Dopo Gelmini e Brunetta, un altro storico membro di Forza Italia va verso l’addio al partito. Dopo quasi 20 anni di fedeltà a Silvio Berlusconi, in un’intervista a Repubblica Mara Carfagna annuncia che nei prossimi giorni prenderà una decisione. «Tirerò le somme a breve. La riflessione che sto facendo parte da due dati di fatto: gli applausi di Putin alla crisi e le centinaia di messaggi di sindaci e imprenditori che da giorni mi dicono "ma siete impazziti?"», dice la ministra per il Sud e la Coesione territoriale.

«Per quattro anni, mi sono battuta all’interno del partito per difendere la sua collocazione europeista, occidentale e liberale, dall’abbraccio del sovranismo», spiega Carfagna. «Ora mi chiedo: ha un senso proseguire una battaglia interna? O bisogna prendere atto di una scelta di irresponsabilità e instabilità, fatta isolando chi era contrario, e decidere cosa fare di conseguenza?»

La crisi di governo aperta dal Movimento Cinque stelle e conclusa con la decisione di Forza Italia di non votare la fiducia al governo di Mario Draghi ha di fatto spaccato il partito di Silvio Berlusconi. A oggi, i suoi ministri presenti all’interno del governo dell’ex capo della Bce hanno deciso di voltare pagina. Prima fra tutte Mariastella Gelmini, seguita da Renato Brunetta. Per Carfagna Forza Italia ha ceduto alla Lega e a Fratelli d’Italia in un momento in cui bisognava chiedere un «esame di maturità» all’interno del centrodestra per dimostrare «che siamo un fronte responsabile, serio, capace di rispettare i patti fino in fondo». Ma «si è fatto il contrario», ha detto la ministra.

L’attacco al fronte interno

È stato varcato il Rubicone. Con queste parole Carfagna ha attaccato il fronte sovranista del partito che ha deciso di voltare le spalle al governo Draghi. «La mancata fiducia a Draghi indica la rinuncia a ogni autonomia della componente liberale dalla destra sovranista», dice la ministra. «È stata fatta una scelta di totale discontinuità con la nostra storia e con le nostre relazioni europee e occidentali». Ora a guidare la coalizione verso le elezioni ci sarà Giorgia Meloni. «Meloni ha tutto il diritto di proporre la sua premiership: se l'è guadagnata, guida un partito che ha ampiamente sorpassato la Lega e ha il triplo di voti di FI. A Draghi si è sempre opposta, per molti versi è la più coerente. Ma la sua idea dell’Italia non è la mia», spiega Carfagna.

Sul futuro

In molti ora si aspettano che Maria Carfagna possa raggiungere le file di Calenda. Nella giornata di ieri Mariastella Gelmini ha lanciato il sasso e ha chiesto al leader di Azione di accoglierlo all’interno del partito.

Ma Carfagna ancora non si espone: «È necessario affrontare le grandi questioni dello sviluppo, delle tasse, del lavoro, per risolverle e non per fare propaganda. E penso anche all'azione per il Sud: per la prima volta dopo vent'anni il governo Draghi non lo ha trattato come zavorra ma come area su cui investire per creare più lavoro e più servizi. Il mio "fronte" è questo, questa sarà la mia battaglia del futuro...».

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