Alle sei e mezza lo scrutinio di Foggia, l’unico capoluogo di provincia al voto domenica e lunedì, resta inchiodato a quattro sezioni su 147. «Siamo al sud», le spiegazioni sconsolate che arrivano dai comitati elettorali. A quell’ora a Roma Giuseppe Conte ha il dubbio se partire o no per andare a festeggiare. La cautela è d’obbligo: a quell’ora la percentuale di Maria Aida Episcopo, candidata di un centrosinistra largo come mai nel paese – oltre a M5s e Pd la sostengono anche Italia viva e Azione – balla intorno al 59 per cento. Ma il risultato «non è solido».

Alle 23, le sezioni sono 66 e il vantaggio scende al 52,8 per cento. Ma Episcopo è certa della vittoria. Arriva il presidente della Regione Michele Emiliano per celebrare il risultato. Elly Schlein scrive: «È la dimostrazione che uniti si vince, l'alternativa alla destra c'è».

La dirigente scolastica è una candidata indipendente, indicata dal M5s e molto vicina all’ex premier. E il suo risultato è certamente, spiega Gianluca Ruotolo (Pd), «una riscossa civica» tutta giocata sul tema della legalità. Il comune è stato sciolto per mafia ed era commissariato dal 2021. il sindaco leghista Franco Landella all’epoca è stato arrestato con l’accusa di corruzione.

La scommessa di Conte

Ma se le cose vanno così, c’è un segnale “nazionale”. Quella che ieri sera si intravedeva a Foggia era una vittoria dell’ex premier, politica e personale. Politica, perché la città è casa sua, e lì, più di ovunque, i Cinque stelle sono il “partito di Conte”, il quale ha girato in lungo e in largo. È stato a Foggia il 6 e 7 ottobre, rinunciando a farsi vedere al corteo Cgil di Roma, e poi il 19 e il 20, alla chiusura della campagna elettorale. Di Foggia sono l’eurodeputato Mario Furore, i deputati Marco Pellegrini e Giorgio Lovecchio, e l’assessora regionale al Welfare, Rosa Barone.

Ma è anche un’affermazione personale dell’ex premier. Perché è lui che tiene le redini delle alleanze delle amministrative, è lui che sta decidendo dove fare la coalizione, per vincere, o dove è preferibile perdere in solitaria ma capitalizzando al massimo la corsa senza alleati.

Conte esulta per il gol: nella città che sarà governata dai Cinque stelle, ma anche a Roma, al tavolo della coalizione. «Foggia si è data “una mossa”! – scrive – La vittoria di Maria Aida Episcopo mi riempie di orgoglio. Il nostro trionfo di oggi è un sonoro schiaffo dei cittadini alle infiltrazioni mafiose che hanno portato allo scioglimento del Comune, prima amministrato dal centrodestra».

 

Anche se l’altro dato con cui fare i conti è l’astensione. L’affluenza si è fermata al 60,37 per cento, sette punti meno dello scorso giro, nel 2019. La verità è che con la destra così acciaccata – la Lega non ha avuto il coraggio di presentare il simbolo nascondendosi dietro una civica –, secondo Ruotolo, «è stato forse il primo voto totalmente libero di questa città».

Tajani si consola con Monza

L’affluenza rovina anche la vittoria scontata di Adriano Galliani alle suppletive di Monza, dove in palio c’era il seggio del Senato rimasto vuoto dopo la morte di Silvio Berlusconi. È andato a votare il 19,23 per cento degli aventi diritto. Un anno fa alle politiche aveva votato oltre il 71. Ma il dato è imparagonabile, e alla fine è andata come alle precedenti suppletive: a Roma, nel gennaio del 2022, Cecilia D’Elia (Pd) era stata eletta alla Camera dall’11 per cento degli aventi diritto.

In serata Galliani viaggiava oltre il 50 per cento, ma a sorprendere è l’oltre 35 per cento dello sfidante Marco Cappato, radicale, tesoriere dell’associazione Luca Coscioni. Considerata la sfida proibitiva, la presenza dei candidati minori (fra loro, il sindaco di Taormina Cateno De Luca che ha raccolto circa il 2 per cento), considerata la freddezza dei partiti di centrosinistra che pure lo sostenevano, il consenso arrivato è comunque un risultato.

La corsa del favorito era tutta basata sui desiderata degli eredi Berlusconi e sul Monza calcio in serie A, di cui Galliani è amministratore delegato ed ha già ereditato la presidenza che fu di Berlusconi (ma la squadra domenica è stata sconfitta dalla Roma).

In suo soccorso è arrivato mezzo governo, da Matteo Salvini a Daniela Santanchè. Ovviamente il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Che è vero che è segretario di Forza Italia, ma è altrettanto vero che si è fatto una passeggiata al mercato con il candidato nel pieno della guerra in corso fra Hamas e Israele. Forza Italia esulta e si consola dai disastri del weekend: l’affaire Giambruno e la paura per la vendetta di Giorgia Meloni per il fuorionda di Striscia la notizia, scelta attribuita direttamente alla famiglia Berlusconi.

Elegante il riconoscimento del vincitore da parte di Cappato: «Sapevamo sarebbe stata una sfida molto difficile, della quale mi sono assunto pienamente la responsabilità, quindi anche della sconfitta». In piena tradizione radicale, non si ferma e annuncia un incontro a dicembre, sempre in città «per dare un seguito a tutto questo, come persone individuali o organizzate nelle forze politiche che hanno sostenuto la mia candidatura. Le mie e nostre battaglie continuano, con l’associazione Luca Coscioni e con le disobbedienze civili».

Anche l’analisi del voto è in pieno stile radicale: «Considero l’astensionismo il prodotto di scelte deliberate di negazione dei diritti fondamentali alla partecipazione democratica, a partire dalla negazione dei referendum e della piattaforma per la raccolta firme, fino a una legge elettorale fondata sui nominati dai capi partito, passando dalla disinformazione sistematica inflitta agli elettori». Cappato ha fatto un miracolo a mettere insieme gli elettori al di là dei partiti: il sindaco del Pd di Monza Paolo Pilotto alla vigilia delle elezioni ha annunciato scheda bianca contro una scelta, quella del candidato, imposta dal Nazareno.

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