Nessuno della lista di nomi inseriti nel bollettino diffuso dal Corriere della Sera domenica scorsa è sotto investigazione. Lo ha detto Franco Gabrielli in conferenza stampa. Il sottosegretario con la delega alla sicurezza ha spiegato che non c’è «nessun dossieraggio né volontà di schedatura. L'attività è di ricognizione su fonti aperte. Non ha nulla a che vedere con schedatura o dossieraggio». 

Facendo riferimento in particolare all'ex presidente della commissione Esteri del Senato, Vito Petrocelli, Gabrielli ha detto che «il suo nominativo non compare in nessun tipo di investigazione, così come non esistono i nominativi che sono stati fatti dal giornale e presenti anche nel bollettino: un conto è riportare dichiarazioni, un conto svolgere approfondimenti e investigazioni».

Gabrielli ha anche spiegato che «è una cosa gravissima che il report sia arrivato ai giornalisti, non tanto per le informazioni contenute, ma che un documento che doveva rimanere nella disponibliità degli operatori» sia giunto alla stampa. «È na cosa gravissima e ha creato grande discredito». Il sottosegretario ha anche anticipato che «nulla rimarrà impunito». Il bollettino, in ogni caso, non rendeva un alto livello di osservazioni, ha aggiunto. «Il report di cui si sta parlando è lo stesso mandato al Copasir: editato il 3 giugno, la commissione l'ha ricevuto il 6».

Il documento

Nel bollettino si analizzano principalmente le tendenze social della propaganda russa, con una menzione particolare del fenomeno diffuso su Telegram «attraverso il quale la disinformazione – in ambito nazionale – viene veicolata da gruppi e canali con un’adesione media rilevata tra le 50mila utenze sino a un minimo di 10mila». Secondo i servizi, «tali gruppi si caratterizzano per i profili di contiguità con i movimenti antisistema no-vax/no-greenpass». 

Viene citato come momento particolarmente siginificativo quello dell’intervista al ministro degli Esteri russo Lavrov ospitata da Zona Bianca su Rete4. Il Dis segnala anche lo sviluppo di narrative inedite, come le critiche all’operato del presidente del Consiglio Mario Draghi, la convinzione di un’imminente entrata in guerra dell’Alleanza atlantica, la preparazione di offensive ucraine con sostanze chimiche. A ricorrere è anche la delegittimazione dei media occidentali e delle organizzazioni internazionali e la pianificazione a tavolino del conflitto da parte egli Stati Uniti. 

I nomi italiani che sono citati nel report sono diversi. C’è quello di Alberto Fazolo, che, ospite di DiMartedì, ha creato un «nesso di consequenzialità tra l’elevato numero di decessi dei giornalisti e la presenza su quel territorio (l’Ucraina, ndr) di formazioni para-militari di matrice neonazista (come il battaglione Azov)». Presente anche quello di Francesca Totolo, del Primato nazionale che ha ripreso una campagna mediatica contro il presidente ucraino Volodymyr Zelensky che faceva riferimento alla vastità del suo patrimonio. 

Vengono citate anche altre realtà attive sui social e sui servizi di messaggistica, come BaoSptnk, account di backup della testata Sputnik Italia, i canali Giubbe rosse e Russia amica, oltre al gruppo Comitato per il Donbass antinazista. Parte della disinformazione anche una serie di documentari a supporto della propaganda. 

Tra le attività segnalate soprattutto su Twitter, viene sottolineata l’intervista in cui l’ambasciatore russo in Italia Sergej Razov richiama «l’impegno e la proattività di Mosca nell’identificare e “sostituire” le aziende italiane in Russia con aziende di altra nazionalità». Il report rivela anche la diffusione di narrative «che tendono a porre in antitesi le figure del ministro degli Esteri Di Maio e di Lavrov», ma anche la ripresa di un’intervista della nipote di Enrico Mattei strumentalizzata per descrivere il presidente del Consiglio come «”troppo amico degli americani”». 

La nota

In mattinata il sottosegretario aveva diffuso una nota a questo proposito. «Il perdurare di una campagna diffamatoria circa una presunta attività di dossieraggio da parte della comunità di intelligence (in realtà inesistente), mi ha convinto a chiedere al Dis di declassificare il tanto evocato ed equivocato Bollettino sulla disinformazione che avrebbe ispirato il noto articolo apparso sul Corriere della Sera».

Lo ha comunicato in una nota Franco Gabrielli, sottosegretario alla presidenza con delega alla sicurezza. Il dossier era stato pubblicato nei giorni scorsi dal quotidiano milanese dando adito a supposizioni a proposito dell’attività di Copasir e servizi segreti sugli ospiti televisivi considerati “filorussi».

Il sottosegretario contestualmente ha annunciato una conferenza stampa per questo pomeriggio, alle 15.  «Il Bollettino, come già anticipato, compendia l'attività di uno specifico tavolo creato nel 2019, coordinato dal Dis e al quale partecipano, oltre ad Aise e Aisi, l'Ufficio del Consigliere militare del Presidente del Consiglio, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, i ministeri dell'Interno e della Difesa» ha fatto sapere Gabrielli. 

«Tale Bollettino riguarda un'analisi del fenomeno basata unicamente su fonti aperte e non contiene, considerata la fisiologica diffusione, alcun elemento proveniente da attività di intelligence». La sua collazione sarebbe «in linea con le sollecitazioni dell'Unione Europea».

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