«È in corso una caccia alle streghe contro il M5s, ma siamo abituati: a un certo apparato di potere abbiamo pestato più volte i piedi, lo sappiamo». Senza mezzi termini il leader del Movimento Cinque stelle Giuseppe Conte attacca – tra le righe di un’intervista rilasciata al Corriere della Sera – gli altri partiti della maggioranza e il presidente del Consiglio Mario Draghi. «Draghi ci ha voltato le spalle con il silenzio complice del Pd», aggiunge Conte attaccando il partito di Enrico Letta dopo la rottura del campo largo con i grillini.

L’attacco al Pd

«Noi siamo un’altra cosa rispetto a questa affollata e confusa compagnia: il nostro sguardo non si è mai fermato ai salotti buoni delle Ztl, su questo siamo sempre stati chiari. Come pensano di conciliare il liberismo sfrenato di Calenda con le politiche sul lavoro di Orlando?», chiede il presidente del Movimento.

«Il Pd pensa di contrastare la destra e vincere nei collegi uninominali imbarcando nel campo largo tutto e il contrario di tutto. Noi puntiamo a vincere con la forza e la serietà delle nostre proposte», dice Conte.

Tuttavia nelle amministrazioni guidate dal campo largo il lavoro continua, «ma se il Pd nell’azione amministrativa dovesse fare strane inversioni sui valori condivisi ne trarremo le dovute conseguenze».

Il terzo polo

Giuseppe Conte propone il “campo giusto”, ovvero di dare vita a quello che definisce un terzo polo aperto alla società civile «e a tutti coloro che difendono i valori della Costituzione e a tutti coloro che credono nella vera transizione ecologica e che vogliono contrastare le politiche della destra». In campagna elettorale il Movimento porterà avanti un’agenda progressista «che punta alla piena inclusione sociale e alla vera transizione ecologica» dice il leader pentastellato.

Il limite dei due mandati

Conte ha detto che in settimana sarà sciolto il nodo sul limite dei due mandati: «Non è un diktat, ma lo spirito della regola sarà in ogni caso salvaguardato». Non è ancora chiaro cosa sarà deciso ma assicura: «In ogni caso non manderemo in soffitta chi per dieci anni ha preso insulti per difendere i nostri ideali e per contribuire in parlamento a realizzare le nostre battaglie».

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