Già sotto il fuoco di attacchi da parte delle opposizioni dopo il naufragio di migranti nel crotonese, l’attacco al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, è arrivato dal fronte più inaspettato. Sotto forma di domanda formale, durante l’audizione in commissione Affari costituzionali del Senato e da parte del presidente della commissione in quota Fratelli d’Italia. 

Alberto Balboni, infatti, gli ha chiesto di chiarire «se ci sono state lacune nella catena di comando per un soccorso tempestivo. Noi lo dobbiamo sapere. Questa non è una richiesta che Fratelli d'Italia lascia all'opposizione. Se ci sono davvero delle responsabilità, noi siamo i primi a chiedere che sia fatta luce, perché non si può lasciare una nave piena di bambini in balìa delle onde». 

Ha concluso definendo l’accaduto «una immane tragedia» che colpisce e interpella tutti, «non c’è destra o sinistra, non c’è divisione politica». Parole di cordoglio che sono inevitabilmente suonate come una presa di distanza anche dai toni delle dichiarazioni di Piantedosi dei giorni scorsi e nell’intervista sul Corriere della Sera. Il ministro, infatti, aveva detto che «la disperazione non può mai giustificare condizioni di viaggio che mettono in pericolo la vita dei propri figli».

Le parole di Balboni, scelte con cura, mettono a fuoco il bersaglio di Fratelli d’Italia. Il riferimento alla «catena di comando» nella gestione dei soccorsi è un’implicita richiesta di chiarimenti sull’operato della guardia costiera, nella notte del naufragio in cui hanno perso la vita almeno 64 persone. E la guardia costiera fa diretto riferimento non al ministero dell’Interno, ma a quello delle Infrastrutture e dei trasporti, guidato da Matteo Salvini. Il leader della Lega è anche lo sponsor politico di Piantedosi – il quale fu il suo capo di gabinetto durante il governo Conte I – e l’unico nome a cui è stato disposto a cedere il Viminale proprio per presidiare la questione migratoria. Al quesito di Balboni Piantedosi dovrà rispondere in aula appena verrà fissata la data per l’audizione chiesta dalle opposizioni, con il rischio di dover tirare in ballo proprio il suo riferimento politico.

Fratelli d’Italia, in questo modo, ha preso le distanze da quella che viene considerata una gestione della questione migratoria tutta targata Lega, oltre che dagli inciampi comunicativi del Viminale. Del resto, la dinamica del naufragio continua ad essere ancora non chiara, soprattutto sulle ragioni per cui le imbarcazioni di salvataggio non sono intervenute. Non a caso, il vicepremier Salvini ha espresso «solidarietà a donne e uomini della Guardia costiera» contro «chi osa metterne in dubbio l'impegno, lo sforzo e la straordinaria professionalità».

Eppure nel 2015 era stata Giorgia Meloni, all’epoca all’opposizione, a scrivere che «il governo Renzi dovrebbe essere indagato per il reato di strage colposa» dopo il naufragio di migranti nel canale di Sicilia con oltre 700 morti.

La linea del governo

Formalmente tutto il governo ostenta compattezza e Balboni ha chiarito che il suo intervento è volto a «evitare strumentalizzazioni». Tuttavia, parallelamente alla mossa in commissione, da Bruxelles è intervenuto sul tema migratorio anche il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, e vicinissimo alla premier Giorgia Meloni.

Lollobrigida ha indicato la linea del governo, dicendo che «quest'anno lavoreremo per fa entrare legalmente quasi 500mila immigrati legali. Questo può essere organizzato anche attraverso accordi multilaterali e bilaterali per sostenere l'immigrazione legale». Pur specificando che «bisogna agire in sede europea» per evitare tragedie come quella di Crotone, ha aggiunto che «dobbiamo dare ai cittadini di tutto il mondo il diritto di non partire. Poi la scelta di emigrare è una scelta libera che deve essere garantita a chi lo vuole fare».

Anche Piantedosi, in audizione in commissione, ha detto che «Proprio per rispondere alla disperazione di intere popolazioni che devono partire abbiamo incrementato i corridoi umanitari e predisposto un decreto flussi per 83mila ingressi regolari». Poi, incalzato dall’opposizione, si è parzialmente corretto rispetto alle posizioni dei giorni precedenti. Ha spiegato che indendeva dire «fermatevi, veniamo noi a prendervi», ai migranti che stanno per intraprendere viaggi pericolosi. Nessuna relazione, secondo il ministro, tra il decreto che limita le attività delle Ong e il naufragio: «Mai nessuna Ong ha inteso sin qui presidiare la rotta su cui poi è avvenuta la tragedia» e in ogni caso «il decreto non si è mai proposto di limitare le attività di soccorso, ha solo dato regole in linea con la normativa internazionale».

Ora è atteso in audizione in Aula, dove tutte le opposizioni hanno chiesto di ascoltare anche Salvini.

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