L’accusa ormai è di «scafismo di stato». Mentre sabato si aprono i festeggiamenti di Fratelli d’Italia a un anno dalla vittoria delle elezioni, ieri per il governo di centrodestra è arrivato l’ennesimo fallimento sul tema immigrazione. Sulla Gazzetta ufficiale è stato pubblicato il decreto ministeriale che fissa una «garanzia» di 5.000 euro per i richiedenti asilo che vogliono evitare di rimanere nei centri per il rimpatrio.

In sintesi, nel periodo in cui viene esaminata la propria domanda di asilo, massimo 28 giorni, chi è senza documenti e proviene da un paese ritenuto sicuro, può decidere se rimanere del centro o uscire. In tal caso la somma stabilita, «è in grado di garantire allo straniero la disponibilità di un alloggio adeguato, sul territorio nazionale; della somma occorrente al rimpatrio; di mezzi di sussistenza minimi necessari, a persona».

La «garanzia finanziaria è prestata in unica soluzione mediante fideiussione bancaria o polizza fideiussoria assicurativa», se poi «lo straniero» decidesse di allontanarsi «indebitamente» il prefetto procederà «all’escussione della stessa». Soldi nelle casse dello stato.

Le opposizioni, da Sinistra Italiana al Pd, attaccano definendola un’«oscenità». Questa ultima «crudeltà» del governo «cozza contro il diritto internazionale», ha detto la segretaria dem Elly Schlein. Riccardo Magi, di +Europa, ha definito per primo la procedura «scafismo di stato».

Sullo sfondo resta la volontà del governo che, nei giorni scorsi ha annunciato che verranno creati nuovi Cpr, affidando al ministro della Difesa, Guido Crosetto, il compito di costruirli. L’obiettivo è di realizzarne uno in ognuna delle 12 regioni dove attualmente non ci sono centri (ma c’è chi parla di 15).

E, come era prevedibile, l’idea non piace a nessuno. Tra i critici, anche il presidente del Veneto Luca Zaia (Lega), che ieri si è espresso in maniera netta: «Il Cpr non risolve il problema degli arrivi», inoltre «avremo più o meno 140-150mila persone che dovranno essere rimpatriate, e si consideri che mediamente ogni anno l’Italia riesce a far rimpatriare dalle 3.500 alle 4.000 persone, quando va bene». Per Zaia: «Stiamo affrontando il mare pensando di svuotarlo con un secchio».

Come riportato da Domani, secondo un report dei servizi segreti sono previsti per 2 milioni di persone spostamenti interni e verso l’Europa.

Germania, Ue e Tunisia

Intanto la Germania ha rilanciato la propria linea dura contro Meloni. La ministra dell’Interno tedesca, Nancy Faeser, ha detto che «l’Italia non si attiene» al meccanismo «di riammissione» previsto dal trattato di Dublino. «E fino a quando l’Italia non lo farà, non accoglieremo più rifugiati». Nell’Unione Europea, ha spiegato, è stato concertato un meccanismo di solidarietà: Roma deve ora «venirci incontro» e adempiere ai suoi obblighi. Intanto sono stati sbloccati i fondi del Bundestag per il supporto dei migranti in Italia da parte della Comunità di Sant’Egidio e di una Ong che attua salvataggi in mare, che in serata si è scoperto essere la Sos Humanity.

Da palazzo Chigi sono arrivate le critiche per il progetto, confermato dal ministero degli Esteri della Germania e dalla Comunità. Fonti del governo hanno espresso «grande stupore». Il governo italiano, hanno spiegato, «prenderà immediatamente contatto con le autorità tedesche per un chiarimento». Stefano Candiani (Lega) ha detto che il finanziamento è stato fatto contro il governo: «È gravissimo che un paese come la Germania finanzi organizzazioni che operano in Italia per creare tensioni sui migranti e contrastare il governo italiano».

Al momento l’unico sostegno per Giorgia Meloni è quello della presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. L’Unione europea ha deciso di sbloccare i fondi alla Tunisia, il principale paese da cui partono le persone migranti, «a sostegno dell’attuazione del memorandum d’intesa». Un «sostegno al bilancio della Tunisia di 60 milioni di euro e un pacchetto di assistenza operativa in materia di migrazione del valore di circa 67 milioni di euro». Questo primo pacchetto, ha assicurato Ana Pisonero, portavoce della Commissione per i partenariati internazionali, «riguarda la repressione delle reti di contrabbando illegale», con l’intenzione di procedere poi con il piano in 10 punti presentato a Lampedusa.

E sul tema ha fatto sentire la propria voce anche papa Francesco, in viaggio apostolico a Marsiglia: «Questo splendido mare è diventato un enorme cimitero, dove molti fratelli e sorelle sono privati persino del diritto di avere una tomba, e a venire seppellita è solo la dignità umana».

Davanti a noi, ha proseguito, «si pone un bivio: da una parte la fraternità», dall’altra «l’indifferenza, che insanguina il Mediterraneo». Quindi ha lodato le ong e ha riassunto: «Chi non soccorre odia». Ad ascoltare il papa, in prima fila, c’era Luca Casarini della ong italiana Mediterranea.

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