La coalizione Pd, M5s, Iv, Articolo 1 e Verdi ha tremato, ma alla fine Gaetano Manfredi ha dovuto cedere: ha accettato di essere il candidato dell’insolita alleanza per le elezioni comunali di Napoli.

Quasi dieci giorni fa, dopo che il suo nome era diventato il più quotato mentre via via scomparivano le ipotesi del presidente della Camera, Roberto Fico, e del sottosegretario Enzo Amendola – caselle troppo importanti per essere abbandonate – l’ex ministro rimasto fuori dal governo Draghi aveva scritto una lettera per farsi da parte di fronte alle elezioni nel capoluogo campano: «Siamo in dissesto. Un dissesto che dovrà essere dichiarato o dal sindaco entro qualche giorno o dal nuovo sindaco a fine anno. In queste condizioni della città, il sindaco diventa un commissario liquidatore» e aggiungeva: «Al momento la mia disponibilità, in queste condizioni, sarebbe inutile perché non potrei fare quello che credo si debba fare: rispondere concretamente alle aspettative dei napoletani».

Un  patto come riportato da Domani era stato firmato tra le forze politiche che avevano rotto malamente durante il governo Conte, e un altro, il patto detto “di Posillipo” tra M5s e Pd, ha rinnovato l’intento di muoversi verso un nome comune. L’unico che sarebbe potuto andare bene a tutti era lui. Il rischio di un passo indietro era troppo grande. Prima sono arrivati i messaggi di comprensione da Giuseppe Conte e Roberto Fico, quindi quelli dei Dem infine anche Italia viva. Alla vigilia della notizia il tweet di Vincenzo Amendola: «In bocca al lupo, Gaetano Manfredi. Napoli merita passione e coraggio».

Manfredi «è disposto ad accettare» aveva detto poco prima Graziella Pagano, coordinatrice di Italia viva Napoli e membro della direzione nazionale. In mattinata anche l’endorsement di Sandro Ruotolo, del Gruppo misto: «Le forze democratiche, progressiste ed ecologiste con il movimento 5 stelle si ritroverebbero insieme con associazioni e personalità della società civile per restituire a Napoli il ruolo di capitale del mezzogiorno d’Italia».

Mentre si avvicina la candidatura in area di centrodestra del magistrato (in aspettativa) Catello Maresca, mercoledì notte, riportano le agenzie, i partiti di governo hanno lavorato e si sono impegnati a inserire una norma salva-Napoli, che copra, seppur solo in parte, i 5 miliardi di euro di debiti del Comune. Il via libera di Manfredi è arrivato solo a metà pomeriggio. Conte ha annunciato un nuovo “Patto per Napoli” siglato insieme al segretario del Pd Enrico Letta e al ministro della Salute e segretario di Articolo 1, Roberto Speranza: tenteranno di inserire nuovi fondi nel Decreto Sostegni bis.

L’ingegnere

Manfredi, 56 anni, ingegnere, dal 2014 è rettore dell'Università degli Studi Federico II di Napoli e dal 2015 presidente della Crui, la Conferenza dei rettori delle università italiane. Laureato in ingegneria nel 1988 presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II, nel 1998 fu nominato professore di tecnica delle costruzioni. La sua attività di ricerca è volta principalmente all'ingegneria sismica. «Questa città – scriveva ancora nella recente lettera - è la mia più grande fortuna, le sono grato. Perciò, ogni volta che ho assunto un ruolo di responsabilità, ho sempre cercato di ricambiare, dedicando a lei testa, cuore e azioni, indirizzate anzitutto ai giovani, ai nostri ragazzi».

Sposato con Cettina Del Piano, medico, ha una figlia, Sveva. Lui non si è mai tesserato, ma è fratello del politico Massimiliano Manfredi del Pd, in passato deputato e oggi consigliere regionale con il presidente Vincenzo De Luca. Manfredi il candidato sindaco non è in ogni caso una new entry della politica: tra il 2006 e il 2008 è stato nominato consigliere del ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione Luigi Nicolais, durante il governo Prodi II. Il 28 dicembre del 2019 é stato designato ministro dell'Università e della ricerca del Governo Conte II, in sostituzione del dimissionario Lorenzo Fioramonti. Risultato tra i nomi non confermati dal nuovo presidente del consiglio Mario Draghi, è comunque rimasto di riserva senza mai scomparire del tutto, e ha raccolto attorno a sè il consenso della coalizione nata dall’accordo napoletano.

I concorsi passati

Il suo curriculm non riporta problemi giudiziari, ma il suo nome compare in alcune carte. Come rivelato da Domani, a Catania, la procura ha chiesto il processo per docenti, ex rettori, capi dipartimento coinvolti nell’inchiesta “Università bandita” sui concorsi truccati. Sotto indagine un pezzo della classe dirigente cittadina, professori che controllavano l’ateneo e pilotavano concorsi e nomine. Agli atti è stata depositata un’informativa di quasi duemila pagine, della locale questura dove alcuni degli imputati parlano anche di Gaetano Manfredi, non indagato. Nel 2017 è stato annullato nella sua Università, dunque a Napoli, un concorso con un risultato «per nulla gradito al rettore» per «asserito “eccesso di potere per incoerenza della procedura valutativa posta in essere dalla maggioranza della commissione e dei relativi esiti”». L’allora ministro aveva risposto tramite il portavoce: «Il concorso fu annullato per delle illegittimità nei verbali evidenziati dagli uffici. Ci fu anche un ricorso al tribunale amministrativo, che non ha avuto esito».

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