Dopo il terremoto che ha colpito il governatore Ligure Giovanni Toti, ai domiciliari con l’accusa di corruzione, la linea del centrodestra è quella della prudenza: nessuna richiesta di dimissioni, per ora, ma si attendono gli sviluppi dell’inchiesta.

«Diamo tempo a Giovanni Toti di dimostrare che non ha nessun coinvolgimento», ha detto il responsabile dell’organizzazione di FdI, Giovanni Donzelli, che è voce fedele del pensiero della premier Giorgia Meloni, rimasta in silenzio. Una strada utile e subito sposata da buona parte del governo è stata tracciata dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che ha messo in evidenza la tempistica della misura cautelare, che è rimasta in sospeso per cinque mesi prima che il gip la accogliesse e che si riferisce a fatti d’indagine risalenti a quasi quattro anni fa.

A sposarla in toto è stato il vicepremier e leader di Forza Italia, Antonio Tajani, che non ha voluto utilizzare la locuzione “giustizia a orologeria” ma ha sottolineato che «forse si poteva intervenire due mesi fa» e che Toti «farà di tutto per dimostrare l'estraneità ai fatti di cui è accusato». Sulla stessa linea anche Matteo Salvini, che da subito con la Lega ha sostenuto che il governatore non dovesse dimettersi: «Non commento la tempistica. Sicuramente, se un'inchiesta è durata quattro anni avranno avuto i loro motivi per chiuderla adesso», ovvero a un mese dal voto alle elezioni europee.

Informalmente, però, il tempo per chiarire concesso da FdI non sarà infinito e ha una data: l’interrogatorio di garanzia per Toti è fissato per domani e in quella sede dovrebbe chiarire la sua posizione davanti al gip. Dal canto suo, il governatore ha fatto subito esplicitato che non intende dimettersi e le sue parole non hanno potuto che frenare quanti, anche nella sua area politica, avrebbero sperato nel passo indietro. Tuttavia le pressioni per il passo indietro si faranno più forti nel caso in cui, nei prossimi giorni, emergano fatti che avvalorano le accuse. Non a caso, sempre Donzelli ha infatti aggiunto un esempio non indifferente, per sostanziare la posizione di FdI. «Abbiamo avuto in passato la nostra sindaca di Terracina arrestata, che scelse di dimettersi immediatamente; siamo ritornati al voto e poi non è stata nemmeno rinviata a giudizio».

Per ora la decisione è quella di tenere in piedi la giunta regionale, ma le consultazioni sono in corso tra i tre capi politici locali – il viceministro Edoardo Rixi per la Lega che sarebbe anche un potenziale candidato governatore, Carlo Bagnasco per Forza Italia e Matteo Rosso per FdI – e i leader nazionali. Dalle frenetiche interlocuzioni di queste ore, dunque, è emerso l’orientamento di massima di rimanere compatti nel non avanzare nessuna richiesta di dimissioni esplicite e di instillare dubbi sulle tempistiche della misura cautelare, con l’accordo però che la pazienza non potrà essere infinita.

Del resto, un voto anticipato in Liguria aprirebbe scenari interessanti per il centrodestra, visto che Toti non è iscritto a nessuno dei partiti maggiori e si era imposto per il secondo mandato come candidato sostenuto dalla coalizione ma autonomo. Con la sospensione per effetto della legge Severino, ora la regione è guidata dal vicepresidente leghista Alessandro Piana, il quale ha usato parole molto prudenti: «In base alla legge ora il presidente vicario sono io», poi «ci saranno i ragionamenti delle segreterie politiche e della maggioranza dei partiti in Liguria», dunque le elezioni anticipate sono un’ipotesi che non può escludersi, come già aveva detto all’indomani della notizia il coordinatore regionale di FdI, Rosso.

Liguria contro Puglia

Nel frattempo, però, il garantismo del centrodestra in Liguria sul caso Toti - che tutti i principali esponenti del governo hanno giustamente definito «innocente fino a prova contraria» – cozza con il metro usato in Puglia nei confronti del governatore di centrosinistra, Michele Emiliano.

Ieri il centrodestra ha depositato una mozione di sfiducia contro il presidente pugliese, bocciata però dalla maggioranza in consiglio regionale.

Emiliano non è formalmente indagato nè risulta coinvolto nelle inchieste in corso, ma è finito al centro delle polemiche per un messaggio che avrebbe inviato al suo ormai ex assessore Alfonso Pisicchio, informandolo delle inchieste a suo carico e costringendolo alle dimissioni poco prima dell’arresto. Inoltre, l’ex magistrato ha raccontato durante un comizio di aver incontrato da sindaco la sorella di un boss.

«Politicamente Toti dice che dimostrerà la sua estraneità ad ogni accusa, Emiliano si è vantato da un palco di andare a parlare dalle famiglie dei boss mafiosi per consentire di fare politica», è stata la sintesi di Donzelli. «Non strumentalizziamo le vicende giudiziarie», ha aggiunto Tajani, «ma sono diverse. Emiliano ha detto due volte di essere andato dalla sorella del boss». Un po’ poco, per non intravedere due pesi e due misure. «Per il Governatore ligure c'è stato un arresto e ci sono dei capi d'imputazione gravissimi. Niente di ciò, invece, sussiste per Emiliano», ha detto il deputato dem pugliese Ubaldo Pagano.

Sia in Puglia che in Liguria, però, per ora la situazione politica rimane cristallizzata.

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