spiega un alto dirigente di palazzo Chigi che conosce bene Panetta da lustri.

«A quel punto le strade sono due: o si torna subito alle elezioni, o il presidente Sergio Mattarella prova a formare un governo con un nuovo premier, che sia però accettato anche dal partito di maggioranza relativa di questa legislatura, cioè FdI. Panetta ha una cultura di destra e Meloni lo stima moltissimo.

Parlano la stessa lingua, s’intendono a perfezione: in via del tutto eccezionale, per il bene del paese, in molti credono che potrebbe dire di sì a un suo eventuale incarico. Sono solo ipotesi futuribili, ma è bene che la Repubblica abbia carte di riserva spendibili».

Relazioni

Panetta è un banchiere centrale sui generis rispetto a Visco e Draghi. Grandi capacità relazionali dentro le bizantine burocrazie della Capitale, mangia fin da ragazzo pane, economia e politica. Allievo dell’altro governatore ciociaro Antonio Fazio, ottimi rapporti con Pier Ferdinando Casini, Matteo Renzi, Carlo Calenda (e con l’influente segretario generale del Quirinale Ugo Zampetti), il banchiere è stimato anche dall’ad di Intesa Carlo Messina. Non solo. I bene informati raccontano che sia stato lui, quando Draghi doveva fare il governo, a sondare per conto dell’ex presidente della Bce i futuri ministri. Una leggenda di cui non esistono prove.

È certamente vero, invece, che i due si sono conosciuti nei corridoi di Banca d’Italia tanti anni fa, e che nonostante le differenze caratteriali e politiche (uno liberal, l’altro conservatore) si apprezzino reciprocamente. In Bankitalia spiegano che Panetta, a differenza di Visco, ha furbamente sempre riconosciuto la leadership di Draghi.

Una posizione ossequiente grazie al quale l’ex presidente della Bce ha chiuso un occhio rispetto al fatto che cari amici di Panetta come Renzi e Casini siano stati i primi sabotatori della sua corsa al Quirinale.

«Più che un Draghi di destra, Panetta è il Ciampi che i conservatori italiani non hanno mai avuto», aggiunge un burocrate del Quirinale che simpatizza per il tecnico sessantatreenne.

«Draghi ha fatto anche il banchiere d’affari lavorando anche per multinazionali straniere per poi tornare a Bankitalia come governatore. Panetta come Ciampi è un prodotto più “nazionale”, un civil servant che ha lavorato solo nelle istituzioni italiane».

Vedremo se i dioscuri dell’operazione Panetta, che sono molti, avranno ragione. E che se davvero, in caso di una futura deflagrazione della maggioranza che oggi sembra fantascienza, il loro beniamino avrà le carte per giocarsi anche una partita in politica.

Non solo come premier, ma addirittura come possibile inquilino del Quirinale, visto che la destra oggi maggioranza nel paese crede che sia arrivato il momento – alla fine del mandato di Mattarella – di avere diritto ad eleggere un suo rappresentante al Colle.

«Si vedrà. Le dico solo che Giorgia non ha alcuna voglia di abdicare. Ma sta dimostrando che la destra una classe dirigente di livello ce l’ha. Se in futuro Panetta servirà in altre posizioni, vedremo. L’importante è che sia uno di noi», chiosa un importante dirigente di Fdi.

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