Quel volo negli Usa per la campagna elettorale di Barack Obama. Lei al primo giro del 2008, quello di Yes, we can. Lui nel 2012, quando Obama esce riconfermato nel segno della continuità (Forward!). Forse è la sola cosa in comune tra Elly Schlein e Giacomo Possamai sindaco di Vicenza, unica città a non essere finita alla destra al secondo turno delle amministrative.

Per il resto tra la segretaria del Pd e il compagno di partito la distanza è siderale, tanto che lui non l’ha voluta nemmeno al suo fianco per l’endorsement decisivo.

Ufficialmente «per non trasformare l’elezione in un derby romano». Ma chi conosce i delicati equilibri della città e sa muoversi tra i suoi pilastri – la Curia, gli industriali, un giornale, la banca – intuisce che non è la sola ragione. Per afferrare il segreto della vittoria di Possamai (unico candidato del Pd ad aver trionfato ai ballottaggi) bisogna cercare in Veneto e non a Roma.

500 voti

La sua elezione con il 50,5 per cento, e solo 500 voti in più del sindaco uscente di centrodestra, Francesco Rucco, è un segnale degli equilibri della regione governata da Luca Zaia, con il suo Pd dialogante e ben introdotto negli ambienti industriali e finanziari, in grado di alternarsi allo stesso Zaia e alla Lega al governo delle realtà locali.

Tanto da riuscire a Vicenza in un’impresa importante ma non così «incredibile», come ha sostenuto nel suo primo discorso il sindaco, nonostante i sondaggi che lo davano «14 punti sotto».

Attira i conservatori

Il senatore Andrea Crisanti, elemento di spicco del Pd di Schlein, ha partecipato alla campagna elettorale di Possamai ed è rimasto «impressionato dall’approccio granulare sul territorio, gli incontri nei quartieri, nei mercati, il reclutamento di tantissime persone che hanno testimoniato a suo favore, in pieno stile americano, quello dell’endorsement: non parlo io ma parlano gli altri di me».

Ecco, torna Obama, ma in salsa vicentina. Un approccio che funziona, prosegue Crisanti, ma «ci vogliono le risorse, per cui Possamai è stato bravo a rimediarle» e a creare qualcosa che è piaciuto anche all’«elettorato conservatore del Veneto, poco incline al cambiamento e generalmente ostile al centrosinistra, contando che di fronte aveva un sindaco, Rucco, che non aveva fatto disastri».

Ma chi è Giacomo Possamai? Un politico che conosce bene Palazzo Trissino, dove è già stato capogruppo del Pd in consiglio comunale tra il 2013 e il 2018 con Achille Variati sindaco.

Sempre con un occhio alla politica nazionale, per cui era al tempo stesso vicesegretario dei Giovani Democratici. Con il terzo mandato di Zaia – la vittoria bulgara con il 76,8 per cento del 2020 – Possamai è stato eletto in consiglio regionale, dove da capogruppo del Pd prova a organizzare un’opposizione con ben pochi spazi di manovra. Nel frattempo in Veneto, tra Padova e Treviso, succede qualcosa di importante.

Veneto che conta

Il padre di Giacomo, Paolo Possamai, giornalista veneto, nel gennaio del 2021 lascia la direzione del Mattino di Padova e dei quotidiani del Nordest del Gruppo Gedi, per cui curava anche un inserto di economia. Poco più di un anno dopo Paolo diventa consulente strategico di Enrico Marchi, finanziere trevigiano a capo della Finint e del gruppo Save, che gestisce l’aeroporto Marco Polo di Venezia oltre a quelli di Verona, Bruxelles, Brescia e Treviso.

Nel marzo scorso la notizia sulle trattative per la cessione dei quotidiani del Nordest che appartengono al gruppo – Il Mattino di Padova, La Nuova Venezia, La Tribuna di Treviso e il Corriere delle Alpi –e in prima posizione per l’acquisto c’è proprio la Finint di Enrico Marchi, che ad aprile ha creato pure una società veicolo per gestire il passaggio, la Nord Est Multimedia.

Nel consiglio di amministrazione siede anche Paolo Possamai - a cui i più maliziosi attribuiscono il merito dell’operazione - accanto all’uomo di fiducia di Alessandro Banzato, capo delle Acciaierie Venete ed ex presidente di Federacciai, e la presidente degli industriali di Vicenza, Laura Dalla Vecchia.

Padre e figlio, dunque, piacciono al Veneto che conta, ma sanno declinare tutto in chiave centrosinistra con una gestione brillante e raffinata di equilibri delicati. La comunicazione ha avuto un ruolo non indifferente nella vittoria di Giacomo.

Che ha potuto contare sull’appoggio di Giovanni Diamanti, figlio del politologo Ilvo, esperto di campagne elettorali che ha già curato quelle, difficili ma sempre vittoriose, di Damiano Tommasi a Verona oltre che di altri big del centrosinistra come Beppe Sala, Dario Nardella e Roberto Gualtieri.

Diamanti è uno dei migliori amici di Giacomo Possamai, con il quale ha impostato una campagna elettorale tutta concentrata sui temi locali. Ora però saranno anche il più importante banco di prova per il giovane amministratore: in particolare il passaggio del Tav a Vicenza, con centinaia di famiglie alle prese con gli espropri.

Il sindaco si è impegnato personalmente di fronte agli elettori, firmando un documento per la creazione di una struttura centrale che ascolti le richieste e ripensi la mobilità. Così come l’ambiente, altro tema assai sensibile nel Vicentino.

Con la società che gestisce il ciclo idrico alle prese da anni con uno dei più gravi inquinamenti industriali provocati dai composti chimici Pfas: la città di Vicenza è toccata solo di striscio dalle conseguenze più gravi della contaminazione, la cui zona rossa è nella vicina Valle del Chiampo. Ma i composti sono stati – alcuni lo sono ancora – impiegati per anni dalle industrie della concia, ganglio vitale dell’economia berica.

Alcuni mesi fa la Curia locale, in un convegno organizzato dalla Cei, si è schierata al fianco delle famiglie che chiedono la tutela della salute, invitando le «mamme No Pfas» a «bacchettare» i parroci delle zone più colpite che non si erano presentati all’evento. Su certi temi, anche il più esperto comunicatore non può proteggere da scelte difficili.

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