Gaia Tortora riassume così: «Una vera cialtronata». Martedì 10 ottobre alle 16, nell’Aula dei Gruppi parlamentari della Camera dei Deputati, è stato proiettato il docufilm “Enzo Tortora – Ho voglia di immaginarmi altrove”, regia di Tommaso Cennamo, coproduzione Rai documentari e Moviheart.

Il parterre è quello delle grandi occasioni. Indirizzo di saluto del presidente della Camera, Lorenzo Fontana (Lega). Tavola rotonda con Francesco Paolo Sisto, vice ministro della Giustizia (Forza Italia), Maurizio Gasparri (Forza Italia), vice presidente del Senato, Federico Mollicone, presidente della Commissione Cultura della Camera (Fratelli d’Italia), Francesco Rutelli, presidente Anica, Fabrizio Zappi, direttore Rai documentari.

Moderatrice Francesca Scopelliti, presidente della Fondazione per la giustizia Enzo Tortora e ultima compagna del celebre volto Rai. Nessuno ha invitato la figlia, che non sapeva nemmeno dell’esistenza del documentario: «Ne sono venuta a conoscenza per caso, tre giorni fa, da una pubblicità».

Enzo Tortora è stato l’esempio più celebre di malagiustizia in Italia. Arrestato 40 anni fa, il 17 giugno del 1983, con l’accusa di associazione camorristica e spaccio, venne assolto dopo quattro anni. Il suo caso è diventato un simbolo, anche perché Tortora morì nel 1988, a 59 anni, un anno dopo la definitiva assoluzione in Cassazione, combattendo di fatto fino all’ultimo per la sua innocenza.

Rai e politica

La figlia non ha mai messo limiti alle ricostruzioni giornalistiche, né impedito che il caso Tortora accendesse il dibattito ancora 40 anni dopo. Il problema non è quello, racconta.

«La Rai – spiega - fa un documentario che può essere di qualunque tipo, non mi interessa, e neanche si degna di dirmelo. E in più lo presenta e neanche viene invitata l'unica che è di fatto l’erede, perché la signora che modera la tavola rotonda ha fatto parte parte della famiglia per un periodo della sua vita che è passato».

Scopelliti replica: «Non avrei mai voluto entrare in questa sterile polemica con Gaia Tortora ma la verità, la dignità mi obbligano a farlo. Sono erede di Enzo Tortora: erede materiale insieme alle tre figlie, Monica, Silvia e Gaia, erede morale (insieme a Marco Pannella e altri autorevoli radicali) per la Fondazione sulla giustizia».

Il documentario, aggiunge «è bellissimo, un lavoro che avrebbe voluto anche la partecipazione di Gaia (non è credibile la sua esclusione da parte della Rai) se lei non avesse preferito “non sapere”».

Secondo Scopelliti, la giornalista non avrebbe voluto rispondere alle telefonate e ai ripetuti messaggi. La «battaglia di Enzo è politica, ma non di parte. Di tutta quella politica che vuole farsi carico delle necessarie e urgenti riforme per la giustizia proprio nel nome di Enzo Tortora». Il vicepresidente Gasparri, per l’occasione, racconta, ha organizzato «una sorpresa: ha messo il video della canzone “La calunnia è un venticello” di Edoardo Bennato, poi dicono che i politici sono noiosi», conclude. Della scelta degli ospiti comunque non si è occupata lei.

«Una strumentalizzazione»

Tortora non ha dubbi: «Una strumentalizzazione». Una strumentalizzazione politica: «Io l’avrei fatto allargando a una platea politica di tutti gli schieramenti perché la giustizia è un argomento che appartiene a tutti».

Non vuole però aggiungere altro e specificare ulteriormente: «Andatevi a cercare i personaggi coinvolti e il perché chiedetelo a loro. Non è maleducazione, siamo oltre, a partire dalla Rai. Mio padre non appartiene a uno schieramento politico, ma rappresenta un caso giudiziario, ritengo che sia da poveretti ridurlo a una parte politica».

Da Gasparri a Mollicone, Tortora vicedirettrice del Tg di La7 e capo del servizio politico li conosce tutti: «È abbastanza curioso e fuori forma, se dietro c’è una regia non lo so. Nessuno si è chiesto come mai non sia stata coinvolta la figlia. So che i fatti sono questi, è un cambiamento di stile. Chiedete a Giampaolo Rossi o al nuovo presidente Rai, o a Rai documentari. Io so solo che è una cialtronata, destra o sinistra non mi interessa». Lei non contatterà nessuno: «Ho fatto dei tweet, poi ognuno si guarda allo specchio».

In uno dei tweet Tortora menziona anche Rai documentari, braccio Rai diretto da Zappi, dato in quota lega: «Questo tipo di strumentalizzazione mi fa schifo».

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