In un’intervista rilascia a La Stampa Roberto Formigoni, ex presidente della regione Lombardia, ritorna sulla polemica di questi giorni esplosa dopo il ricorso vinto in Commissione parlamentare per riottenere il vitalizio che gli era stato tolto in seguito a una condanna per corruzione.

Dopo il ricorso vinto, immediate sono state le polemiche dei parlamentari del Movimento, ma Formigoni risponde: «Non ho nulla da rispondere ai 5 Stelle e ai loro lacchè. Ho visto un diritto calpestato, ho fatto ricorso e mi è stata data ragione all’unanimità».

Precisa che la cifra del suo vitalizio mensile non è di settemila euro, come scritto dal Fatto Quotidiano: «Non risponde a verità. Nella sentenza che mi dà ragione non c’è scritta la cifra che deve essere elargita a Roberto Formigoni. L’altra sera abbiamo fatto il calcolo con un gruppo di amici senatori. Dovrebbero essere 2.460 euro».

Si tratta, quindi, di «una pensione, non un vitalizio» dice l’ex governatore che aggiunge: «Sono soldi miei accantonati con i contributi per due nomine al parlamento Europeo, tre volte alla Camera e altrettanto al senato. Lo stato non spende un euro. A quella cifra si arriva dopo i tagli degli ultimi anni».

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A La Stampa Formigoni racconta anche le difficoltà economiche che ha subìto in questi anni in seguito alla sentenza di condanna: «Ho lavorato tutta la vita e messo via dei soldi. Poi ho commesso delle colpe, o le avrei commesse. Mi hanno sequestrato tutto. Anche i cinque appartamentini che avevo con i miei fratelli che sono dovuti andare dall’avvocato per riavere la loro parte. Oggi vivo in una casa prestata da un amico».

Formigoni rivendica la sua attività politica da governatore e rigetta le accuse che lo dipingono come il “distruttore” della sanità della regione: «Nelle classifiche nazionali e internazionali la sanità lombarda era buona, molto buona. Il livello territoriale è stato distrutto dal mio successore Roberto Maroni. Ma c’è chi ha ancora il rospo in gola per quello di buono che ho fatto».

Attualmente è ancora ai domiciliari, una pena che dovrà finire in un paio d’anni. Dice di lavorare e di aver scritto un libro di 530 pagine sulla sua storia. Sul futuro invece ha dei progetti: «Non penso a un impegno attivo in politica. Farò il coach. Ancora oggi incontro tanti che mi chiedono consigli».

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